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Calcio, il protocollo per giocare: due tamponi e test sierologici

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Elisabetta D'Onofrio

Elisabetta D'Onofrio

Giornalista e content creator

Giornalista professionista dal 2007, scrive per curiosità personale e necessità: soprattutto di calcio, di sport e dei suoi protagonisti, concedendosi innocenti evasioni nell'ambito della creazione di format. Un tempo ala destra, oggi si sente a suo agio nel ruolo di libero. Cura una classifica riservata dei migliori 5 calciatori di sempre.

Quanto asserito con vigore e convincimento dal presidente della FIGC, Gabriele Gravina, sia nell’intervista rilasciata a Virgilio Sport sia nelle recenti affermazioni sulla modalità di ripresa dei campionati e della Serie A in particolare prospetta una fase inedita. Una stretta attività di studio e di raccordo tra la Federcalcio e la commissione medica incaricata di individuare la via maestra da seguire per consentire di chiudere la stagione e programmare la prossima.

Il protocollo su cui lavorano federazione e medici non è ancora un testo definitivo e potrebbe essere modificato la prossima settimana, ma secondo quanto sta emergendo la commissione medica incaricata di stilare i criteri per ricominciare gli allenamenti delle squadre ha già di fatto strutturato un programma.

Linee guida da tenere per tutte le società per ritornare in campo, in attesa che il governo Conte consenta in tempi e modalità la ripresa degli allenamenti e di conseguenza i campionati.

Due tamponi e test prima di ricominciare

Il punto cruciale su cui si avvita il lavoro dei medici e della Federazione investe la salute e la sicurezza degli operatori e dei giocatori. La ripresa inizierà soltanto dopo che tutti – giocatori, staff e personale vario – si saranno sottoposti ai test. Per essere espliciti: i tesserati dovrebbero essere sottoposti a due tamponi a distanza di 4-5 giorni e da test sierologici continui.

Lo scopo è di mappare la popolazione calcistica e dei tesserati in generale in tre categorie: 1- chi ha avuto il virus ed è guarito, come ad esempio Rugani e Matuidi della Juventus. 2- chi è ancora malato e non ha avvertito i sintomi, ad esempio (il tema degli asintomatici è estremamente sensibile). 3 – chi non ha avuto il virus e quindi è un soggetto maggiormente a rischio contagi perché non è immunizzato.

A quel punto, servirà prendere tutte le misure necessarie per mettere in sicurezza le persone. E quindi per almeno il primo mese, le squadre saranno chiuse in ritiro assoluto: niente visite dall’esterno, niente ritorno a casa la sera, tutti in una sorta di quarantena in centri sportivi sanificati e blindati che i club stanno già predisponendo.

Partenza scaglionata: riprende peer prima la Serie A

Secondo Walter Ricciardi dell’Oms, uno dei membri esterni della commissione, i test necessari saranno a disposizione già a fine mese: verranno effettuati dai medici sociali incaricati con una supervisione esterna e verranno utilizzate strutture private.

Se riprenderanno gli allenamenti con le modalità espresse, già da fine mese partiranno i controlli, con visite di idoneità per tutti, visto che gli studi autoptici hanno evidenziato frequenti complicazioni cardiache per chi è stato colpito dal virus e non solo di natura respiratoria.

A ripartire per chiudere sarà con altissima probabilità la Serie A, seguita dalla Serie B. Nessuna certezza per C e dilettanti. Sulla Coppa Italia, dopo le indiscrezioni, vi dovrebbero essere alcune anticipazioni che portano a collocare già il 27 e il 28 maggio le semifinali che verranno trasmesse dalla Rai e saranno disputate in condizioni di sicurezza, ovvero a porte chiuse.

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