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Che fine ha fatto Anastasi, stella alla Juve e flop all’Inter

Lo chiamavano O Turcu per il colore della pelle

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Dalle battaglie in area alla lotta contro il cancro. Pietro Anastasi solo lo scorso anno ha rivelato di soffrire del male terribile, in un’intervista a TuttoJuve: “Ho scoperto di avere un tumore. Ma non voglio arrendermi. Sto lottando giorno dopo giorno per sconfiggerlo. La mia salute non è più quella di una volta, purtroppo. Adesso comunque sto un po’ meglio, ormai c’è questa cosa e sto imparando a conviverci”.

IL CIABATTINO – Siciliano doc, ma bianconero dentro, Anastasi è stato il simbolo del riscatto sociale. Da piccolo giocava nella sua Catania, la Massiminiana, che era la squadra di Massimino, poi presidente del Catania. Anastasi guadagnava 20mila lire al mese. “Mi pagavano anche i pasti la sera in trattoria. Giocavo all’oratorio e lavoravo: aiuto idraulico, ciabattino, ero un asso a ricucire le suole delle scarpe, e poi facevo le consegne per una macelleria. Saltava la scuola per andare a vedere il Catania allenarsi. “Il mio idolo era Morelli”.

I MOTORINI  – Lo chiamano U Turcu per via della carnagione scura. “Da ragazzino giocavo dalla mattina alla sera sotto il sole”. Lo prese la Juve che lo soffiò all’Inter: “L’avvocato Agnelli mi voleva da mesi, da quando mi aveva visto segnare una tripletta contro la Juve. Quando seppe che ero a un passo dall’Inter chiamò il presidente del Varese, Borghi, imprenditore nel settore degli elettrodomestici, e chiuse la trattativa, aggiungendo ai 660 milioni dell’Inter una fornitura di motorini per frigoriferi”.

L’ULTIMA PAROLA – In bianconero militò per otto stagioni a cavallo degli anni 1960 e 1970 diventandone uno degli uomini-simbolo, nonché tra i più amati dai tifosi, diventando anche capitano dal 1974 al 1976; con i bianconeri vinse tre scudetti, ma qualcosa si ruppe quando sulla panchina arrivò Parola. Alla Repubblica ricordò: «tutto inizia nell’intervallo di Lazio-Juventus del 7 marzo 1976. Era una giornata no per me..Chiesi di essere sostituito, pensavo che avrebbe fatto bene alla squadra…Quel gesto fu mal interpretato da Parola, che mi mise in panchina per la successiva gara contro il Milan, dandomi gli ultimi venti minuti».

FUORI ROSA – La settimana seguente si consumò la rottura definitiva quando, in vista della trasferta di Cesena, al giocatore venne ancora negata una maglia da titolare: «a quel punto chiedo spiegazioni, ero il capitano.: mi risponde male. Ed io lo mando a quel paese. La partita la vedo dalla tribuna. Allora dico chiaro e tondo che con Parola non voglio più avere niente a che fare. Finisco fuori rosa». Dopo 205 partite e 78 reti in Serie A, e complessivamente 303 presenze e 130 gol tra campionati e coppe Anastasi lascia la Juve. E riecco l’Inter nella sua vita.

FLOP INTER – I due club raggiungono un accordo per uno scambio con Roberto Boninsegna con un conguaglio di circa 800 milioni a favore della Juventus data la più giovane età del siciliano. Anastasi ricorderà di come sia stata «durissima. Venivo da otto anni di Juventus, andavo in una rivale come l’Inter. Non l’avrei mai voluto». In nerazzurro andò maissimo e dopo due stagioni all’età di trent’anni, nell’estate 1978 Anastasi tornò dopo due lustri in provincia passando all’Ascoli dove ritrovò verve e gol, e festeggiò anche il traguardo della centesima rete in massima serie, realizzata il 30 dicembre 1979 a Torino, proprio alla sua Juventus, aprendo le marcature nel successo marchigiano per 3-2: «dopo otto minuti batto Zoff con un colpo di testa e tutto il Comunale mi applaude. Come se non fossi mai andato via».

LA CARRIERA – Poi va al Lugano, in Svizzera, prima di ritirarsi. Tentò una breve avventura nel soccer statunitense partecipando, senza tuttavia troppa convinzione, poi conseguì a Coverciano il patentino di allenatore di Terza e Seconda Categoria, «poi mi sono fermato perché non mi interessava salire più in alto». Nel corso degli anni 1980 ha lavorato quindi alcune stagioni per le giovanili della locale formazione varesina, prima di passare a gestire una scuola calcio presso l’oratorio di Pagliera. In seguito ha fatto l’opinionista per Tele+, TeleLombardia e 7Gold.

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