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Che fine ha fatto Ciocci? Sconfisse Maradona e un tumore

Da Golden Boy del calcio italiano a Globetrotter della panchina: ma la partita più importante l'ha vinta nel 2007.

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Ha esordito contro Maradona, ma la partita più importante della vita di Massimo Ciocci è stata quella contro un tumore. Ha battuto entrambi. Diego all’esordio in serie A, il 22 marzo 1987 quando Trapattoni lo lanciò in campo al posto di Garlini in un Inter-Napoli che valeva lo scudetto: finì 1-0, segnò Bergomi negli ultimi minuti, ma poi quel campionato lo vinsero gli azzurri. Vent’anni dopo, se l’è invece vista con un avversario terribile. “Non stavo bene, pensavo che fosse roba da poco, ho scoperto di avere un tumore all’intestino. Operazione all’ospedale di Civitanova e sette cicli di chemioterapia. Ho avuto paura, ho riflettuto”, ha raccontato in un’intervista alla Gazzetta.

Il Pony Express dell’Inter

Nato il 25 febbraio 1968 a Corridonia, nelle Marche, Ciocci è stato un enfant prodige del vivaio dell‘Inter. Centravanti tecnico e guizzante, segnava gol a grappoli nelle giovanili, ma nella ‘Milano da bere’ degli anni 80 le tentazioni erano tante. Per evitare che si distraesse troppo in bar o in disco, i dirigenti nerazzurri lo chiamavano ogni giorno in sede. “Mi mettevano in mano pacchi e buste da consegnare in giro per la città. Non potevo usare il motorino, troppo rischioso per le gambe. Mi muovevo in tram o metropolitana”, ha ricordato in quella stessa intervista alla Rosea. E a furia di trottare tra plichi e porte avversarie, il Pony Express dell’Inter ha vinto da protagonista il Viareggio del 1986 ed è finito in serie A. Trapattoni credeva tantissimo in lui, che aveva anche un altro soprannome: Piccolo Buitre.

Gol e infortuni

Il primo gol in A lo segna alla Fiorentina, nell’aprile 1987. Ne fa quattro la stagione successiva (storica una doppietta alla Roma di Liedholm), poi è spedito in prestito a maturare in B, prima a Padova e poi ad Ancona: esperienze formative, soprattutto la seconda con 18 gol all’attivo. Nel 1990 il ritorno in A, a Cesena: squadra all’ultimo posto, ma il Pony Expres è scatenato e mette a segno 13 reti. I tempi sono maturi per il ritorno all’Inter, solo che stavolta non c’è papà Trap, ma un patrigno: Orrico. Ciocci parte bene, entra e segna il gol del pareggio al Foggia alla prima giornata. Rimarrà l’unica marcatura di quell’annata balorda, per l’Inter e per lui. Torna in prestito alla Spal, poi va al Genoa. E iniziano i guai. Infortuni in serie, quattro operazioni alle ginocchia. “Mi resi conto che dopo l’infortunio patito a Genova la mia carriera non sarebbe stata più la stessa”, dirà Ciocci a Giovanni Fusco, autore del libro ‘L’altro calcio: anni ottanta e novanta’. “La mia caratteristica migliore era la velocità e il crociato operato due volte iniziò a darmi enormi problemi. Prima di quel brutto infortunio quando scattavo davo almeno due metri al difensore avversario, ma dopo le operazioni ormai in velocità non riuscivo più a fare la differenza, anzi”.

Il tumore, la Cina e…la Civitanovese

Le presenze si diradano, Ciocci torna a Padova, ma in due anni colleziona appena 18 presenze. Prova a resistere, gioca due stagioni a Pistoia, firma per Verbania e Borgosesia, poi s’arrende. Smette nel 2001, apre una tabaccheria in centro a Corridonia, diventa papà, prima di fare i conti col tumore. Vince la battaglia e ritrova vecchi amici. Ha il patentino da allenatore e l’Inter gli affida un ruolo nella sua Academy. Gira il mondo, resta tre anni in Giappone, poi vola negli Emirati Arabi, passa anche per l’India e si sistema in Cina, dove diventa allenatore dell’Under 14 e dell’Under 16 del Jiangsu Suning. Torna a casa nel 2019, troppo forte il richiamo della ‘sua’ Corridonia. “Ho chiuso il contratto con quattro mesi di anticipo. È stata una scelta di vita, la mia famiglia vive qui”, racconta alle testate locali. Adesso Ciocci è l’allenatore della Civitanovese, campionato di Promozione. Era il golden boy del calcio italiano, oggi è un uomo che ha vinto le sfide che doveva vincere.

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