Storie olimpiche, storie di sofferenza e di sacrificio che diventano note quando le luci sui cinque cerchi si spengono e ricomincia la vita, spesso difficile di un atleta. Lo sa bene Beatrice Colli che a Parigi ha vissuto il sogno di partecipare a 19 anni alla sua prima Olimpiadi e ora è dovuta andare sotto i ferri.
Colli e il “morbo di Haglund”
Beatrice Colli ha portato tutto il suo entusiasmo a Parigi, a 19 anni ha dimostrato di poter essere un atleta di primo piano nell’arrampicata sportiva (specialità speed) ma soprattutto si è goduta ogni singolo momento dell’esperienza olimpica come dimostrano i tanti post sulle sue pagine social. Ma ora arriva anche un retroscena sulla sua partecipazione visto che l’azzurra si è operata per combattere il morbo di Haglund, una malattia che la perseguita da 4 anni.
Cos’è il morbo di Haglund
Il “morbo di Haglund” è una condizione che purtroppo tanti atleti di primissimo livello conoscono bene e da vicino, si tratta di una patologia che colpisce il calcagno soprattutto delle persone più giovani e sportiva e genera una sorta di tallone sporgente che infiammando il tendine di Achille finisce causare dolori molto forti non solo quando si pratica sport ma di fatto nelle attività quotidiane anche più semplice. Una patologia che ha colpito lo scorso anno anche la tennista italiana Martina Trevisan costretta a fare i conti con il dolore nel corso della sua partecipazione al Roland Garros, con un’uscita dal campo in lacrime dopo il match con la Svitolina.
Colli: “Spero che l’incubo sia finito”
Dopo le Olimpiadi, Beatrice Colli ha deciso di sottoporsi a un intervento chirurgico a Monaco di Baviera e sui social è la stessa 19enne a raccontare la sua esperienza: “L’ho fatto e spero di poter dire che è finita per sempre. E’ stato un percorso lunghissimo in cui non potevo correre, saltare e ballare, e nemmeno camminare come una persona normale. E’ stato un vero e proprio infermo. Voglio ringrazio l’azienda che mi ha perso di fare arrampicata modificando la mia scarpa in modo da non farmi sentire il dolore. E voglio ringraziare le persone che hanno lavorato al mio allenamento così bene da potermi permettere di andare a Parigi. Ora rincorro di nuovo il sogno, questa volta correndo, saltando e andando al massimo possibile”.