Carlos Alcaraz è il primo finalista del Masters 1000 di Montecarlo. Prima finale in carriera nel prestigioso torneo monegasco per il murciano, la seconda dell’anno dopo quella vinta a Rotterdam. Di sicuro la più importante. Finale raggiunta grazie al successo in due set sull’amico e connazionale Alejandro Davidovich Fokina, ottenuto al termine di una partita dominata in lungo e in largo, ma vinta soltanto dopo due ore e nove minuti estenuanti, quasi interminabili. Una superiorità che Carlitos non è riuscito a tradurre pienamente sul campo anche a causa dei suoi ormai proverbiali blackout.
- Montecarlo, la partenza bruciante di Alcaraz
- Davidovich Fokina lotta, ma la spunta Carlitos
- I derby surreali del tennis: silenzio totale sugli spalti
Montecarlo, la partenza bruciante di Alcaraz
Pronti via e Alcaraz in neanche dieci minuti è già sul 3-0, grazie a un break piazzato al secondo gioco del match. Sembra il preludio a una fuga verso una comoda vittoria, invece Carlos va incontro al primo dei tanti “addormentamenti” del suo pomeriggio. Davidovich Fokina riesce a strappargli il servizio e a rimettersi in carreggiata, trasformando il primo set in un duello punto a punto. A ogni accelerazione Alcaraz minaccia di riscappar via, il problema è che quasi a ogni bella giocata faccia seguito una fesseria: tie-break. Che il numero 3 della classifica mondiale stravince: 7-2.
Davidovich Fokina lotta, ma la spunta Carlitos
Nel secondo set altra partenza imperiosa per Carlitos, che riesce subito a strappare il servizio all’amico rivale. Poi, però, il match di Alcaraz si trasforma in una gestione tranquilla del vantaggio, mentre ogni turno di battuta di Davidovich Fokina si risolve in un’estenuante maratona, con giochi che si protraggono per otto o dieci minuti, anche più. Ci vogliono sei matchpoint prima che Carlitos si scuota dall’ennesimo sonnellino e chiuda la pratica: 7-6 6-4, in attesa della seconda semifinale tra Lorenzo Musetti e Alex de Minaur.
I derby surreali del tennis: silenzio totale sugli spalti
E se Alcaraz fosse stato contagiato dal clima da pennichella del Ranieri III? Il derby spagnolo con Davidovich Fokina (i due sono molto amici, sono stati entrambi al matrimonio dell’altro) si è giocato in un silenzio surreale, che è un po’ la caratteristica di tutti i derby del tennis: lo era stato anche per il match tutto italiano tra Musetti e Berrettini. Quando giocano due tennisti della stessa nazionalità, i “tifosi” si mantengono neutrali e non tifano, quasi non esultano neppure dopo un punto. E ne viene fuori spesso un match giocato a porte chiuse, col rischio che chi è in campo prenda sonno.