Un’avventura anche al Barcellona e tanti avanti e indietro tra Inter e Milan. Francesco Coco è stato rossonero e nerazzurro tante volte (3 esperienze al Milan e 2 all’Inter) ma è stato soprattutto un talento (ha vestito anche la maglia della Nazionale) che poteva ottenere ancor più successo se si fosse dedicato solo al calcio. I suoi 7 in pagella si sono sempre alternati con flirt importanti (Manuela Arcuri per dirne una, De Grenet, Francesca Lodo per dirne altre due) e polemiche per il suo way of life. Feste, foto proibite, qualche piccolo scandalo assieme a vittorie e prestazioni super: 154 presenze in serie A, due scudetti vinti, 17 presenze in azzurro. Poco, visto quanto era forte ma a frenarlo furono anche gli infortuni, che lo hanno costretto a smettere a soli 30 anni. La trafila nelle giovanili del Milan, l’esordio a 18 anni da titolare, con Capello in panchina, accanto a Baresi e Costacurta. La consacrazione con Zaccheroni in panchina. Il 26 settembre del 2000 in un Camp Nou stracolmo, vive una notte magica di Champions: gol di testa e assist per Bierhoff.
GIOIE E GUAI – Il Milan diventa la prima squadra italiana a vincere là, Coco è l’uomo copertina e al sito di Di Marzio ha raccontato: “Mi riuscì tutto, ma forse quell’anno giocai anche partite migliori. Mi sentivo uno della famiglia. Ero l’ultimo prodotto delle giovanili dopo Albertini a giocare regolarmente in prima squadra. Credevo che sarei rimasto a vita, mi vedevo già capitano”. Non andò così, anche perché tra tante rose anche tante spine. Al processo Vallettopoli – quello con Corona imputato – Galliani ha detto di avere pagato un’agenzia fotografica per togliere sue foto compromettenti dal mercato. Cifra corrisposta, 36 milioni di lire. Soldi – testimonia l’ex ad rossonero al processo – successivamente prelevati dal contratto del giocatore senza preavviso. “Per me potevano anche uscire, non c’era nulla di compromettente. Accettai la decisione del Milan di non consentirne la diffusione, meno quella di pagare di tasca mia per qualche foto”. Va via, c’è l’Inter ma il Milan resta il sogno. Ancelotti lo cerca. Lui rivela: “Due ore al telefono per convincermi a tornare. Per lui sarei andato a piedi a Milanello ma dissi che volevo che Galliani mi chiedesse in ginocchio di tornare”. La possibilità di tornare a casa cade. La sua carriera no. Fin quando succede il crack. “L’inizio della mia fine è nel novembre del 2003. Avvertii un dolore molto forte alla gamba sinistra e in tutta la zona lombare dopo la partita Inter-Ancona. Lo staff medico mi consigliò di sottopormi a una piccola operazione per disostruire il nervo. Mi dissero che dopo 40 giorni avrei recuperato invece restai fuori un anno e tre mesi. Ebbi paura di non riuscire più a camminare”.
SECOND LIFE – A Repubblica confessò:” Il fatto è che un calciatore riceve troppe pressioni e fa fatica a gestirle. L’ unica parola che ha è il campo e dal 2004 al 2006 a causa di quel maledetto infortunio non potevo più dirla, mi ha salvato Donadoni. “Ti recupero io a Livorno, mi disse e fu una grandissima stagione fino a quando la mia schiena tornò a ribellarsi e non mi permise di andare avanti”. Nel calcio, non nel resto. Prova ogni esperienza: attore, l’isola dei Famosi, il Billionaire di Briatore e le pubbliche relazioni, Dubai e l’attività di imprenditore, la tv come opinionista, i ristoranti. Nel 2016 ha iniziato a lavorare nel settore della comunicazione e nella moda. Nel 2017 ha lanciato una collezione di calze da uomo in collaborazione con il marchio Via Calzabigi, poi ancora a cambiare tutto. È tornato nella sua casa di Legnano, in provincia di Milano, dopo aver vissuto per nove anni all’estero, fra New York, Parigi e Doha. Di recente ha investito in una nuova attività – una scuola calcio a Pomigliano d’Arco, vicino Napoli – per tornare alla sua passione di sempre, il pallone.