Dal 30 giugno nel ciclismo di prima fascia non ci saranno più aziende italiane come sponsor. Quel giorno, infatti, c’è il ritiro della Segafredo. Tra le cause di questa situazione secondo Ivan Basso, come spiega alla Gazzetta dello Sport, ci sono l’emergenza pandemica, la guerra e “un pregiudizio legato al passato, al periodo buio che il ciclismo ha attraversato. Ora questo sport ha raggiunto una credibilità assoluta, in termini di controlli e di cambio di mentalità. Questo è un momento propizio per crescere assieme, dentro l’attuale crisi intravedo un’opportunità”.
Inoltre, continua l’ex ciclista oggi general manager del Team Eolo-Kometa, “probabilmente non siamo stati bravi a sufficienza a raccontare il vero potenziale del ciclismo”. Parlando di numeri (“increbibili”, come da lui definiti) Basso spiega che “il nostro team nel Giro 2022 ha generato un QI Media Value, cioè un valore delle sponsorizzazioni in base alle stime di Nielsen, di 11,5 milioni di euro”. Numeri ai quali affiancare anche “un discorso emozionale, milioni di persone sulle strade che esprimono passione, il bambino che sogna di indossare la maglia rosa. Abbiamo tutte le carte in regola per attrarre investimenti”.