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Fiandre, il pronostico di Maertens

Il due volte campione del mondo: "Punto su Van Aert e sulla Jumbo-Visma, il Belgio ama il ciclismo per cultura, storia e mentalità".

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Fiandre, il pronostico di Maertens Fonte: Getty Images

Il due volte campione del mondo Freddy Maertens (che ha curiosamente preceduto una volta Francesco Moser, l’altra Giuseppe Saronni), detentore del maggior numero di tappe vinte in un Grande Giro (13 nella Vuelta 1977), fa le carte al Giro delle Fiandre, una delle due Classiche da lui sfiorate assieme alla Parigi-Roubaix: “Per alcuni anni sono stato il custode del Museo di Oudenaarde, vicino al traguardo della Ronde, dedicato al Giro dell Fiandre. Per me il favorito è Wout Van Aert: gli altri sono Van Der Poel, Pogacar e Alaphilippe, che ha vinto due Mondiali come me; mi piacciono tutti e quattro, ma se lo meriterebbe Van Aert e così la sua squadra, la Jumbo-Visma. E’ la migliore in gruppo. La Gand-Wavelgem lasciata a Laporte? Sono decisioni tutte tue, se si è sentito di fare così, ha fatto bene; Laporte darà il massimo per lui, le spiegazioni di Wout mi hanno convinto” esprime il suo pensiero a ‘La Gazzetta dello Sport’.

Maertens si è rialzato dopo una fine di carriera difficile e ama ancora il ciclismo: “Ho avuto problemi che ho superato con la forza di volontà e l’aiuto della mia famiglia; non vado quasi più in bici, ma mi tengo in forma e seguo le corse. In gruppo mi sembra sia ritornato lo spirito di quando correvo, i campioni vogliono vincere sempre, non si allenano in gara e basta. Ai miei tempi era uno sport più duro, adesso ci sono migliori conoscenze: allora era un ciclismo più selvaggio. Non ho rimpianti, ho cominciato a vincere presto, come stanno facendo adesso i vari Evenepoel e Pogacar: il successo più bello è stato il Mondiale di Praga nel 1981, arrivato qualche anno dopo l’infortunio al Giro d’Italia che mi aveva condizionato parecchio. Non c’ero solo quando hanno perso Moser e Saronni, ma anche quando vinse a Barcellona Felice Gimondi, era il 1973: stavo tirando la volata a Merckx, ma quel giorno non era in condizione di vincere. Il Belgio ama il ciclismo per storia, cultura e mentalità”.

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