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Handanovic spiega a Icardi come si fa il capitano

Messaggio neanche troppo velato dello sloveno all'argentino. Non lo nomina, ma...

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Handanovic spiega a Icardi come si fa il capitano Fonte: 123RF

Samir Handanovic ha appena iniziato l’ottava stagione alla difesa dei pali dell’Inter. Il portiere sloveno ha varcato il traguardo delle 300 presenze in nerazzurro ed è ormai destinato a diventare uno degli estremi difensori più forti della storia nerazzurra.

Reduce da un’annata dal rendimento altissimo, in cui le sue parate sono state determinanti per raggiungere il soffertissimo quarto posto e il conseguente pass per la Champions League, Handanovic sembra aver ormai superato anche quella discontinuità di rendimento che lo aveva caratterizzato nel recente passato.

In Italia dal 2004, quando fu scoperto dall’Udinese, lo sloveno è ormai considerato italiano d’adozione, come detto dallo stesso Antonio Conte a proposito del numero in aumento di giocatori indigeni nella rosa nerazzurra: “Considero Samir italiano visto che è qui da tanti anni”.

In più, dalla primavera 2019, Handanovic è anche il capitano della squadra, dopo che il caso Icardi ha portato alla progressiva esclusione dell’argentino dal progetto nerazzurro, prima attraverso la revoca della fascia, poi attraverso la decisione di Conte e della società di emarginare il numero 9, fino alla cessione al Psg nell’ultimo giorno di mercato.

E indirettamente proprio di Icardi ha parlato Handanovic in un’intervista al canala YouTube della Serie A argomentando sul ruolo da capitano: “Indossare la fascia da capitano dell’Inter è un onore e anche una grande responsabilità. Devo essere un esempio per tutti e prendere delle decisioni anche poco carine nei confronti di qualche compagno, essere sempre giusto è la cosa più difficile.

Handanovic ha poi svelato di essersi ispirato al cugino Jasper, visto in Italia con le maglie di Mantova ed Empoli: “Mi chiamano Batman, mi piace come soprannome. La mia passione per il portiere nasce grazie a mio cugino maggiore, bisogna avere un po’ di follia senza paura. Il gioco degli scacchi mi aiuta a pensare veloce, serietà e cultura del lavoro sono le mie basi”. 

Chiusura con le tre parate più belle della carriera: “Le mie tre migliori parate? Contro il Bologna su Acquafresca, col Palermo su Miccoli e nel derby col Milan su Calhanoglu”.

SPORTAL.IT

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