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La storia di Gaetano Auteri, allenatore del Mezzogiorno

Gaetano Auteri è un allenatore iconico della Serie C. Personaggio un po' burbero, spesso anche filosofo nei modi di raccontare il calcio.

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Simone Biancofiore

Simone Biancofiore

Giornalista

Laureato in Scienze della Comunicazione all'Università di Bologna. Il calcio è da sempre una grande passione. Scrivere di calcio? Merito di mio nonno, gli devo tanto.

La storia di Gaetano Auteri, allenatore del Mezzogiorno Fonte: Imago Images

Chi è Gaetano Auteri

C’è chi lo definisce un narcisista, altri dicono che abbia semplicemente un carattere assai difficile da gestire. L’impressione è che sia un grande conoscitore del gioco del calcio e che sia in grado di mettere in difficoltà chiunque. Ne sanno qualcosa i giornalisti. Spesso, nel suo modo di esprimersi, sembra essere quasi un filosofo. Dimostra essere molto bravo nella dialettica, anche se molto frequentemente si scontra con chi lo attacca.

Le sue corde vocali fanno capire da subito che è un accanito fumatore: “Alle sigarette davvero non riesco a rinunciare. Mi piace, mi rilassa. Anche prima della partita, mi nascondo dietro la panchina e do due o tre tiri, poi la spezzo così nessuno vede niente”.

Amante e difensore delle sue idee, alcuni suoi ex calciatori dicono come non sia una persona che fa molti complimenti. Gaetano Auteri è un personaggio con una certa personalità, forse anche da vendere. La qualità che lo ha contraddistinto negli anni è senza alcun dubbio la sua coerenza.

Nasce il 21 luglio 1961 in Sicilia. Precisamente a Floridia, cittadina di 20mila anime in provincia di Siracusa. Ha sempre amato il pallone: Il calcio mi fa sentir bambino, felice e appassionato. La sana brama di vittoria è vita pura. Ma vincere significa esser superiore all’avversario, dell’uno a zero tutti dietro la linea della palla, cosa me ne faccio?”. La sua carriera da giocatore si interrompe molto presto. A 31 anni deve dire stop al calcio giocato per un problema alle ginocchia.

Il suo è stato un percorso assai discreto, non lineare nelle prestazioni ma sempre tra la Serie B e la Serie C. Ruolo attaccante, si è messo in evidenza nella sua terra, in C1, con la maglia del Siracusa. Beppe Marotta, ai tempi direttore sportivo del Varese, in lui vede qualcosa di importante e lo porta in terra lombarda. La prima annata fu molto positiva; segna all’esordio il gol vincente contro la Cremonese e, a fine stagione, mette a referto 8 gol, di cui uno in Coppa Italia.

Il Varese sfiora anche la Serie A concludendo il campionato di B al 4° posto in classifica. In Lombardia ci resta altre due stagioni e dopo 102 presenze e 23 reti segnate approda al Genoa con il club rossoblù che riesce a superare la concorrenza di Fiorentina e Lazio. In Liguria non fu una parentesi positiva, appena sei reti in due stagioni. Poi ecco l’arrivo al Monza che permetterà ad Auteri di vincere la C1 e la Coppa Italia. Nella fase conclusiva della carriera fa ritorno nella sua terra nativa indossando le casacche di Palermo, Licata e Leonzio.

Gaetano Auteri allena la Nocerina Fonte: Getty Images

La carriera da allenatore di Auteri

Don Tano è il suo soprannome. Auteri è uno che si può benissimo definire l’allenatore del Mezzogiorno. Infatti, nella sua lunga carriera, non è andato oltre Latina e Pescara. Nel palmarès ci sono ben 5 titoli e di questi, 3 sono campionati di Serie C.

Facciamo, però, un passo indietro. Il suo non è un inizio immediato nel ruolo di allenatore. Nell’Atletico Catania, infatti, è preparatore dei portieri. Approda nel Ragusa come primo per poi trovare una piccola consacrazione nel triennio 1998-2001 nell’Igea Virtus. Un’esperienza positiva: in 34 partite totali, una media punti di 1,41 e vincerà un campionato di Serie D per poi ottenere un ottimo 6° posto in in C2.

Sembra il preludio di una carriera destinata ad essere un’ascesa continua. Allena Avellino e Crotone ma non sono annate positive. Auteri decide quindi, di rimettere tutto in discussione, soprattutto la sua persona. Torna nella sua Sicilia, nei dilettanti e nella sua Siracusa. Qui ritrova la sua dimensione, forse sé stesso.

L’altro momento top della sua carriera è l’esperienza sulla panchina del Gallipoli. Stagione 2005/06, l’imprenditore pugliese Vincenzo Barba ha in mente un progetto assai ambizioso con l’obiettivo di portare in Serie B il club per la prima volta. Auteri vince Coppa Italia e la C2 – girone C. Lo fa con tre giornate d’anticipo e senza mezze misure avendo il miglior attacco e la miglior difesa. La stagione successiva non va secondo i piani dell’imprenditore pugliese, il Gallipoli non lotta quasi mai per le zone nobili della classifica. Auteri viene esonerato a metà stagione, salvo poi essere richiamato e concludere il campionato all’11°posto. Un’altra delusione.

Nonostante col tempo e con i risultati, si sia costruito una reputazione di primissima fascia, farà un “triplo salto mortale all’indietro”, sarà proprio Auteri a definire la sua scelta con queste parole. Torna in Serie D nella sua amata Siracusa. Il posto sicuro, un club dove spera di rimettere tutto in ordine. Due stagioni che saranno da incorniciare perché dopo ben 14 anni di attesa riporta il Siracusa in C2. Anche se nel mezzo c’è anche un qualcosa che segna la sua avventura in terra sicula.

A marzo, con 14 punti di distacco sulla seconda, decide di dimettersi per incongruenze e disappunti con la dirigenza. Fu lui stesso a svelare tutto: “Non condivido certe scelte da parte della società, non mi trova d’accordo il modo in cui arriva a prendere certe decisioni. Per questo motivo, lascio il Siracusa. Vado via, sapendo di non creare grossi problemi, perché questa squadra ha ormai vinto il campionato”.

Nel 2009, ecco un’altra chiamata importante. Questa volta dalla Calabria: Catanzaro. La stagione regolamentare di C2 si chiude con un buon 2° posto, a 4 punti di distanza dalla Juve Stabia che vincerà quel campionato. Il dramma sportivo si materializza nei play-off. Nella doppia semifinale supera con il minimo risultato (1-0 in entrambe le partite) il Barletta. La finale, il confronto contro la Cisco Roma, è una mazzata. Al Flaminio i laziali in 36’ minuti mettono a segno già tre reti, Franchini cala il poker al 89’.

Nella sfida di ritorno la squadra di Auteri, grazie alle doppiette di Corapi e Montella, realizza quattro gol ma che non servono a nulla per ribaltare il risultato. La Cisco, grazie alle marcature di Franchini e Lanteri, perde 4-2 e conquista la promozione in C1 grazie al risultato dell’andata.

Verrebbe da dire: “destino beffardo”. Invece no. Nel 2010 c’è un’altra svolta nella carriera di Auteri. La Nocerina viene ripescata in C1 e il club campano decide di ripartire proprio da Don Tano. Il mercato, come spesso è successo, porta ad Auteri giocatori non di primissima fascia. In quell’annata emerge un’altra bravura dell’allenatore siciliano: valorizzare calciatori di questo tipo. Arrivano Di Maio e De Franco in difesa, Alessandro Bruno a centrocampo, Maikol Negro ed Emanuele Catania in attacco. Quella squadra, che davanti aveva anche un certo Luigi Castaldo. Risultato? Vince il campionato con quattro turni di anticipo. Ben 72 punti conquistati, undici in più rispetto al Benevento.

Auteri ha finalmente modo di esordire da allenatore, l’anno successivo, in Serie B. Nelle prime 21 giornate conquista appena 16 punti, uno score che spingerà il presidente Giovanni Citarella ad esonerare l’allenatore siciliano dopo un Nocerina-Pescara perso 4-2. Viene richiamato dopo un paio di giornate, ma la stagione terminerà con la retrocessione in Serie C. Riparte dalla terza serie, arriva fino alla doppia semifinale playoff, persa poi a discapito del Latina.

L’anno successivo riparte proprio dal Latina, squadra neopromossa in B. Un’esperienza molto breve perché dopo 3 partite (1 pareggio e 2 sconfitte) Auteri viene esonerato. Ecco dunque il Matera. In Basilicata compie un altro mezzo miracolo visto che arriva fino alla semifinale playoff persa poi ai rigori contro il Como.

La possibilità Benevento e il ritorno in Lucania

La stagione 2015/16 è quella in cui il Benevento vuole scrivere una pagina di storia, con il club campano che mette nel mirino la Serie B, categoria mai raggiunta nella storia. Vince il campionato di Serie C con 70 punti, a +5 dal Foggia e a +7 dal Lecce. Ciò che è clamoroso è quello che accade a giugno, con Auteri che rassegna le dimissioni. Una scelta che significa anche la possibilità di giocarsi la Serie B. La colpa? Oreste Vigorito, presidente storico e personaggio a cui Auteri era molto legato. Il club passa nelle mani (anche se non completamente) di Fabrizio Pallotta. Con il tecnico siciliano non corre buon sangue con Don Tano che sarebbe rimasto solamente con Vigorito unico presidente.

Nel biennio successivo torna a Matera. Il primo anno raggiunge il 3° posto a 65 punti, mentre il secondo è quello della salvezza. Il 2018 è l’anno del ritorno al Catanzaro, Auteri ricorda: “Dieci anni fa partimmo con 220 paganti alla prima di campionato e finimmo con quasi 5mila catanzaresi al Flaminio di Roma a giocarci la promozione. Quella partita fu un disastro, davvero, a distanza di tutto questo tempo non trovo ancora parole per spiegarmela. Dicono che qualche giocatore abbia addirittura preso dei soldi, non lo so e ormai non mi interessa. Quello che so è che sette o otto giocatori fecero degli errori pazzeschi, mai visti, era un gruppo allo sbando purtroppo”. Arriva un altro 3° posto dopo aver lottato con la Juve Stabia per la vetta, ai playoff Auteri si arrende alla FeralpiSalò.

Negli ultimi anni ha avuto la possibilità di sedersi su panchine molto prestigiose. Prima su quella del Bari, poi su quella del Pescara dove ha raggiunto quota 700 panchine nella partita contro l’Olbia e infine su quella del Messina. Tutte hanno avuto lo stesso epilogo che si racchiude nella parola fallimento.

Gateano Auteri allena il Bari Fonte: Getty Images

Il 3-4-3: il mantra di Auteri

L’allenatore siciliano è noto per il 3-4-3. Un modulo che ha utilizzato la prima volta ai tempi del Ragusa. Per necessità, contro il Rosarno, è quasi costretto ad utilizzare questo schieramento: “Sabato, per la rifinitura al campo, mi metto a fare la somma tra squalificati, febbricitanti, indisponibili eccetera. Mi dico: ‘l’unico modo in cui li posso mettere in campo per valorizzarne le caratteristiche è se ci mettiamo a tre dietro e a tre davanti’”. Una scelta che porta la squadra ad un successo per 2-0.

Non dà continuità a quell’intenzione, salvo poi riprendere la faccenda nel 2002, quando era sulla panchina del Crotone. Affronta, in una gara amichevole, il Foggia di Pasquale Marino. I pugliesi si schierano con il 3-4-3 e lui ricorda la terribile fatica nell’affrontare quella squadra sistemata in quel modo. Da lì in poi diventerà il suo credo calcistico che ha poi spiegato durante un programma televisivo in questo modo:

“Io amo che le mie squadre siano nella fase di possesso, che possano cominciare il gioco da dietro e tre difensori che si aprono e prendono l’ampiezza e la larghezza del campo non sono facilmente attaccabili. Nel momento in cui la mia squadra attacca, i miei tre difensori li voglio sempre delegati alle chiusure preventive. Due non bastano. Con la difesa a quattro potrebbero nascere degli equivoci. Mi piace tenere in uno stato di allerta gli avversari, quindi giocare con tre davanti. Negli ultimi 25 metri tre difensori non bastano a chiudere gli spazi, hanno la necessità di avere il supporto degli esterni, almeno di uno necessariamente. Anche se metti tre Thiago Silva insieme, in tre non ce la possono fare a difendere. A tre si può difendere quando la palla è distante dalla porta, anche per parecchio tempo. Quando riesci a prendere la prima o la seconda palla devi tirarti dietro e quindi devi avere il supporto degli esterni”.

Auteri è sempre stato un allenatore amante del bel gioco, dell’uscita dal basso e agli attaccanti non ha mai chiesto di rientrare con sacrificio se non fino alla metà campo. Una visione di calcio che non comprende i numeri. Ecco che cosa pensa l’allenatore siciliano a riguardo: “I numeri sono solo numeri. Sono solo delle grandi stupidaggini. Etichettare un modo di stare in campo è giusto un’etichetta”. Per riprendere una nota canzone di Mina ma con qualche modifica: “Numeri soltanto numeri”. Però, guardando la sua carriera, non si può rinunciare a buttare un occhio sui dati.

Auteri è un allenatore emblema della Serie C, uno che sa il fatto suo e che ha avuto il privilegio di allenare in grandi piazze. È ovvio che ci si chiede cosa sarebbe successo se non avesse rinunciato alla Serie B, se non avesse fatto scelte particolari come il ritorno a Siracusa. Nel calcio, così come nella vita, con i “se” non si va da nessuna parte. E questo lo sa anche Auteri che inevitabilmente ha scritto pagine di storia del calcio italiano del Mezzogiorno con un modo di fare tutto suo.

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