Mario Cipollini in un’intervista alla Gazzetta dello Sport fa un appello al mondo del ciclismo in piena emergenza Coronavirus: “In questo momento mi sento il c.t. della generosità del ciclismo. E dico: dove siamo noi ciclisti nella tragedia dell’Italia di oggi? Su, muoviamoci, apriamo il portafogli, diamoci da fare. Dobbiamo essere per lo sport quello che hanno fatto Fedez e la Ferragni. Se abbiamo una coscienza al di là dei nostri egoismi, muoviamoci. Lo dobbiamo alla gente di questa nazione”.
“Nessuno può restare indifferente a quanto accade in Italia – continua Re Leone -.E le persone che soffrono, che lottano negli ospedali per noi, sono le stesse che vengono sulle strade a incitarci,a tifare per noi. Noi siamo vivi, come movimento, grazie a questa gente: noi esistiamo grazie a loro. Tanti, tantissimi ci hanno accolto nelle loro case anche solo per cambiarci, per farci una doccia: me lo ricordo bene, io, al Giro di Sicilia nel 1989. Il pubblico ha dato un valore al nostro mondo, e noi ora dobbiamo ridare quello che abbiamo avuto”.
Cipollini è stato operato due volte al cuore negli ultimi cinque mesi: “All’ospedale cardiologico Lancisi di Ancona ho conosciuto medici, infermieri e personale paramedico che lavorano con abnegazione, con passione. Persone che danno affetto a tutti alla stessa maniera. Ho toccato con mano quanto sia straordinaria la Sanità in Italia. Il mio malanno è niente rispetto al coronavirus, ma comunque ho rischiato di rimanerci, e sono qui, vivo, grazie alla Sanità italiana.Per questo io per primo sono pronto a dare, a donare. Apriamo subito un conto corrente, coinvolgiamo la Federciclismo, l’Associazione dei corridori, il Giro d’Italia, i big del gruppo, da Nibali a Viviani e Trentin. Svegliamoci.Mi ha sorpreso questo attendismo”.
“Ma capisco gli atleti, lo sono stato anch’io. Sono concentrati sul loro mondo, quando si riprende, se e come si riparte, fanno i rulli, pensano agli obiettivi. Ma non posso pensare che non guardino a che cosa succede intorno. Ognuno cerca di salvare la propria attività,è normale, ma adesso la priorità è la salute. Il ciclismo è lo sport del popolo e deve fare qualcosa per l’Italia. Questo è il momento di essere una vera squadra. E’ la volata più importante che dobbiamo vincere. E, partendo dalla mia esperienza di paziente, dico che il ciclismo deve diventare una coronaria di generosità che arrivi al cuore della gente. Raccogliamo fondi, compriamo respiratori, facciamo qualcosa”.
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