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Federico Buffa racconta Gigi Riva e punzecchia i calciatori di oggi

Il celebre cantastorie dello sport ha presentato a Milano il documentario dedicato a 'Rombo di Tuono'.

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Federico Buffa racconta Gigi Riva e punzecchia i calciatori di oggi Fonte: ANSA

A margine della presentazione del documentario di Sky Sport “Federico Buffa racconta Gigi Riva, l’uomo che nacque due volte” al ‘Cinemino’ di Milano, il noto ‘cantastorie’ dello sport ha raccontato emozioni e sensazioni di quello che è, di fatto, un tributo a uno dei suoi idoli, iniziando dalla notizia data al termine della proiezione dal patron del Cagliari, Tommaso Giulini, cioè la decisione di nominare lo stesso Riva presidente onorario del club il prossimo 18 dicembre.

“Chissà come lo hanno convinto! – ha esordito Buffa, nell’intervista concessa a ‘Sportal.it’, facendo riferimento al carattere introverso del grande campione degli anni 60/70 – E’ una notizia bellissima, che tra l’altro arriva in coincidenza con il centenario del club e l’anniversario dei cinquant’anni dallo scudetto. Credo, per quello che è il suo carattere, che accetterà con grande entusiasmo questo ruolo, un entusiasmo composto e da fuori quasi impercettibile, ma in realtà molto grande”.

Sul documentario curato con la preziosa collaborazione della sorella di Gigi Riva, la signora Fausta, e di figli di ‘Rombo di Tuono’, Buffa ha aggiunto: “Più che la responsabilità di raccontare la sua storia, sentivo la difficoltà di raccontarla in modo asettico. Riva è sempre stato un mio idolo, speravo di contenere le mie emozioni”.

Buffa ha poi parlato dell’importanza del Cagliari nella geografia del calcio italiano: “Il Cagliari entrò nel grande calcio italiano con la prima promozione in Serie B negli anni ’30, e l’allenatore di quella squadra era Erno Erbstein, che sarebbe diventato la celebre guida tecnica del Grande Torino. Quando parliamo delle cosiddette squadre di provincia, è interessante riscoprire come queste società siano state fondamentali per diffondere la cultura sportiva in Italia. Aggiungo poi che tenevo tantissimo, in fase di realizzazione del documentario, a sottolineare l’orgogliosa differenza, non la diversità, fra la Sardegna e il resto d’Italia: un aspetto estremamente affascinante”.

Se durante la sua carriera da calciatore aveva ben pochi rivali, a oltre quarant’anni dal suo ritiro, secondo Buffa, Riva non ha eredi che possano ricordarlo da vicino: “Una carriera come la sua per un calciatore di pari livello è assai improbabile: non parlo solo di capacità sportive o carisma, parlo proprio di un grande campione capace di non abbandonare la cosiddetta ‘provincia’ per le luci della ribalta di una grande squadra. Il suo procuratore arriverebbe e lo metterebbe in difficoltà, spingendo per il trasferimento”.

“La Juventus, all’epoca, avrebbe sacrificato l’impossibile per ottenerlo – ha spiegato poi Buffa -. Ma Riva, per carattere, avrebbe sentito l’eccessivo peso di un trasferimento record. Oggi, invece, il calcio è visto esattamente all’opposto perché i calciatori, molto spesso, si sentono molto più forti del loro valore effettivo. Ma è un mondo che non c’è più e non può tornare: in fondo è giusto così, perché queste storie ci permettono di raccontare che mondo sia esistito prima di quello che viviamo oggi”.

SPORTAL.IT

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