Fukuoka, Giappone. Giorno 8. Va quasi tutto di traverso: il caffè mentre Sara Franceschi è in vasca è la pensata migliore. Quel tocco di zucchero e proteine – frutta fresca e secca – con la 4×100 mista maschile, no. Si ingolfa, come l’ovosodo di Virzì. Mi appunto qualche parola: wabi-sabi, harakiri, shoganai, kintsugi, kokoro.
Benedizione e maledizione fanno la staffetta binaria: il passaggio è repentino, perfetto, al centesimo. Dal distinto al disastro.
(WABI-SABI, l’importanza dell’imperfezione). Sara si accolla l’Italia nella prima parte di programma: dorso e farfalla – lo vedi – sono come la cryptonite per Superman.
Pesca dal fondo del barile a ogni slancio e ci sta dentro: la capacità di soffrire e tenere botta. Poi s’affida al meglio che ha: quando fa la rana, capisci che se la gioca benissimo. Il passaggio a stile libero la stabilizza. Sesto crono assoluto, si prende l’ultimo atto.
Da ora ai prossimi 120 minuti diventa solo questione di testa. Alle 14.01 diventerà un fatto personale: podio sì o podio no, anche stavolta, non restituirà la misura di niente. La sfida è con se stessa: il resto, sarà grasso che cola.
A Rio 2016 era la più bimba di tutta la compagine azzurra, poi s’è talmente spenta che continuare o smettere è stato un tale dilemma che lei, Sara, per un paio di anni buoni non lo sapeva mica cosa fare da grande.
C’è stato un momento in cui il nuoto era un rigetto: avrà pensato a tutto, in quegli istanti. Il medico, la cameriera, l’avvocato, la pierre: qualunque cosa le sarà sembrata meglio della prospettiva di una decina d’anni in vasca.
Invece quel torpore è stata una nuvola di passaggio: quando le è tornato il sole dentro, Franceschi ha iniziato a brillare di luce propria. Il bronzo europeo dell’anno scorso – distanza dimezzata rispetto a oggi – sta sempre lì a ricordarle che, se hai 23 anni, anche responsabilità pressioni è meglio viverle col sorriso e con la leggerezza.
Il nuoto, certe volte: la sfiga nello sport – e in tutto il resto – ci vede sempre benissimo. Capita che non ci puoi fare molto. Per dire: fai la farfallista e incappi negli anni d’oro di Sarah Sjoestroem. Sei una dorsista che eccelle ma finisci nell’epoca di Kaylee McKeown. O un ranista che se la può giocare e tra le bracciate ti ritrovi Qin Haiyang.
Provateci a essere Felice Gimondi ai tempi di Eddy Merckx; Dani Pedrosa nell’epopea di Valentino; Vallteri Bottas quando Lewis Hamilton cannibalizza i Mondiali a venire.
(HARAKIRI, universale). Però il disastro azzurro della 4×100 mista, con la sfiga, non c’entra. C’è altro nella debacle dei campioni del mondo in carica – Budapest 2022 -, fuori da una finale che attendevamo con trepidazione. Il crono, per esempio: Thomas Ceccon, Nicolò Martinenghi, Piero Codia e Manuel Frigo non vanno oltre in nono tempo assoluto. È un 3’33’’54 distonico rispetto al 3’27″51 che l’anno scorso gli era valso il record europeo.
Rispetto a un anno fa mancavano Federico Burdisso e Alessandro Miressi ma Codia e Frigo si sono mangiati – in due – giusto un paio di secondi rispetto ai tempi degli assenti. Il resto dell’ammanco sta tutto nell’opacità di Ceccon e Martinenghi che non hanno girato.
(SHOGANAI, l’inevitabile). Nell’omologa prova al femminile, undicesimo piazzamento in semi per Margherita Panziera, Martina Carraro, Ilaria Bianchi e Sofia Morini. 4’00’’67, serviva fare meglio di poco più di un paio di secondi per staccare il pass finale.
(KINTSUGI, di come la luce filtri dalle crepe). Ceccon è anche filo conduttore tra delusione e speranza: almeno lui può riscattarsi. La finale dei 50 dorso può viverla da protagonista, il podio è alla portata.
(KOKORO, la testa e il cuore). Il meglio ce lo teniamo alla fine: Benedetta Pilato e Anita Bottazzo per andare a medaglia nei 50 rana. Fare all in sulla 18enne pugliese è tutto ciò che ci resta: detiene il primato mondiale di specialità ex aequo con la lituana Ruta Meilutyte che il tempone di 29’’30 glielo ha sbattuto sul muso in semifinale. Benedetta è una di carattere: se ne ha, l’orgoglio sarà valore aggiunto.
È un oro che non ha ancora vinto ma i conti con Benedetta li faranno in tante, oggi e nel prossimo futuro. Lei, sicuro, lo smalto celebrativo in valigia lo ha messo nel viaggio di andata.
Per Anita è diverso: scevra da pressioni, se la può godere veramente.
Risultati e medaglie di domenica 30 luglio
50 dorso maschili, finale
- ORO Armstrong (Usa) 24”05
- ARGENTO Ress (Usa)
- BRONZO Xu (Chi)
50 rana femminile, finale
- ORO Meylutyte (Lit) 29’’10 NUOVO RECORD DEL MONDO
- ARGENTO King (Usa)
- BRONZO Pilato (Ita)
1500 stile libero maschile, finale
- ORO Hafnaoui (Tun) 14’31″54
- ARGENTO Finke (Usa)
- BRONZO Short (Aus)
50 stile libero femminile, finale
- ORO Sjoestroem (Sve) 23’’62
- ARGENTO Jack
- BRONZO Zhang (Chi)
400 misti femminile, finale
- ORO McIntosh (Can) 4’27’’11
- ARGENTO Forrester (Aus)
- BRONZO Grimes (Usa)
4×100 misti maschile, finale
- ORO Usa 3’27’’20 NUOVO RECORD DEI CAMPIONATI
- ARGENTO Cina
- BRONZO Australia
4×100 misti femminile, finale
- ORO Usa 3’52’’08
- ARGENTO Australia
- BRONZO Canada