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Che fine ha fatto Deborah Compagnoni: ragazza d’oro dello sci

Insieme ad Alberto Tomba ha segnato un'epoca storica e vincente dello sci italiano

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Oggi ci sono Sofia Goggia, Federica Brignone e Dominik Paris. Lo sci alpino azzurro sta vivendo una nuova età dell’oro. Ma c’è stato un tempo in cui le medaglie fioccavano proprio come la neve in inverno. Era il tempo di Alberto Tomba tra gli uomini e di Deborah Compagnoni tra le donne.

Due personaggi completamente agli antipodi, il primo guascone e sempre sotto i riflettori. La seconda riservata ma con un sorriso in grado di conquistare il mondo. Ma entrami tremendamente dotati di un talento naturale sugli sci che ha fatto il bene dell’Italsci e non solo.

Deborah Compagnoni è nata a Bormio il 4 giugno 1970. Ha vinto tutto quello che c’era da vincere negli anni ‘90, prima atleta ad aver vinto una medaglia d’oro in tre diverse edizioni dei Giochi olimpici invernali nella storia dello sci alpino.

Spaventoso il suo palmares. Ha vinto 3 medaglie d’oro e 1 d’argento alle Olimpiadi: la prima nel super-g di Albertville 1992, la seconda nel 1994 in gigante stavolta a Lillehammer, e quindi il tris a Nagano 1998 ancora in gigante sfiorando pochi giorni dopo il bis nello speciale (argento a 6 centesimi dal quarto oro della sua carriera). Ma Deborah ha anche vinto 3 titoli mondiali: a Sierra Nevada, ovviamente in gigante, e poi la splendida doppietta d’oro in gigante e speciale nel Mondiale di casa al Sestriere.

In Coppa del Mondo la Compagnoni ha vinto “solo” si fa per dire 16 gare di cui 13 in slalom gigante, 2 in supergigante e una in slalom speciale con tanto di “coppetta” di gigante nel 1997. Alla sua carriera stratosferica manca solo la sfera di cristallo. Ma Deborah è stata “limitata” da ben due tremendi infortuni alle ginocchia, a 4 anni di distanza l’uno dall’altro, nell’88 e nel ’92. Particolarmente vivido quest’ultimo avvenuto durante la prima manche dello slalom gigante olimpico di Albertville con l’urlo di Deborah in mondovisione. Per lei  anche un blocco intestinale che ne mise in pericolo la vita sul finire degli anni ‘80.

E se oggi tutti ricordano la Shiffer anche per i distacchi che infligge alle avversarie in slalom, va ricordato che la Compagnoni diede la bellezza di 3″41 alla seconda classificata, l’austriaca Alexandra Meissnitzer, nel gigante di Park City del 21 novembre 1997. Nel 2006 in occasione della cerimonia di apertura delle Olimpiadi Invernali di Torino, la Compagnoni fu la penultima tedofora, dalla sua mano la torcia che accese il braciere passò nelle mani dell’altra grande campionessa, ma di sci di fondo, Stefania Belmondo. Le è stata intitolata la pista di Santa Caterina di Valfurva, il suo paese d’origine, disegnata per ospitare le gare femminili del Campionati mondiali di sci alpino 2005.

Ritiro e vita privata. Sempre molto discreta, Deborah Compagnoni si è ritirata molto presto dalla sci agonistico. Nel 1999, a soli 28 anni, si ritira per mettere su famiglia. Dopo diversi anni di fidanzamento ha sposato il suo compagno storico Alessandro Benetton da cui ha avuto tre figli: Agnese (nel 2000), Tobias (2003) e Luce (2006). “Siamo insieme dal 1997 e ci siamo sposati nel 2008 – ha detto al Corriere della Sera in una recente intervista – Alessandro è un uomo intelligente e ha bisogno di tanti stimoli. Siamo davvero bene insieme”.

Che fa oggi Deborah Compagnoni. È una donna molto attiva nel sociale con la sua associazione “Sciare per la vita”, dedicata alla lotta contro la leucemia. Recentemente è stata l’ospite d’onore per l’apertura delle Winter Deaflympics, i Giochi invernali per atleti sordi con alcune gare in calendario proprio nella sua Santa Caterina Valfurva. E poi, oltre a fare la mamma a tempo pieno, la Compagnoni ha intrapreso una strada artistica che va di pari passo con una delle passioni del marito, collezionista di arte contemporanea. Deborah infatti decora il legno.

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