Ai microfoni di Eurosport, Egan Bernal è tornato a parlare dell’incidente di un anno fa: “Ho trascorso molte ore in sala operatoria. Mi è stato anche detto che alcune persone pensavano che fossi morto, e c’è stata anche una buona possibilità di rimanere su una sedia a rotelle, quindi non pensavo proprio che sarei stato in grado di tornare su una bicicletta”.
Da quel momento per il colombiano, il cambio di prospettive: “L’unica cosa a cui pensavo era vivere e stare con la mia famiglia. I primi giorni ho dovuto imparare di nuovo a camminare, è super complicato. Mangiare, lavarmi i denti, fare la doccia. Queste sono state le prime cose che ho dovuto imparare. E solo per riuscirci, mi ci sono voluti due mesi. Quindi ho pensato che se solo per camminare, per lavarti i denti, ci vogliono due mesi, poi chissà quanto tempo mi ci vorrà per tornare a un livello competitivo in un gruppo… sono state ore di lavoro. Ma ho avuto il supporto della mia famiglia, di tutta la squadra ed è stato un grande lavoro”.
Dopo quanto accaduto, Bernal ha ammesso: “Dopo il Tour de France 2019 ero ossessionato dal Tour. Se non vincevo il Tour sarebbe stata la fine del mondo e la realtà non è così. Siamo professionisti e amiamo il ciclismo ma tutti abbiamo una mamma, un papà o qualcuno che ci aspetta a casa e questo è molto più importante del Tour de France”.
L’ex vincitore di Giro d’Italia e Tour de France però punta ancora in alto: “Voglio ancora vincere e mi sveglio ogni mattina con l’obiettivo di essere il migliore, ma se non ce la faccio va bene. Ho la mia famiglia, il mio cane che aspetta a casa felice di vedermi – non importa se vinco qui a San Juan o no. E darò la migliore versione di me stesso. Sarò professionale. Se ce n’è uno migliore… Remco, Pogacar, Vingegaard… sono i migliori al mondo. Cosa posso fare?”.