È partita col botto la nuova stagione di LBA. Che ha ricordato al mondo intero, se mai ce ne fosse bisogno, che almeno in regular season le sorprese sono sempre dietro l’angolo. Con Bologna che a Trapani si salva per il rotto della cuffia e Milano che le prende a Trieste, ospite di una matricola che non chiedeva di meglio che una domenica così per riaffacciarsi sul massimo palcoscenico nazionale. Senza dimenticare i 118 punti segnati da Brescia contro Varese e la vittoria al Taliercio di Treviso nel derby contro Venezia. Insomma, la noia, questa sconosciuta.
- Olimpia, abbiamo (più di) un problema
- Gli italiani non incidono: solo 11 punti sui 78 di squadra
- Gli altri spunti: Belinelli non invecchia mai
Olimpia, abbiamo (più di) un problema
Milano sapeva che a Trieste avrebbe trovato una squadra affamata, desiderosa di regalarsi un ritorno in grande stile in LBA. Ma da qui a pensare di perdere, per giunta costretta a inseguire praticamente dal secondo quarto in poi, forse ce ne passava. Messina deve già leccarsi le ferite: la vittoria in Supercoppa è lontana, i limiti già palesati a Bologna invece sono riaffiorati in tutto e per tutto. Un esempio? Gli 84 punti incassati fanno il paio con quelli presi nella finale contro la Virtus (poi prolungata all’overtime).
Ma a non tornare sono altri conti: l’Olimpia ha vinto 39-22 la battaglia a rimbalzo (praticamente ne ha tirati giù quasi il doppio), ma è comunque riuscita a perdere, pur concedendone appena 4 rimbalzi offensivi. È andata in lunetta quasi il doppio degli alabardati (18 a 11), ma allo stesso modo non è bastato. Ha faticato tanto, questo si, a creare gioco sul perimetro, tanto da tentare appena 20 tiri dall’arco contro i 32 degli avversari. Ma soprattutto, ha ricevuto poco, anzi pochissimo dagli “italiani”: appena 11 punti dai sei giocatori portati in lista, come previsto dal regolamento. Un problema che non si presenterà in Eurolega, ma che rischia di condizionare il cammino in LBA.
Gli italiani non incidono: solo 11 punti sui 78 di squadra
Messina ha parlato di “atteggiamento difensivo rivedibile”, ma i problemi dell’Olimpia partono da più lontano. Perché dietro Mirotic e LeDay (18 punti a testa) ci sono tanti nodi ancora irrisolti: Dimitrijevic ha cannato l’esordio (2 punti e 1/7 al tiro, seppur con 7 assist), Nebo ha inciso pochissimo, Bolmaro s’è acceso solo a sprazzi. E Shields, che ha chiuso con 4/10 dal campo, ha faticato più del solito.
La sensazione, insomma, è che Milano sia ancora un cantiere a cielo aperto, pur se con una Supercoppa in più in bacheca. E che Messina avrà le sue belle gatte da pelare anche quest’anno, al netto di un roster che almeno per gli impegni continentali dovrebbe rivelarsi un po’ più profondo (con Brooks, Causeur e McCornack pronti al debutto contro il Monaco giovedì prossimo dopo tre tribune di fila).
Detto ciò guai a sminuire la portata dell’impresa di Trieste: coach Christian l’ha messa sull’astuzia e la capacità di sfruttare ogni spiraglio lasciato da Milano, e ha avuto ragione. Con un Ross da 22 punti e l’ex Valentine a 19 (più 6 rimbalzi). Un ritorno da grandi.
Gli altri spunti: Belinelli non invecchia mai
La prima giornata ha sorriso alla Virtus, passata in volata al PalaShark di Trapani (patron Antonini se l’è subito presa con gli arbitri). Senza Shengelia, tenuto a riposo in vista del debutto di Eurolega contro l’Efes di venerdì, Marco Belinelli ha inaugurato la sua annata con 15 punti realizzati in 20’, ricordando a tutti che la classe è sempre cristallina. Trapani ha pagato l’assenza di Galloway (mancherà per un mese), sopperita dai 27 di Justin Robinson, ma ha confermato di non essere salita in LBA a fare la comparsa.
La vittoria di Treviso al Taliercio è l’altra sorpresa di giornata: Justin Alston firma una doppia doppia da 16 punti e 11 rimbalzi (con 4 triple a bersaglio) e regola una Reyer decisamente imprecisa dall’arco (6/26), alla quale non bastano nemmeno i 21 rimbalzi tirati giù da Kabengele. A Brescia invece va a segno la cooperativa del canestro: Miro Bilan ne firma 25, Della Valle e Rivers 24 a testa, rendendo vani i 31 di Nico Mannion. Insomma, si sono visti esordi peggiori.