Per gli appassionati italiani il Tour de France del 1998 rimarrà per sempre un bellissimo sogno, un’impresa mitica compiuta da un campione senza tempo, venuto a mancare troppo presto: Marco Pantani. Per Richard Virenque, invece, quell’edizione della Grande Boucle resterà in eterno un incubo. Una ferita non ancora rimarginata per l’ex scalatore francese, idolo dei tifosi transalpini che in quegli anni – era la decade dei ’90 – si dividevano nel sostegno a lui e a “Jaja” Jalabert. Lui quel Tour non l’ha disputato, fermato per le conseguenze dell’affaire Festina, lo scandalo doping che travolse l’omonima squadra francese. E ancora oggi non l’ha mica digerito.
- Virenque e la rivalità con Pantani
- L'affaire Festina: il doping di squadra
- Virenque e l'amicizia scomoda con Chirac
- Lo stop allo scalatore francese, reo confesso
- I veleni di Virenque: "Pantani e Ullrich dopati"
Virenque e la rivalità con Pantani
Virenque era giunto secondo al Tour de France dell’anno prima, chiuso con la maglia a pois di leader degli scalatori. Sembrava pronto a dare l’assalto alla generale nell’edizione dell’anno successivo, ma fu fermato. In un’intervista a Marca, denuncia: “Mi hanno ricattato per farmi confessare. Tutto era stato predisposto per distruggermi”. La rivalità con Pantani? Sentitissima. “Courchevel è stata la ‘mia’ tappa. Il giorno prima, vicino alla vetta, Pantani mi ha lasciato andare, e mi ha fatto davvero male. L’ho preso come un affronto personale. Il giorno dopo, a Courchevel, siamo partiti subito a tutto gas con tutta la squadra. Era una questione di orgoglio. Volevo vendicarmi di Marco… e ci siamo riusciti. Gli abbiamo preso sei minuti”.
L’affaire Festina: il doping di squadra
Secondo Virenque, il suo stop fu la conseguenza delle sue amicizie politiche. “Ero strettamente legato a Jacques Chirac. Nel 1997, quando arrivai secondo al Tour, era presidente della Francia e ci fu un cambio al potere: la sinistra, con Marie-George Buffett, entrò nel governo. Chirac, che mi apprezzava, aveva dichiarato pubblicamente che avrei vinto il Tour del 1998. Ero il beniamino della destra e avevo grandi aspettative. Poi, alla partenza della corsa, scoppiò lo scandalo. Willy Voet, il massaggiatore della Festina, fu arrestato in Belgio con prodotti dopanti. Quando i tribunali francesi lo pressarono, dichiarò che si trattava di un problema di squadra, che stava solo eseguendo degli ordini”.
Virenque e l’amicizia scomoda con Chirac
La teoria complottista di Virenque continua: “È lì che tutto ebbe inizio. Pur sapendo che si trattava di un problema strutturale del ciclismo, concentrarono la loro attenzione su di me. Perché ero il protetto di Chirac. Non mi hanno arrestato da nessuna parte se non a Corrèze, il paese di Chirac. È stato simbolico. La polizia mi ha arrestato proprio lì. Mi hanno tenuto in custodia tre volte e sono sempre risultato negativo. Nonostante ciò, mi hanno interrogato come se fossi la mente di una rete di doping. Dicevano che istigavo i miei compagni di squadra a doparsi. Non era così, ovviamente. In una squadra ci sono i medici, c’è una struttura. Non può ricadere tutto su un solo corridore“.
Lo stop allo scalatore francese, reo confesso
Intrighi politici, insomma, piuttosto che imbrogli sportivi per Virenque: “Il giudice che si è occupato del mio caso, Gilbert, è stato condannato anni dopo per corruzione. È finito in prigione. È stata una caccia alle streghe. Una macchinazione politica per attaccare l’entourage di Chirac. E io, come suo simbolo nello sport, ne ho pagato il prezzo. Dopo tutta quella pressione, mi hanno ricattato. Mi hanno detto che se avessi confessato, tutto sarebbe andato meglio. E così ho fatto. E poi, anche se non sono stato condannato, mi hanno sospeso per un anno. Mi hanno tolto un Tour de France. Nel frattempo, altri compagni di squadra, risultati positivi al test, hanno ricevuto tre mesi. Io, che non sono risultato positivo, ne ho ricevuto uno intero”.
I veleni di Virenque: “Pantani e Ullrich dopati”
Tra i nomi dei corridori dopati Virenque fa pure quello di Pantani, senza remore. “Nel 2013 il Senato francese ha reso pubblici i risultati dei test del Tour de France del 1998. Furono testati 180 ciclisti. Cento risultarono positivi e io non ero tra loro. Ma Pantani, Ullrich e molti altri sì. Eppure, tutta la pressione ricadde su di me. Mi allontanarono dal ciclismo. Fui crocifisso pubblicamente. Alla fine, fui io a pagarne le conseguenze. Ero il simbolo, come se fossi stato io il responsabile di tutto il male del ciclismo. La Francia me la fece pagare cara… pur essendo francese. Tutto ciò che dico è verificabile”.