Stefano Bonacini riprende da dove aveva lasciato, anche se tra il 10 marzo e Pasqua, la sua esistenza – divisa tra l’azienda di cui è titolare, la Gaudì, e il Carpi – è stata segnata dall’incontro con il Covid-19. La sua vicenda personale è divenuta di dominio pubblico quando si è sottoposto al secondo tampone, drive test, ed è stato riconosciuto da un tifoso. Fino ad allora, non era stato diffuso alcun elemento che lo riconducesse a quanti hanno lottato e combattono contro il coronavirus.
Dal suo rientro, il presidente della società si è però speso nel rievocare questa sua storia personale, drammatica ma dall’epilogo incoraggiante per sensibilizzare a sua volta su una malattia ancora da decifrare.
Bonacini: la paura e lo sconforto di quei giorni terribili
Alla Gazzetta dello Sport ha confidato i momenti di sconforto e come si è comportato una volta compreso che il suo corpo gli stava inviando dei segnali molto preoccupanti. “Bene, ma sono stati giorni terribili. Al reparto si terapia sub intensiva e poi in quello di medicina del Policlinico di Modena sono stato curato in modo eccellente”, ha detto.
Ha tentato soprattutto di proteggere i suoi genitori, evitando che fossero diffuse informazioni e dettagli che lo riguardassero, anche quando è stato ricoverato. “Il 10 marzo. Una febbre leggera, a 56 anni conosco il mio corpo e capivo che qualcosa non andava. Ho insistito per fare il tampone, ma è stata una fatica tremenda, non si riusciva a parlare con l’operatore del numero di emergenza, il medico di base non veniva a visitarmi a casa. Finalmente l’ho fatto e due giorni dopo ho scoperto la positività. Intanto le febbre era salito anche a 39,5 con una forte tosse. Il 20 marzo mi hanno ricoverato al Policlinico”.
La paura è stata una compagna fedele, in questa lotta al Covid-19. “Per me e la mia famiglia. Con mia moglie e i miei due figli, vive anche la nipotina di 4 anni”. “E’ una vicenda che mi ha segnato anche perché vedi cose che non puoi immaginare. Quei respiri affannosi, quelle maschere, quei lamenti… Ricordo che una notte è entrata in camera un’infermiera di 23-24 che piangeva come una bambina. Aveva avuto problemi con un paziente. Mi ha chiesto come stavo, io le ho risposto: come un passerotto in bocca ad un doberman. A quel punto lei si è messa a ridere. Capito? Ho dovuto consolarla io…”.
La situazione del Carpi e la proposta di Ghirelli
Ma Bonacini è anche tra i sostenitori della ripresa dei campionati, nelle condizioni di sicurezza per la salute dei giocatori e degli addetti ai lavori.Una valutazione, la sua, molto distante da quella del presidente Ghirelli: “Per favore, non scherziamo. Sarebbe meglio finire la stagione ma se vogliamo chiuderla adesso, giochiamo i playoff. Serve una soluzione logica, non il sorteggio che trovo umiliante anche per la Lega che sta cercando di recuperare credibilità. Ci vogliono criteri seri: per esempio, tolte le prime tre dei gironi, il Carpi ha la media punti più alta di tutta la C”.
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