E alla fine arriva Ayuso. L’ultimo dei sopravvissuti, pensando a ciò che ha detto la settimana basca appena andata in archivio (memorabile ma non certo per il verso sperato), il primo a sfruttare il lavoro di squadra veramente egregio dell’UAE Team Emirates, che anche senza Tadej Pogacar un modo per vincere le corse lo trova sempre. Così tocca all’enfant prodige spagnolo fare festa a Eibar, sede di arrivo di una sesta tappa che come da previsioni s’è rivelata assai movimentata, con Mattias Skjelmose attaccato e finito ben presto nel tritacarne, senza più armi da utilizzare per provare a rispondere all’assalto del giovane iberico.
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Il piano UAE funziona: esca Soler, poi Ayuso chiude i conti
L’uomo della provvidenza in casa UEA risponde al nome di Marc Soler. Che esce dal gruppo sul Krabelin, andando a riprendere la fuga di giornata che a un certo punto aveva toccato oltre 3 minuti e mezzo di vantaggio (e c’era Brandon Rivera dell’Ineos Granadiers distante appena un minuto e 21 secondi da Skjelmose).
L’attacco del gregario di lusso di Ayuso, staccato di una quarantina di secondi dalla testa della generale, si dimostra vincente perché obbliga Lidl Trek e Bora Hansgrohe (che faceva la corsa per Schachmann, distante appena due secondi dal danese) a forzare il ritmo per riportarsi a contatto. Alla fine però il piano funziona alla perfezione perché quando scatta in contropiede Ayuso, ecco che Skjelmose si ritrova praticamente senza gregari, costretto a giocarsela da solo e impossibilitato ormai a controllare il ritmo di gara.
Ne vien fuori un finale molto concitato nel quale è Carlos Rodriguez della Ineos l’altra pedina che consegna ad Ayuso la vittoria finale su un piatto d’argento: i due spagnoli vanno d’amore e d’accordo (sono amici, seppur rivali in corsa) e arrivano a guadagnare quel gap che serve per tenere la maglia gialla a distanza di sicurezza.
Alla fine Skjelmose paga 41 secondi da Rodriguez, al quale intelligentemente il compagno di fuga concede l’onore della vittoria di tappa, accontentandosi di vestire l’ultima maglia gialla della corsa. Il podio di giornata lo completa Soler, che regola allo sprint Skjelmose, che scivola in terza posizione anche nella generale, sopravanzato da Rodriguez.
Ayuso, prova di maturità: e chissà se al Tour…
L’Itzulia 2024 verrà certamente ricordata per le tante cadute che l’hanno segnata, e che ancora oggi ripropongono in tutta la loro drammatica interezza discorsi legati alla sicurezza dei corridori.
La vittoria di Ayuso, che in condizioni “normali” avrebbe sicuramente battagliato con i vari Evenepoel, Roglic e Vingegaard, conferma però la crescita di un ragazzo che quest’anno sarà chiamato ad alzare l’asticella al Tour de France, dove potrebbe correre da co-capitano con Pogacar (impegnato al Giro), anche se il probabile forfait di Vingegaard potrebbe rimescolare le carte.
Quanto agli italiani, il Giro dei Paesi Baschi non ha riservato molte gioie: Luca Vergallito, 28esimo a 6’41” da Ayuso, è il migliore nella generale, con Edoardo Zambanini 30esimo a 7’27” (si è ritirato Samuele Battistella, che ha conquistato un secondo posto nella prima tappa).