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Kobe Bryant, un anno dopo: l'appello della moglie Vanessa

Icona NBA e dello sport, Kobe Bryant rimase vittima di un incidente un anno fa: perché l'uomo manca più del campione

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Kobe Bryant appartiene a chi lo ha amato. A chi rimane, tocca l’onere delle conseguenze di quanto avvenuto giusto un anno fa, quando dagli Stati Uniti giunse la notizia drammatica, inaspettata dello schianto dell’elicottero che trasportava il campione NBA e sua figlia Gianna, una domenica mattina.

L’annuncio della morte di Kobe Bryant

“Kobe Bryant e la figlia Gianna muoiono nello schianto di un elicottero”, annunciavano i titoli relativi alla scomparsa del Black Mamba e della figlia: l’ex fuoriclasse dei Lakers aveva 41 anni, Gianna solo 13 quando quell’incidente mise fine alle loro esistenze e a quelle di altre sei persone che, come loro, avrebbero dovuto affrontare una giornata di sport e gioia. Invece finì così, contro una montagna.

Kobe usava spesso un elicottero per spostarsi per evitare il traffico, ma rispettava alcune regole come quella relativa al viaggiare sempre separati e affidarsi a società molto accreditate. Che cosa sia accaduto quella mattina, è sotto inchiesta e i risvolti anche sgradevoli in questo anno non sono mancati. Quanto manca a Vanessa, alle altre tre figlie di Kobe Bryant e ai parenti delle altre vittime è la verità, che cosa sia davvero accaduto.

A un anno di distanza, lo sport, il basket NBA e anche l’Italia piangono l’uomo, non solo il campione. La sua generosità era nota, ma non certo sbandierata e anche le difficoltà vissute con la sua compagna, Vanessa, non lo avevano oscurato. Avevano ritrovato un equilibrio, come testimoniano anche i momenti e le lettere condivise dalla moglie in questi mesi, di attesa e lutto.

Il cuore italiano di Kobe Bryant

Come e più di altri, Kobe Bryant fu in prima linea contro la polizia violenta nei confronti degli afro-americani nonché fermo sostenitore dello sport giovanile come strumento di emancipazione. E’ stato inoltre premio Oscar nel 2018 con il regista e animatore Glen Keane nella categoria miglior cortometraggio d’animazione per ‘Dear Basketball’, da lui sceneggiato ispirandosi alla sua lettera di addio al basket. Con una dedica che investe tutti noi italiani e che testimonia il lascito umano di un uomo che ha atteso, osservato e appreso dalle sue esperienze.

In Italia aveva passato la sua infanzia, dai 6 ai 13 anni spostandosi nelle varie città dei club per i quali giocava il padre Joe. Da Rieti a Reggio Calabria, da Pistoia a Reggio Emilia. Proprio nella città emiliana, gli è stata dedicata una piazza in coincidenza del primo anniversario della sua morte e della figlia. Lo spazio prenderà il nome di Largo Kobe e Gianna Bryant.

Il dolore di LeBron James

Non è previsto invece alcun omaggio da parte dei Lakers. La squadra ha deciso infatti di tenere un basso profilo, anche se per tutti la sua scomparsa è una ferita ancora aperta. “Dicono – ha commentato LeBron James – che il tempo guarisce le ferite. Per quanto devastante e tragica è stata, e lo è ancora per tutti noi, solo il tempo aiuterà. E ci vorrà tempo”.

L’appello di Vanessa Bryant

Vanessa ha deciso, come avvenuto in precedenza, un appello sui social ai media: quello di non trasmettere durante la programmazione per l’anniversario qualsiasi immagine relativa allo schianto. Su Instagram, il suo ultimo post è la lettera di una amica di Gigi che la ricorda, con l’ingenuità, l’entusiasmo e la gioia che caratterizzava questa tredicenne che Vanessa definisce “incredibile”. L’unico modo che conosce per ricordare il suo Kobe, la sua Gigi e il sorriso di quella mattina.

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