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Chi controlla i conti delle società? Una riforma inutile e contraria alle norme, l'opinione dell'esperto

I rischi di autonomia per il mondo dello sport, come funziona oggi il Covisoc e i poteri della futura Commissione al centro delle polemiche

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Ettore Traini

Ettore Traini

Avvocato

Avvocato penalista ed esperto di diritto dello Sport. Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Milano; è stato anche sostituto procuratore federale Figc

“Non c’è alcun pericolo per l’autonomia dello sport perché la Commissione farà valutazioni oggettive, le Federazioni prenderanno decisioni. Rischio di squadre italiane fuori dalle competizioni internazionali? No, non ci sono norme in contrasto con l’autonomia dello sport”.

Queste le dichiarazioni rese dal Ministro Abodi dopo l’approvazione, da parte del Consiglio dei Ministri, della sua proposta di creare un organo deputato al controllo della gestione economico finanziaria delle società sportive professionistiche di calcio e basket. In realtà non è così.

Una riforma inutile e contraria alle norme vigenti

A fronte delle novità da ultimo introdotte, il controllo della gestione economica e finanziaria delle società di calcio e di basket viene sottratto alle rispettive federazioni, attraverso la creazione di un organo ad hoc, la “Commissione indipendente per la verifica dell’equilibrio economico finanziario società professionistiche”.

Si tratta di una vera e propria Autorithy e non di una Commissione, in quanto sarà dotata di poteri invasivi nella gestione dei club professionistici e ciò perché l’eventuale parere negativo espresso sarà vincolante ai fini dell’iscrizione ai campionati di riferimento.

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Non sarà neppure, nonostante la definizione di “Commissione indipendente”, un organo autonomo dal potere politico, posto che le nomine saranno tutte di diretta o indiretta provenienza governativa.

Le critiche e le controproposte del mondo sportivo

La riforma, così articolata, rappresenta pertanto uno schiaffo al Coni, alle Federazioni e alle società sportive perché, nonostante il confronto fra le parti in causa, Malagò e Gravina, da un lato, e Abodi e il Governo, dall’altro, nulla di quanto controproposto dai primi è stato recepito nel testo licenziato dal CDM.

Il Presidente del Coni Malagò, in particolare, aveva proposto che le nomine dei componenti di questa neonata Commissione fossero in maggioranza diretta espressione del mondo dello sport. Ciò non è avvenuto e le conseguenze in termini di lesione dei principi dell’autonomia e dell’indipendenza dello sport sono evidenti.

La sostituzione degli attuali organi di controllo, Covisoc e la Com.Te.C

Infatti, questa nuova Commissione, da un canto, sostituirà due organi che hanno operato con diligenza, autonomia, indipendenza ed efficienza, ossia La Covisoc (Commissione di Vigilanza sulle società di calcio professionistiche) e la Com.te.C (Commissione di controllo sulle società di pallacanestro) e, d’altro canto, sarà economicamente costosa, poiché per la gestione della stessa Commissione, a differenza degli attuali organi di controllo, si prevede una spesa iniziale di oltre 1,5 milioni di euro all’anno.

Quindi, a parte la mancanza di rispetto nei confronti di professionisti che hanno lavorato in modo corretto, leale, indipendente e a fronte di irrisori rimborsi spese, sarebbe stato preferibile potenziare gli organi di controllo già esistenti da anni e che ben hanno operato, anziché creare un nuovo e inutile organismo.

Fonte: ANSA

Andrea Abodi, ministro dello Sport

I poteri della Commissione

La nuova struttura avrà il compito di certificare la regolarità della gestione economica e finanziaria delle società professionistiche, mediante pareri obbligatori che saranno trasmessi alle rispettive federazioni sportive nazionali per l’adozione dei provvedimenti che riguardano l’ammissione, la partecipazione e l’esclusione dalle competizioni professionistiche, e di ogni altro provvedimento conseguente.

Autonomia e indipendenza dello sport

I poteri così delineati sono quindi particolarmente invasivi e minano l’autonomia dello sport, in quanto il controllo sulle società professionistiche è demandato ad un organo estraneo al mondo dello sport, nonché privo dei requisiti di indipendenza dal potere politico/governativo.

Nomina e composizione della Commissione

Ed infatti, la violazione dei principi di autonomia e di indipendenza è palese sol che consideri la composizione dei membri della Commissione tutti di nomina governativa, diretta o indiretta.

Questi, infatti, saranno sei, oltre al Presidente, due dei quali saranno membri di diritto, ossia il Presidente dell’Inps, di fresca nomina governativa, e il Presidente dell’Agenzia delle entrate, anch’egli di nomina governativa. Gli altri quattro saranno scelti tra professori, magistrati contabili, avvocati o commercialisti, dei quali però solo due saranno indicati dalle federazioni o dal Coni.

In particolare, gli enti sportivi presenteranno una rosa di cinque candidati e la scelta dei due membri verrà effettuata dal Mef (Ministero dell’economia e delle finanze). Quindi anche la nomina di questi due membri, in teoria indicati dal mondo dello sport, dovrà essere gradita al potere politico.

Norme internazionali violate

Tutto ciò è in palese violazione dei principi internazionali in tema di regolamentazione dello sport ed espone le Federazioni e le società sportive a possibili sanzioni di carattere sportivo.

Infatti, una Autorithy così articolata, priva dei requisiti di autonomia e indipendenza, si pone in contrasto con il divieto assoluto di ingerenza politica negli ordinamenti e nelle attività delle federazioni sportive (in questo caso Figc) così come previsto dagli artt. 14 e 15 dello Statuto Fifa.

Conclusioni

È possibile, a questo punto, sperare che, nel corso dell’iter di conversione del decreto-legge, il Parlamento possa apportare correttivi tali da garantire, quantomeno, la presenza in questa Commissione di una percentuale maggioritaria di soggetti nominati dal mondo dello sport e non di estrazione politica, il che consentirebbe di fugare lo sgradevole sospetto che la riforma sia stata fatta al solo fine di sottrarre, a favore della politica, la gestione economico finanziaria dello sport.

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