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Che fine ha fatto Mendieta: dal sogno Champions al flop Capitale

Lo spagnolo dopo una grande stagione nel Valencia di Cuper ha fallito alla Lazio di Cragnotti. Ma ora si è preso grandi rivincite dalla vita

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Nella galleria dei flop del calciomercato degli anni 2000 lui occupa uno dei primi posti in classifica. Pagato a peso d’oro dalla Lazio, Gaizka Mendieta si rivelò un vero e proprio “bidone” che rispedito in Spagna e poi in Inghilterra non tornò più ai livelli valenciani. Questo in campo perché appesi gli scarpini nella sua vita solo grandi successi.

Gaizka Mendieta Zabala è nato a Bilbao il 27 marzo 1974. Ruolo centrocampista. Da ragazzo alterna l’atletica al calcio. Da promettente mezzofondista decide di puntare sul pallone. Dopo gli inizi nel Castillon, nel 1992 approda al Valencia. Ci resterà per dieci stagioni raggiungendo sul finire degli anni ’90 grandi livelli, sia personali che con il club che salì alla ribalta internazionale con due finali di Champions facendo tremare il gotha del calcio europeo. Prima con Claudio Ranieri e poi, soprattutto, con Hector Cuper che lo valorizza come cardine del rombo di centrocampo. Mendieta divenne il capitano di quella squadra che aveva Canizares in porta, Angloma, Ayala, Amedeo Carboni e Pellegrino in difesa, Farinos, (che poi andò all’Inter con Cuper), Baraja e Kily Gonzales con lui a centrocampo e il Piojo Lopez in attacco (pure lui andrà alla Lazio con migliori fortune). Nel 98/99 dopo la vittoria della Coppa Intertoto, il Valencia con in panchina ancora Claudio Ranieri si aggiudica la Coppa di Spagna in finale con l’Atletico Madrid. Pochi mesi dopo, con Cuper al posto di Ranieri, il Valencia batte 1-0 il Barcellona nella finale di Supercoppa di Spagna.

In virtù del 4° posto dell’anno prima la squadra di Mendieta affronta la Champions, e lo farà alla grande. Una cavalcata che travolge la Lazio ai quarti di finale e il Barcellona in semifinale con un perentorio 4-1 al Mestalla. In finale però nulla da fare contro il Real Madrid che si impone 3-0. Mendieta con Cuper e i suoi ci riprova l’anno dopo. Mendieta è un motorino inesauribile che sa dare anche il tempo alla squadra, passaggi infallibili e cecchino perfetto al dischetto. È ancora finale. Stavolta c’è un’altra big di fronte, il Bayern Monaco. Proprio Mendieta dopo 3’ segna il rigore del vantaggio poi pareggiato da Effenberg sempre dal dischetto. Finisce 1-1 al 90’ e ai supplementari. Si va ai rigori, ancora Mendieta non sbaglia ma Zhaovic e Carboni sì. È ancora parità dopo 5 penalty, si va a oltranza, l’errore fatale al Valencia è di Pellegrino. Per il secondo anno di fila il sogno Champions svanisce ma Mendieta viene eletto miglior centrocampista della Champions.

Intanto gli occhi di mezza Europa si sono posati su quel centrocampista infaticabile che corre per quattro. La Lazio di Cragnotti in particolare vuole Mendieta per rinverdire i fasti dello scudetto vinto appena un paio di stagioni prima. Lo paga la cifra record di 90 miliardi (circa 45/50 milioni di euro) per 8 milioni a stagione per 5 anni. Un salasso che costringerà la Lazio a vendere Fiore e Corradi al Valencia come parziale conguaglio di quella cifra. Ma c’è anche la clausola strana inserita dal Valencia: “non rivendibile al Real Madrid”.

La squadra è di prim’ordine, da Nesta a Crespo passando per Stankovic e Stam ma che ha perso Nedved e Veron. Gli scricchiolii già visti l’anno prima, nel post scudetto, verranno evidenziati ancora di più. In tutto questo Mendieta si rivela un peso più che quel valore aggiunto che si era dimostrato a Valencia. E non cambia molto nemmeno dopo l’avvicendamento in panchina tra Zoff e Zaccheroni. Mendieta non rende, è il fantasma di se stesso. Anzi, finisce per essere panchinato in più di un’occasione. È un flop totale, gioca solo 20 partite in A (27 in totale), tutte male, malissimo. Nei 4 in linea a centrocampo, Mendieta gioca un po’ centrale e un po’ sulla destra, ma non trova né campo né palla.

L’estate è tempo di Mondiali. Nonostante la stagione deludente alla Lazio, Mendieta non ha perso il posto nella sua Spagna. Segna un gol nel girone, nel 3-2 al Sudafrica, poi l’ultimo rigore, decisivo, nel successo agli ottavi sull’Irlanda. Ai quarti però non arriva nemmeno a tirare il suo penalty perché la Spagna viene già eliminata al quarto rigore dai padroni di casa della Corea del Sud. Intanto la Lazio decide che è meglio lasciar tornare Mendieta in Spagna. Lo prende in prestito il Barcellona si ritrova parzialmente, 33 presenze e 4 gol non bastano per il riscatto. Torna alla Lazio che lo manda in Premier League, a titolo gratuito pur di liberarsi del suo pesante ingaggio, al Middlesbrough. Dove torna a livelli accettabili, vincendo una Coppa di Lega, prima di ritirarsi nel 2008.

Appesi gli scarpini Mendieta ha cambiato quasi del tutto la sua vita. Un vero e proprio imprenditore di se stesso. Ha cavalcato la sua passione per la musica diventando un apprezzato dj in Inghilterra e dintorni. Ma non solo fa il commentatore tv, l’ambasciatore della Liga e dell’Uefa per i prossimi Europei del 2020, il proprietario di negozi a Londra. Un vero e proprio esempio per la gestione del post carriera tanto che la stessa Uefa la scorsa estate lo ha scelto come relatore al Financial Management Training, un programma che punta a formare i calciatori professionisti nella gestione delle proprie finanze per evitare di mandare in fumo tutti i guadagni durante la propria carriera in investimenti sbagliati.

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