Tra pochi giorni, ovverosia lunedì 27 marzo, si terrà a Torino l’udienza preliminare dell’inchiesta Prisma che riguarda la Juventus: sarà il primo crocevia importante di questo caso, in cui il Giudice per le Indagini Preliminari Marco Picco dovrà stabilire se possa sussistere il rinvio a giudizio dei 12 ex tesserati (spiccano gli ex vertici del club) finiti nell’indagine con l’accusa di falso in bilancio.
- La Juventus potrebbe chiedere il rinvio alla Cassazione sulla competenza territoriale
- Gli altri fronti delle inchiesta sulla Juventus
- La Juve al contrattacco: accuse "irrilevanti"
- Le linee difensive della Juve
La Juventus potrebbe chiedere il rinvio alla Cassazione sulla competenza territoriale
La società bianconera però affila le armi per vendere cara la pelle ed andare al contrattacco: giusto ieri vi abbiamo riportato la notizia secondo cui i legali della Juve potrebbero far valere davanti al procuratore una richiesta relativa alla competenza territoriale con il rinvio degli atti in Cassazione, giacché tra i capi d’accusa figura l’aggiotaggio e il processo si potrebbe spostare quindi a Milano o a Roma, rispettivamente sedi della Borsa e dei server dei Sistemi di Diffusione delle Informazioni Regolamentate autorizzati dalla Consob (ricordiamo che il club di Torino è l’unico nel nostro panorama calcistico ad essere quotato).
In precedenza però la Juve aveva ottenuto un primo set point spuntandola sul ricorso riguardante le carte della Covisoc (un potenziale grimaldello che potrebbe dare una mano allo società dal punto di vista sportivo, cancellando i 15 punti di penalizzazione in classifica) sia al Tar che al Consiglio di Stato.
Gli altri fronti delle inchiesta sulla Juventus
L’appuntamento di lunedì riguarda il lato prettamente penale dell’inchiesta, mentre il 19 aprile è fissata l’udienza concernente i -15 davanti al Collegio di Garanzia del Coni, con sullo sfondo anche l’inchiesta aperta dall’UEFA che riguarda una presunta violazione del Fair Play Finanziario; nel frattempo, a seguito dell’approvazione da parte del Consiglio di Amministrazione della semestrale legata alla stagione 2022-2023 (dopo due rinvii), la Juventus ha diramato un comunicato che ribatte alle accuse mosse nei suoi confronti dei PM di Torino.
La Juve al contrattacco: accuse “irrilevanti”
In sostanza, il club ha definito come “irrilevanti” i rilievi accusatori depositati il 27 febbraio e 21 marzo dello scorso anno. “La Società – si legge nel comunicato – ha provveduto ad analizzare tale documentazione con il supporto dei propri consulenti legali e contabili, anche al fine di verificare la presenza di documenti idonei a determinare, anche solo potenzialmente, effetti contabili sulla situazione economico-patrimoniale e finanziaria al 31 dicembre 2022 e/o sui dati comparativi del periodo precedente”.
Da qui l’accertamento da parte della società e dei suoi consulenti di una “radicale irrilevanza ed inesistenza sotto il profilo giuridico, sia per l’ordinamento sportivo che per quello statuale. Pertanto, sotto il profilo contabile, i suddetti documenti non rappresentano ‘contratti’ ai sensi del principio contabile IFRS 15, poiché il principio citato attribuisce rilevanza contabile esclusivamente a quegli accordi che sono idonei a generare diritti e obbligazioni esigibili tra le parti (“enforceable rights and obligations”)”.
Infine il comunicato chiosa: “Di conseguenza, la Società non ha ritenuto sussistenti i presupposti in forza dei quali modificare, se del caso, la rilevazione e/o la competenza dei ricavi o dei costi eventualmente correlabili alle operazioni ipotizzate nei documenti in oggetto”.
Da parte sua la società “fornirà volontariamente e in ottica di massima ampiezza e trasparenza dell’informativa, una rappresentazione dei potenziali effetti contabili che avrebbero potuto teoricamente determinare sulle situazioni economiche-patrimoniali e finanziarie del primo semestre del corrente esercizio e di quello precedente”.
Le linee difensive della Juve
Ricordiamo che la strategia difensiva della Juve riguardo il caso plusvalenze, come risulta dalla memoria dei legali Bellacosa, Apa e Sangiorgio, si era basata anzitutto sul principio ne bis in idem, ovverosia la società essendo stata già prosciolta con altri club nel caso in oggetto non può finire nuovamente sotto giudizio per fatti simili. In secondo luogo, i bianconeri avevano fatto leva sul fatto che nel diritto sportivo è assente una normativa ad hoc che possa regolamentare in maniera oggettiva il valore di mercato di un giocatore.