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Covid, che sofferenza: Berrettini racconta il suo calvario

Dopo il match contro Davidovich Fokina agli US Open, il tennista romano è tornato sul difficile periodo vissuto nei giorni di Wimbledon.

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I quarti di finale raggiunti agli US Open battendo Davidovich Fokina rappresentano certamente una forma di riscatto e una prova che il peggio è alle spalle per Matteo Berrettini, protagonista purtroppo di un periodo per nulla facile a luglio quando il Covid ha deciso di mettersi in mezzo fra lui e la sua scalata ai vertici del tennis mondiale.

Covid pre-Wimbledon, le difficoltà di Berrettini

La positività al Covid è arrivata come un fulmine a ciel sereno prima di Wimbledon, torneo che il romano aveva messo nel mirino dopo un filotto di vittorie su erba e che invece, a malincuore, è stato costretto ad ammirare da casa.

Alla delusione per il forfait si è poi però aggiunta la sofferenza prodotta dalla malattia, un aspetto sul quale Berrettini non si è voluto soffermare fino ad oggi.

“Ero malato. Avevo davvero la febbre alta. Sentivo come se tutte le mie ossa fossero rotte. È stata davvero dura” ha raccontato il classe 1996 rivelando le difficoltà avute nel contrarre la malattia.

La sensibilità e l’attenzione di Berrettini per il Covid

Anche indotto dai sintomi, Berrettini dunque si è volontariamente sottoposto a un tampone nonostante non vi fosse una normativa che l’obbligasse a farlo e a ritirarsi dal torneo.

In questo caso, quindi, è il buon senso ad aver guidato il tennista romano, più sensibile di altri sul tema coronavirus anche a causa di alcune esperienze che l’hanno toccato nel profondo nei mesi precedenti.

“Mi sono fatto il test, perché penso che fosse la cosa giusta da fare, perché avevo dei sintomi. Sono molto sensibile al Covid. Avevo amici, fortunatamente non ho perso nessuno per Covid, e ringrazio Dio per questo, ma ho persone che hanno perso persone per Covid. Sono molto sensibile a questo e lo sapevo che facendo il test se sei positivo sei fuori” ha affermato Berrettini.

“Penso che anche se non mi fossi fatto il test, avrei fatto bene a ritirarmi perché mi ci sono volute tre settimane per rimettermi in forma e non so cosa sarebbe successo se avessi giocato, forse avrei potuto avere più strappi e roba del genere. Penso di aver fatto la cosa giusta. Ovviamente ora ho una motivazione in più”.

L’obiettivo di Berrettini: il riscatto agli US Open

La motivazione, una volta superato l’ostacolo Covid (non l’unico affrontato negli scorsi mesi vista anche l’operazione a cui l’allievo di Santopadre è stato costretto a sottoporsi), potrebbe spingere Berrettini a centrare il bersaglio grosso agli US Open, torneo dove, nonostante qualche up&down, si è trascinato di forza fino ai quarti di finale che lo vedranno opposto a Casper Ruud.

Il norvegese, vittorioso a fine luglio contro di lui a Gstaad, guida 3-2 i precedenti ma Berrettini ha dalla sua una convinzione e una fiducia ritrovate oltre, ovviamente, alle armi per far molto male allo scandinavo sul cemento.

“Abbiamo un gioco simile. Ci piace giocare, ci piace correre intorno ai nostri dritti, dare molto effetto alla palla ed essere aggressivi. Penso che la chiave sia come essere aggressivo più di lui. […] Sono sicuro che sarà una grande partita” ha chiosato un Berrettini più determinato che mai.

Covid, che sofferenza: Berrettini racconta il suo calvario Fonte: Getty

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