La frase che meglio di tutte fotografa un intero personaggio e la sua storia nel mondo del pallone la pronunciò a fine anni Novanta un ancora giovane (ma già fortissimo) Alessandro Nesta: “Alen Boksic, per il 95% dell’azione, è il giocatore più forte del mondo. Il problema è il restante 5%”.
Una fotografia perfetta del calciatore balcanico, per certi versi, bello ma inconcludente, affascinante ma fine a sé stesso. Eppure, fu uno dei protagonisti di quella generazione che seppe ribaltare questo stereotipo.
Alen Boksic, dagli esordi alla guerra
È nato il 21 gennaio 1970 a Makarska, una delle zone più belle della riviera dalmata, in quella frontiera tra mondo slavo e latino, all’epoca in Jugoslavia.
Alen Boksic ha mosso i primi passi nella piccola squadra locale, lo Zmaj Makarska, ma il suo talento innegabile lo portò ad arrivare presto nel settore giovanile dell’Hajduk Spalato, la squadra più importante della regione, con cui esordì in prima squadra nel 1987.
Dagli anni Settanta, l’Hajduk era una delle squadre più forti di Jugoslavia, spesso piazzandosi più avanti in campionato più avanti in campionato dei rivali della Dinamo Zagabria, l’altra principale squadra croata.
Boksic arrivò a fare la sua apparizione in prima squadra nella stagione successiva alla conquista dell’ottava Coppa di Jugoslavia della storia del club, ma anche in una stagione molto complicata della squadra, che cambia tre allenatori e chiude tredicesima. Le cose migliorano in quella successiva, in cui Boksic arriva a consacrarsi con 7 reti stagionali, secondo nella squadra (che stavolta arriva terza) solo a Branko Karacic. Merito soprattutto del nuovo allenatore, Petar Nadoveza, uno che da giocatore, negli anni Settanta, era detto “il Pelé di Spalato”, ma che non riuscì mai a dimostrare davvero tutto il suo talento. Col senno di poi, i due erano fatti l’uno per l’altro.
Nell’annata 1989/1990, Alen Boksic si migliora ancora, arrivando a 13 reti, di nuovo secondo nell’Hajduk, ma ora dietro ad Aljosa Asanovic: a 20 anni, è ormai tra i migliori talenti jugoslavi in circolazione. E non a caso è uno dei protagonisti della grande selezione nazionale che arriva fino in finale degli Europei Under 21 dell’estate del 1990: in campo ci sono talenti assoluti come Robert Jarni, suo compagno di squadra a Spalato; Robert Prosinecki; Sinisa Mihajlovic; Zvonomir Boban. In attacco, Alen Boksic gioca in un tridente d’oro assieme a Pedrag Mijatovic e Davor Suker, che sarà capocannoniere del torneo.
La stagione seguente conferma le grandi qualità dell’attaccante di Makarska, che con l’Hajduk arriva a vincere il suo primo trofeo, un’altra Coppa di Jugoslavia, e si prepara a esordire con tanti suoi coetanei nella nazionale maggiore. Tutti indicano i balcanici come i grandi favoriti per gli Europei maggiori del 1992, se non addirittura per i Mondiali del 1994, ma la Storia si mette di mezzo.
Nel 1991 scoppia la guerra nei Balcani, con la Jugoslavia che si frammenta in una serie di conflitti etnico-nazionalisti: il paese è nel caos e il campionato viene sospeso. Così Boksic, come altri suoi connazionali, sceglie la via dell’espatrio.
Alen Boksic: il boom in Francia
L’occasione per lui è l’Olympique Marsiglia: il club francese sta per giocare la finale di Coppa dei Campioni contro la Stella Rossa, così i suoi osservatori visionano la finale di Coppa di Jugoslavia, notando Boksic nell’Hajduk campione. Lo acquistano appena ne hanno l’occasione, ma lo parcheggiano in prestito al Cannes per ambientarsi.
In Costa Azzurra, l’ambiente pare ideale per il giovane croato: l’allenatore è un suo connazionale, Boro Primorac, e in rosa ritrova Asanovic. Il Cannes ha chiuso quarto nella passata stagione, e vanta uno dei maggiori talenti emergenti del calcio francese, il centrocampista Zinedine Zidane.
Tuttavia, i Dragoni vanno malissimo, e finiscono per retrocedere, con Alen Boksic che vede il campo una volta sola. In estate torna al Marsiglia, dove nel frattempo la cessione di Jean–Pierre Papin al Milan ha liberato un posto in attacco. Nell’OM, giocando accanto a Rudi Voller e Abedì Pelé, Boksic esplode, segnando un totale di 29 reti in 46 partite, ed è uno dei grandi eroi della stagione marsigliese, arricchita dalla conquista dello scudetto e della Champions League.
In questo momento, è lui il principale talento del calcio balcanico, alla pari del geniale montenegrino Dejan Savicevic del Milan. A 23 arriva quarto nella classifica del Pallone d’Oro, dietro Roberto Baggio, Dennis Bergkamp ed Eric Cantona.
Nel frattempo, però, attorno al Marsiglia iniziano a girare gravi accuse di corruzione e partite truccate: l’atmosfera è pesante e incerta, e l’attaccante dalmata coglie al volo l’occasione per lasciare i campioni d’Europa e trasferirsi nel campionato più importante del mondo: la Serie A.
Alen Boksic alla Lazio
Nel 1993 Boksic passa alla Lazio di Sergio Cragnotti, arrivata quinta nell’ultimo campionato e tra i club che spendono di più sul mercato in Italia. Per rinforzare la rosa a disposizione del tecnico Dino Zoff, il presidente gli ha comprato in estate il portiere Luca Marchegiani dal Torino, il centrocampista Roberto Di Matteo dagli svizzeri dell’Aarau, e la punta Pierluigi Casiraghi dalla Juventus. Ma proprio quest’ultimo sta faticando a segnare quanto ci si attendeva, così Alen Boksic arriva a contendergli il posto accanto a Giuseppe Signori.
La stagione del croato è buona non proprio ai livelli di un top player mondiale, ma necessita di ambientarsi, e comunque il club biancoceleste chiude quarto.
La svolta sembra arrivare l’anno dopo, quando Zoff diventa presidente, con Cragnotti che resta solo proprietario, e in panchina si siede Zdenek Zeman. Nel gioco ultra-offensivo del boemo, che si basa su un attacco a tre, Casiraghi, Signori e Boksic nella Lazio si trovano a coesistere assieme, formando un attacco eccellente: in tre, complessivamente, segneranno 47 gol tra le varie competizioni. La squadra capitolina arriva ai quarti di finale di Coppa UEFA, in semifinale di Coppa Italia e al secondo posto in Serie A. Normalmente, in una storia questo sarebbe il momento del climax, e invece nell’annata successiva Alen Boksic ha un calo di rendimento e anche in fase offensiva.
Il croato ha dimostrato negli anni di essere un attaccante rapido e tecnico, e con un gran fiuto per il gol, ma è anche un talento bizzoso che dev’essere corteggiato. Zeman, per contro, è un allenatore pragmatico e democratico, che non fa favoritismi e, soprattutto, sottopone tutti i suoi giocatori a massacranti allenamenti. I due non vanno d’accordo, e Boksic inizia a cercare presto una via d’uscita. La stagione 1995/1996 si chiude con la Lazio terza in classifica, e l’attaccante dalmata autore di sole 4 reti.
Alen Boksic alla Juventus
Arrivano così i bianconeri di Torino a bussare alla sua porta: la squadra allenata da Marcello Lippi ha appena vinto la Champions League, ma sta anche operando un ricambio generazionale molto delicato. In attacco, per esempio, sono andati via i veterani Gianluca Vialli e Fabrizio Ravanelli, ma sono anche stati ceduti Vierchowod, Marocchi, Paulo Sousa e Carrera. I nuovi nomi sono giovani già pronti per il salto di qualità: Paolo Montero, Mark Iuliano, Zinedine Zidane (che il croato ha già incrociato al Cannes) e, in attacco, Christian Vieri e appunto Alen Boksic.
La Juventus, per il suo cartellino, arriva a investire ben 14 miliardi di lire.
Le prospettive, in bianconero, sono eccellenti a livello di squadra, ma è evidente che il ruolo di Boksic, adesso, è molto più ridimensionato rispetto a quello che aveva al momento del suo arrivo in Italia, solo tre anni prima. Da potenziale Pallone d’Oro, oggi il croato è una riserva di lusso nella Juventus. L’attacco è composto da Zidane trequartista dietro a due punte, che sono generalmente Del Piero e Vieri. Alle loro spalle, ci sono ben tre alternative tra cui Lippi può scegliere – Boksic, Padovano e Amoruso – e i numeri di fine stagione dicono chiaramente che il croato su quello che segnò meno: 7 reti, contro le 10 di Amoruso e le 11 di Padovano.
Ma Alen Boksic ha una qualità che lo rende preziosissimo soprattutto nei big match, facendolo diventare uno dei leader juventini nelle notte europee. È l’attaccante più utilizzato, assieme a Vieri, in Champions League, con 8 presenze, e segna ben 4 gol nella competizione continentale, portando la Juve fino alla finale. La sua annata in bianconero non sarà forse perfetta né pienamente soddisfacente, ma a livello di trofei Boksic fa incetta: campionato, Supercoppa europea e Coppa Intercontinentale. Tuttavia, il suo obiettivo è di tornare a essere uno degli attaccanti numeri uno al mondo.
Il ritorno di Alen Boksic alla Lazio
E così rieccoci, dopo un solo anno alla Juventus, di nuovo sulla sponda biancoceleste di Roma. Cragnotti spende 25 miliardi per ricomprarlo, e Boksic torna di buon grado, ora che Zeman non c’è più e, anzi, al suo posto è arrivato Sven Goran Eriksson.
I problemi sono semmai per Signori, che invece con il nuovo allenatore non lega affatto, e pur segnando 10 gol in inverno passa alla Sampdoria. Il rimescolamento in attacco, e l’aggiunta di Roberto Mancini, consentono ad Alen Boksic di tornare finalmente a rendere al suo meglio, arrivando a segnare 15 reti stagionali: è la miglior prestazione realizzativa dai tempi di Marsiglia.
Una notizia molto incoraggiante, perché in estate si giocano i Mondiali di Francia e Boksic punta a esserci con la sua Croazia, all’esordio nella competizione. Nel frattempo, con la Lazio chiude solo settimo in campionato, ma raggiunge la finale di Coppa UEFA e vince la Coppa Italia.
Boksic è nella sua forma migliore di sempre, ma proprio in questo momento arriva un grave infortunio al menisco del ginocchio destro: niente Mondiali per lui, e così non farà parte della grande nazionale croata capace di arrivare fino al terzo posto ai Mondiali. Ma soprattutto salterà praticamente tutta la stagione successiva.
Per rimpiazzarlo, la Lazio acquista Marcelo Salas dal River Plate (e nel frattempo in attacco arriva pure, al posto di Casiraghi, Christian Vieri). I biancocelesti sfiorano lo scudetto e vincono Supercoppa italiana e Coppa delle Coppe, ma Boksic contribuisce a tutto questo solo con una rete in coppa.
Torna a disposizione nell’annata successiva, dopo che Vieri è ripartito in direzione Inter, e realizza in tutto 8 reti, nella stagione in cui la Lazio riesce finalmente a conquistare uno scudetto a lungo atteso. Nelle graduatorie dell’attacco biancoceleste, però, Boksic è dietro Salas, Mancini e anche Simone Inzaghi. A 30 anni e con un fisico troppo fragile, l’attaccante croato sa che avrà poco spazio dopo gli acquisti di Hernan Crespo e Claudio Lopez, e così per lui c’è la cessione in Premier League.
Alen Boksic oggi: gli ultimi anni, il ritiro e la vita dopo il calcio
La sua ultima avventura con il pallone tra i piedi avviene in Inghilterra, con la maglia del Middlesbrough di Bryan Robson. Manca di poco Paul Gascoigne, che era stato suo compagno durante la prima avventura alla Lazio e proprio ora gli Smoggies cedono all’Everton, e finisce a giocare accanto a Gianluca Festa, Christian Karembeu e Paul Okon.
Boksic vive l’ultima sua grande stagione, segnando 12 gol che saranno decisivi nella salvezza della squadra. Poi prosegue per altre due stagioni in Premier League, facendo da spalla in attacco prima a Benito Carbone e poi a Massimo Maccarone. Nel 2002 riesce anche a giocare finalmente i Mondiali, saltati la prima volta causa guerra e la seconda causa infortunio, ma in Corea e Giappone l’attempata Croazia non va oltre il primo turno.
Nel 2003, annuncia il ritiro: lascia il calcio, Alen Boksic, con 134 gol fatti in 433 partite con i club, e 10 gol in 40 incontri con la maglia della Croazia.
Nel 2012, il suo ex compagno di nazionale Davor Suker, divenuto nel frattempo presidente della Federcalcio, lo ha nominato assistente del ct della Croazia Igor Stimac, ma questa avventura è durata poco.
Alen Boksic oggi ha 53 anni, e passa le sue giornate sull’isola di Mariaska, al largo delle coste Dalmate, che ha acquistato interamente qualche anno fa. Si dedica alle sue altre passioni sportive: lo sci nautico, la vela e la navigazione.