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I calciatori del Milan di Berlusconi: i più cari, i più amati e i grandi rimpianti

Le grandi spese, gli innamoramenti, le delusioni, i rimpianti: il legame tra il Cavaliere e il calcio passa attraverso una serie incredibile di investimenti che hanno portato ritorni più o meno indelebili

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Ci sono stati tanti eventi che hanno stravolto la storia del calcio fino a renderlo lo sport che conosciamo oggi. Uno di questi è sicuramente l’acquisto del Milan nel 1986 da parte di Silvio Berlusconi. Da molti considerato il primo vero mecenate nel mondo del calcio, nel corso dei 31 anni da presidente del rossoneri il cavaliere è stato protagonista di tanti acquisti che hanno fatto la fortuna e la storia della società rossonera, spendendo circa 900 milioni di euro.

La lunga lista di campioni portati a Milano include, tra gli altri, ben cinque calciatori capaci di conquistare il Pallone d’Oro con la casacca rossonera: Ruud Gullit, Marco Van Basten, George Weah, Andriy Shevchenko e Kaká.

La prima rivoluzione con Sacchi

Dopo aver salvato i rossoneri dal rischio fallimento, Berlusconi non perde tempo e si rende subito protagonista di acquisti importanti con l’obiettivo di riportare la squadra ai vertici del calcio italiano ed europeo. I primi tasselli arrivano nel 1986 e sono il portiere Giovanni Galli e il giovane Roberto Donadoni, centrocampista dal talento cristallino che gli varrà uno degli epiteti più belli che si siano mai sentiti, “luci a San Siro”, acquistato per 10 miliardi di lire dall’Atalanta, una cifra altissima per l’epoca.

Fonte: Instagram

Ruud Gullit, il tulipano nero: imprescindibile per gli schemi di Arrigo Sacchi

Gli anni successivi vengono comprati anche gli altri componenti dello spumeggiante Milan di Arrigo Sacchi capace di conquistare due Coppe dei Campioni consecutive. Questi includono anche i primi due palloni d’oro della presidenza Berlusconi, ovvero Ruud Gullit, acquistato per 12 miliardi di lire dal PSV, e Marco van Basten, tre volte Pallone d’Oro arrivato per “soli” 2 miliardi dall’Ajax. Ma non solo, insieme a loro arrivano anche il terzo olandese, Frank Rijkaard, e Carlo Ancelotti, voluto fortemente da Sacchi nonostante fosse reduce da due interventi alle ginocchia.

Gli splendidi anni ‘90

Durante la prima metà degli anni ’90 l’ossatura della squadra rimane pressoché la stessa del Milan di Sacchi. Gli acquisti più rilevanti di questo periodo sono i due slavi Zvonimir Boban, acquistato per 10 miliardi di lire dalla Dinamo Zagabria, e Dejan Savicevic, arrivato dalla Stella Rossa anche lui per 10 miliardi, e il difensore francese Marcel Desailly dal Marsiglia, costato quasi 11 miliardi, tutti protagonisti nel Milan degli invincibili allenato da Fabio Capello capace di conquistare l’edizione 1993/1994 della Champions League.

Il Genio, Dejan Savicevic: è per lui che Berlusconi ha nutrito un amore sconfinato Fonte: Ansa

La seconda metà degli anni ’90 è invece contraddistinta da un Milan che fatica a vincere trofei, ma questo non impedisce a Berlusconi di essere ancora protagonista sul calciomercato. Grazie agli 11 miliardi versati nelle casse del PSG nel 1995 sbarca a Milano l’attaccante liberiano George Weah, che il dicembre dello stesso anno diventa il primo calciatore non europeo a trionfare al Pallone d’Oro.

L’ultimo grande acquisto degli anni ’90 arriva proprio allo scadere del decennio e non si tratta di un giocatore qualunque. Nel 1999 il cavaliere versa alla Dinamo Kiev la bellezza di circa 25 milioni di dollari per prelevare l’usignolo di Kiev, Andriy Shevchenko, che conquisterà il Pallone d’Oro nel 2004.

Il nuovo millennio

Con l’arrivo di Carlo Ancelotti in panchina il Milan torna a essere competitivo e Berlusconi mette a segno i due acquisti più onerosi della sua presidenza. Nel 2001 infatti arrivano il rapace d’area più famoso d’Italia, Filippo Inzaghi, per 37 milioni di euro dall’Atalanta, e Manuel Rui Costa dalla Fiorentina per la bellezza di 42 milioni.

Nel corso delle stagioni successive arrivano anche il centrale difensivo più elegante del calcio moderno, Alessandro Nesta, per poco più di 30 milioni di euro dalla Lazio, e gli acquisti di Andrea Pirlo e Clarence Seedorf per i quali i milanisti non smetteranno mai di ringraziare i cugini nerazzurri, che quell’anno misero in piedi una sessione di calciomercato all’insegna dell’harakiri.

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Kakà cuore rossonero: tra gli idoli rossoneri è uno di quelli che ha scaldato di più i cuori milanisti

Tra tutti gli acquisti del Milan di Berlusconi del nuovo millennio il più iconico è sicuramente quello di smoking bianco Kaká. Uno sconosciuto sbarcato a Milano vestito come fosse un collega di Fantozzi per soli 8,5 milioni di euro, versati ai brasiliani del San Paolo, che trascinerà i rossoneri alla conquista dell’ultima Champions League dell’era Berlusconi nel 2006/2007 e che vincerà il Pallone d’Oro nel 2007.

L’ultimo grande acquisto il cavaliere lo compie nel 2011 portando in rossonero uno Zlatan Ibrahimovic deluso dall’esperienza al Barcellona, per soli 24 milioni di euro. Lo svedese ha il merito di portare in dote al presidente l’ultimo degli 8 scudetti conquistati da proprietario del Milan.

I grandi amori calcistici di Berlusconi

Almeno tre, quelli sui quali Berlusconi ha sempre espresso parole di forte innamoramento. Claudio Borghi, il primo in assoluto; Marco Van Basten, il calciatore che più di tutti è espressione dell’epopea berlusconiana in rossonero; Dejan Savicevic, il genio, in assoluto l’amore calcistico del Cavaliere.

Claudio Borghi

L’esperienza di Claudio Borghi al Milan lo rende senza dubbio un pesce fuor d’acqua nella lunga lista dei campioni acquistati da Berlusconi, e se proprio dovessimo inserirlo in una categoria, la più adatta sarebbe quella delle meteore. Ma se c’è un detto che vale sempre, anche e soprattutto al di fuori del calcio, è che il primo amore non si scorda mai.

E questo fu Borghi per il cavaliere. Un giocatore di cui Silvio si innamorò ancora prima di acquistare i rossoneri, per la precisione l’8 dicembre 1985 in occasione della sfida valida per la Coppa Intercontinentale tra la Juventus e l’Argentinos Juniors.

Il bichi, questo il suo soprannome, era il classico giocatore tutta fantasia e talento, tanto da essere considerato l’erede di Maradona, e poca voglia di allenarsi. Arrivato in rossonero nel 1987, dalle parti di Milano ci si ricorda di lui solo per il Mundialito per club in cui venne eletto miglior giocatore, per il resto l’argentino non raccolse nessuna presenza in partite ufficiali con il Milan.

Fonte: Getty Images

Tra i migliori marcatori della storia del Milan, Marco Van Basten occupa la settima piazza con 125 reti all’attivo

Marco van Basten

Stando a Berlusconi stesso Marco van Basten è stato l’acquisto più rappresentativo dei suoi 31 anni da presidente del Milan. Un acquisto per il quale si mobilitò il cavaliere in prima persona per convincerlo a venire in Italia e che lo obbligò a fare da paciere a più riprese tra l’attaccante e Sacchi, i quali non erano mai andati d’accordo.

Ma come non essere d’accordo con Berlusconi. Il cigno di Utrecht è stato uno degli attaccanti più forti e belli da vedere nella storia del calcio e nella sua esperienza in rossonero ha conquistato 3 Coppe dei Campioni/Champions League (1988/1989, 1989/1990 e 1993/1994) e tre Palloni d’Oro (1988,1989,1992). Non serve aggiungere altro.

Dejan Savicevic

Anche Dejan Savicevic fu un giocatore fortemente voluto da Berlusconi stesso. Nonostante l’approccio del genio, non un soprannome qualunque, con il calcio italiano non fu affatto dei più facili, il cavaliere lo difese sempre perché sicuro del suo talento, sul quale raramente ha sbagliato nel corso della sua carriera sportiva.

Celebre è la viglia della finale di Champions del 1993/1994 contro il temibile Barcellona di Johan Cruijff, in cui il presidente si riferisce al giocatore con queste parole: “Senti, sono due anni che ti difendo. Se sei un Genio, dimostralo”. Il resto è un arcobaleno dipinto dai piedi di Savicevic allo Stadio Olimpico di Atene passato ormai alla storia.

I grandi rimpianti calcistici del Cavaliere

Almeno due grandi rimpianti, ovvero calciatori che Berlusconi avrebbe voluto avere con sé: il primo è Diego Armando Maradona, spesso accostato al Milan prima dell’approdo a Napoli. Il secondo è Francesco Totti: il Cavaliere lo avrebbe voluto ma non lo ha mai trattato. “Le bandiere – ha sempre detto – devono restare dove sono”.

Fonte: Ansa

Berlusconi definì Maradona “un rimpianto profondissimo”

Diego Armando Maradona

Come tutti i presidenti longevi, anche Berlusconi si porta dietro qualche rimpianto. Il più celebre è senza dubbio il mancato arrivo al Milan di Diego Armando Maradona, difficile che il suo “erede” Borghi potesse consolarlo.

Il cavaliere ha ricordato con piacere a più riprese le sfide del suo primo Milan contro il Napoli del Pibe de Oro, mostrando nei confronti del campione argentino sempre un profondo rispetto e una grandissima ammirazione. Berlusconi definì Maradona “un rimpianto profondissimo” e da grande appassionato e intenditore di calcio quale era, la cosa non ci può affatto sorprendere.

Francesco Totti

In questo caso non si può parlare di vero e proprio rimpianto. Berlusconi non provò mai effettivamente ad acquistare Francesco Totti dalla Roma, non per motivi economici o tattici, ma semplicemente perché “le bandiere non si comprano, ne si vendono”.

Il fondatore di Forza Italia non ha mai nascosto la sua ammirazione per il pupone, ma ha sempre rispettato, e sicuramente anche ammirato, il forte legame tra Totti e la Roma, non arrivando mai a formulare una vera e proprio offerta.

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