L’inchiesta della magistratura argentina sulla morte di Diego Armando Maradona sta ricostruendo un quadro drammatico degli ultimi giorni di vita del Diez, di un campione inimitabile, scomparso in una sala giochi adibita a camera da letto con un bagno chimico poco distante. Tre nuove figure che hanno accompagnato Diego nelle ultime ore sono entrate nel giro degli attori principali del preludio alla tragedia: si tratta dello psicologo Carlos Diaz, che aveva in cura Maradona dallo scorso settembre, Ricardo Almiron e Dahiana Gisela Madrid, i due infermieri che si alternavano nell’abitazione che ospitava el Pibe de Oro per monitorarne le condizioni 24 ore su 24.
L’inchiesta della magistratura argentina si allarga
I tre, secondo quanto informano i media argentini, sono stati iscritti nel registro degli indagati insieme al neurochirurgo Leopoldo Luque e alla psichiatra Agustina Cosachov, i professionisti che aveva in cura Maradona e che ne seguivano il decorso post operatorio a seguito dell’intervento al cervello subito dal Diez
Carlos Diaz è uno degli specialisti che più volte ha avuto l’opportunità di visitare Maradona, negli ultimi due mesi di vita. Una figura che, per frequentazione e competenze, secondo i pm sarebbe rilevante perché al corrente del tipo di trattamento medico a cui Diego era sottoposto e perché lui stesso aveva prescritto una terapia che andava a inserirsi in un quadro clinico complesso, di cui non poteva non essere a conoscenza.
Per questo, secondo quanto riferisce l’agenzia Telam, i pm ritengono il ruolo di Diaz “preponderante” nella ricostruzione degli ultimi mesi di vita dell’argentino, al pari di Luque e Cosachov, e per lui l’accusa sarebbe di negligenza, una negligenza tale da comportare la morte di Diego. Almiron e Madrid, invece, sono indagati per falsa testimonianza in seguito alle dichiarazioni rilasciate nel corso del primo interrogatorio, quando assicurarono di aver controllato i parametri vitali di Maradona intorno alle 9.30 del mattino in cui si spense, salvo cambiare versione successivamente confessando di aver visitato la stanza del Diez per l’ultima volta solo la notte precedente. Con ogni probabilità, i tre nuovi imputati saranno convocati in procura nei prossimi giorni per ulteriori interrogatori.
Lo sconforto e la richiesta di giustizia di Diego Armando junior
Queste le notizie che giungono attraverso La Nacion e i media argentini e che aggiungono dolore ai familiari e agli affetti più cari a Diego. Suo figlio, Diego Armando Junior ha esternato le proprie perplessità in un intervento mirato, ospite a “Live – Non è la d’Urso”. Soprattutto relativamente all’audio sgradevole e offensivo che il neurochirurgo avrebbe inviato a un collega via Whatsapp, che getta nuove ombre inoltre sul suo operato.
“È una cosa molto grave, mio padre si fidava di queste persone e le pagava molto bene – racconta nel salotto di Barbara d’Urso -. Io ho conosciuto Luque, a primo impatto mi sembrava una persona che aveva a cuore i problemi di mio padre”, il commento di Diego jr reduce da una polmonite da Covid che l’ha trattenuto a Napoli nei giorni della scomparsa e delle esequie del campione argentino.
Il figlio di Maradona non ha negato i problemi con l’alcol di suo padre, mentre al contrario ha ribadito di non aver mai avuto conferme sull’uso di sostanze da parte di Maradona. Ha piuttosto sottolineato la stanchezza e la fragilità del genitore, “ma questo è ben diverso dal voler morire”.
E, sull’onda delle affermazione di sua madre, Cristiana Sinagra collegata da casa, Diego junior si è detto convinto che la giustizia farà il suo corso. “Quando è morto è stato un brutto momento, ma anche ora si sta rivelando molto complicato”, le sua parole che alludono a un percorso difficile ma ancora tortuoso e oscuro perché Diego possa avere giustizia.
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