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La morte di Gino Mäder, caduto in un burrone al Giro di Svizzera: dietro all'abbraccio di sua madre Sandra a Küng

Purtroppo il corridore è morto a circa 24 ore di distanza dalla caduta nel burrone che gli è stata fatale. Il comunicato del team ha reso noto il decesso

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Elisabetta D'Onofrio

Elisabetta D'Onofrio

Giornalista e content creator

Giornalista professionista dal 2007, scrive per curiosità personale e necessità: soprattutto di calcio, di sport e dei suoi protagonisti, concedendosi innocenti evasioni nell'ambito della creazione di format. Un tempo ala destra, oggi si sente a suo agio nel ruolo di libero. Cura una classifica riservata dei migliori 5 calciatori di sempre.

Forse il senso del ciclismo, almeno per suo figlio Gino, sta in questa sua presenza – straziante ma fortissima – sull’ammiraglia della Bahrain Victorious, al seguito dei ragazzi nella non-tappa che è stata corsa per ricordare Mäder.

O anche per chiedere quella sicurezza – in silenzio – che, pur migliorata, non ha evitato una tragedia. Sandra è rimasta lì, in auto, per poi mischiarsi a quei corridori che poi erano gli amici, il ciclismo, la vita di suo figlio.

Gino Mäder, il gesto toccante di sua madre Sandra

Sandra “Heidi” Mäder si è confusa con la folla di giovani che con Gino avevano corso fino ad allora lungo le vie del Giro di Svizzera e che, loro malgrado, sono stati presenti a questa sventurata caduta d alta velocità del ciclista vincitore anche di una tappa del Giro d’Italia, in un burrone impervio. Un volo che ha provocato ferite talmente gravi da causarne il decesso, a soli 26 anni.

Sua madre ha deciso di esserci, di presenziare, ma poi si è abbandonata a un abbraccio che ha espresso solo in parte quel groviglio provato e con cui sta convivendo. Abbracciando Küng, ha toccato e stretto gli amici, i corridori che quel 16 giugno – dopo una drammatica caduta nella discesa dell’Albulapass – si sono rivelati testimoni, involontari e impotenti, di quanto accaduto a Gino.

Fonte: ANSA

Il punto impervio dove è stato soccorso Gino Mäder

Tappa in ammiraglia e l’incontro con i corridori

Dopo aver tagliato il traguardo, Sandra, la mamma dello sfortunatissimo ciclista, è scesa dall’ammiraglia per abbracciare i corridori: Küng, Bissegger, gli svizzeri, ma anche il campione del mondo Evenepoel e tanti altri.

Un gesto molto toccante per chi osserva, ma che deve esserle costato molto, forse troppo perché quella famiglia del ciclismo, del quotidiano, degli allenamenti e delle gare ha un ragazzo in meno.

Fonte: ANSA

Il saluto dei tifosi e dei corridori a Mäder

Il comunicato del team

Nella tarda mattinata di venerdì, il comunicato che ha reso nota la tragica scomparsa di Mäder da parte del suo team. Un comunicato, quello del Team Bahrein, estremamente profondo, scaturito dalla drammaticità delle circostanze che si sono verificate e che hanno toccato i tifosi e gli appassionati, i quali avevano sperato in una ripresa del giovane corridore:

“È con profonda tristezza e con il cuore pesante che dobbiamo annunciare la scomparsa di Gino Mäder. Venerdì 16 giugno, a seguito di un gravissimo incidente durante la quinta tappa del Tour de Suisse, Gino ha perso la sua battaglia per riprendersi dalle gravi ferite riportate. Tutta la nostra squadra è devastata da questo tragico incidente e i nostri pensieri e le nostre preghiere sono con la famiglia e i cari di Gino in questo momento incredibilmente difficile”, si legge nel comunicato scritto in inglese.

Domenica l’epilogo del Giro di Svizzera

Domenica è calato il sipario definitivamente sul Giro di Svizzera con la vittoria finale, in classifica generale, della Trek-Segafredo Matthias Skjelmose: sono arrivati in 110 dei 161 partenti della gara a tappe.

Dopo la morte di Gino Mäder ben tre squadre e tanti altri corridori a titolo individuale (in tutto 37) hanno deciso di non prendere parte alle ultime due tappe. Si sono sottratti, scossi dalla morte di Gino, dal suo sacrificio. Le dediche, l’omaggio composto e doveroso non sono bastati a riprendere da dove si era interrotto tutti, da quel punto zero.

E a questa valutazione avrà contribuito, per alcuni non certo per la totalità di quanti si sono poi sottratti, anche quell’abbraccio silenzioso, triste, potentissimo che ha imposto loro una scelta.

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