Gigi Riva in un’intervista alla Gazzetta dello Sport torna a rilasciare dichiarazioni in pubblico dopo un anno di silenzio: “Sto meglio dopo un po’ di affaticamento. Ma d’altronde, non sono più un ragazzino. I 74 anni? Il regalo più bello è stato un telefono cellulare dai miei figli Mauro e Nicola. Sono loro la mia forza”.
Sul Cagliari attuale e l’idolo Barella: “Barella è nato nella scuola calcio che porta il mio nome. Fin da bambino mostrava qualità e tecnica superiori alla media. Sì, aveva anche furbizia e voglia di emergere. Voleva sempre vincere e non tollerava che potesse perdere un contrasto o sbagliare un passaggio. Ricordo di averlo seguito, anche di nascosto, da bordo campo. Mi aveva colpito anche per come calciava. Adesso è pronto per volare”.
Barella è diventato inamovibile anche nella Nazionale di Roberto Mancini: “Roberto è stato un grande talento da giocatore, una qualità che ha poi portato in panchina. Nei club in cui ha lavorato, piazze importanti e con forti pressioni, ha avuto intelligenza e coraggio nel lanciare i giovani. Ho visto nelle sue convocazioni un piglio diverso, quello di chi vuole costruire il futuro, non si accontenta e sa di doversi prendere qualche rischio”.
Altri giovani italiani sono pronti ad esplodere: “Sì, oltre a Nicolò penso anche a Zaniolo, Chiesa, Tonali e gli altri chiamati di recente. Mancini sta lavorando con scrupolo. Sta aprendo un ciclo dopo la mancata qualificazione al Mondiale dell’anno scorso. Ma si deve avere pazienza. Per costruire una nazionale competitiva serve tempo. E, soprattutto, non facciamo accostamenti inutili”, ha concluso l’ex team manager della Nazionale campione del mondo nel 2006.
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