Cadono teste di serie come le foglie a Washington, tanto che Sinner e Alcaraz nel loro “buen retiro” europeo continuano a farsi la stessa domanda: chi potrà mai essere il vero rivale sul cemento nordamericano in vista dei tornei di Cincinnati e Flushing Meadows? Perché dopo Fritz (e Medvedev, sebbene quest’ultimo in caduta libera da un po’) anche Ben Shelton ha deciso di iscriversi al club dei “vorrei, ma non riesco”. Battuto da Davidovich-Fokina nella semifinale del torneo della capitale federale, buttando alle ortiche l’opportunità di mandare un segnale alla coppia d’oro del tennis contemporaneo (e alla sua Race to Turin).
- Davidovich-Fokina è la bestia nera: Ben sempre ko. con l'iberico
- De Minaur sul cemento ha vinto più di tutti nel 2025
- Toronto, chi parla? Riecco Zverev (e pure Fritz)
Davidovich-Fokina è la bestia nera: Ben sempre ko. con l’iberico
Invero c’è qualcosa che sfugge nella narrazione delle sfide tra lo spagnolo più atipico del circuito (perché sembra prediligere più il cemento alla terra rossa…) e lo statunitense con i capelli ricci, sempre uscito sconfitto nei tre precedenti disputati. E che pure stavolta cede abbastanza nettamente in due set, complice una percentuale bassissima di punti realizzati con la prima di servizio (55% appena), decisamente inusuale per le sue abitudini.
Pesano enormemente anche i 35 errori gratuiti contro i 20 di un Davidovich-Fokina solido come non mai, deciso a sfatare il tabù del primo torneo vinto in carriera, sebbene intanto sa già che da domani varcherà per la prima volta le soglie della top 20 mondiale. Lo spagnolo così, dopo aver estromesso Fritz, s’è confermato essere un’autentica bestia nera per i giocatori di casa: 6-2 7-5 il punteggio di un match che nel primo set s’è giocato solo nei primi 4 turni di battuta, perché nel quinto e nel settimo gioco l’iberico ha piazzato due break mortiferi.
Nel secondo Shelton ha provato a invertire la rotta, ma nel settimo gioco ha perso di nuovo il servizio, pur trovando il modo per contro brekkare in quello successivo. L’undicesimo game ha però nuovamente messo alla berlina uno Shelton falloso e poco efficace al servizio, costretto alla resa senza troppi appelli. Sulla strada che conduce agli US Open, un deciso campanello d’allarme.
De Minaur sul cemento ha vinto più di tutti nel 2025
A conti fatti, Sinner e Alcaraz forse si stanno convincendo che tolto Djokovic (che pure rappresenta ormai un’incognita a tutti i livelli, centellinando al massimo gli impegni) forse la vera mina vagante sul cemento potrebbe essere rappresentata da Alex de Minaur. Che pure a Sinner non può fare troppa paura (0-10 nei confronti diretti), ma che intanto stanotte sfiderà proprio Davidovich-Fokina per il titolo 500 del Mubadala Citi DC Open dopo il successo per 6-4 6-3 su Corentin Moutet.
L’australiano invero non ha disputato un gran partita, costretto spesso e volentieri a forzare le giocate da un Moutet che ha provato a metterlo in difficoltà soprattutto sul rovescio. Alla fine però Devil ha trovato la vittoria numero 21 in stagione sul cemento (nessuno come lui), a riprova di un feeling che nei prossimi appuntamenti (è iscritto anche a Toronto) potrebbe pagare. Lo dice anche il ranking: mal che vada domani sarà di nuovo in top 10, ma dovesse vincere la finale il balzo sarebbe fino alla numero 8 occupata da Rune.
Toronto, chi parla? Riecco Zverev (e pure Fritz)
Toronto, insomma, diventa l’occasione per provare a rivedere le gerarchie dei potenziali “terzi incomodi” nel dualismo che ormai regna senza rivali nel circuito ATP. In Canada si rivedrà Zverev, che spera di ritrovare sul cemento le sensazioni perdute sulla terra (nonostante la vittoria a Monaco di Baviera di aprile) e poi solo a tratti mostrate sull’erba con la finale di Stoccarda persa con Fritz e la semifinale di Halle (ko. con Medvedev).
Ci saranno anche Fritz e Shelton, oltre a de Minaur, e magari tra una settimana si potranno capire meglio i valori in gioco. Anche se per ora Sinner e Alcaraz possono dormire sonni apparentemente tranquilli.