Tutto sommato tranquilla la prima tappa da Maglia Rosa per l’alfiere della Ineos, che ha quattro corridori nella top-10, Geraint Thomas, che è il faro della corsa dopo l’abbandono di Remco Evenepoel: “A noi sarebbe piaciuto schierarci con la maggioranza, che voleva accorciare la tappa per le condizioni difficili, ma eravamo mentalmente pronti a fare la tappa integrale; non c’è nulla di peggio di crede di fare altro e di tornare al piano originario. L’inizio tappa è stato duro, ma è andata via la fuga che volevamo e le squadre dei velocisti ci hanno dato una mano, indossare la Maglia Rosa era un mio sogno da bambino, voglio tenerla a lungo”.
Il vincitore del Tour 2018 parla del rivale Evenepoel: “Con un messaggio mi ha avvertito del suo ritiro prima che lo comunicasse la squadra; c’è rispetto tra me e lui. Non fa piacere che un ciclista lasci così la corsa, tornerà più forte di prima. Temo la tappa numero 13, vedremo come ci comporteremo in montagna. Sarà una grande giornata, la squadra sta bene, ma ci sono tante sorprese dietro l’angolo”.
Completa la collezione di successi nei ‘Grandi Giri’ (sei alla Vuelta e due al Tour de France) il trentenne Cort: “Non ho mai provato una tale stanchezza in bicicletta, complice il freddo e le squadre dei velocisti io e i miei compagni di fuga siamo sempre andati a manetta. Ci ho messo un attimo a capire com’era andata la volata, adesso comincio a godermela; nel finale ero esausto e determinato a vincere. All’inizio ho tirato da solo, poi c’è stata collaborazione a quattro; speravo ci fosse un margine maggiore sul gruppo, o che i velocisti non provassero a rientrare. Ho avuto paura di un finale come a Treviso: non ho fatto la volata che volevo, ma i valori si equivalgono quando la stanchezza regna. Per fortuna non andava bene la radio, così non sapevamo bene il distacco sugli inseguitori”.