“Il portiere caduto alla difesa/ultima vana, contro terra cela/la faccia, a non veder l’amara luce. Il compagno in ginocchio che l’induce/con parole e con mano, a rilevarsi/scopre pieni di lacrime i suoi occhi”. Ci era arrivato, oltre 60 anni fa, Umberto Saba, attraverso una delle poesie, “Goal”, più efficaci tra quelle incentrate sul gioco del calcio. Quanto è successo nella notte di Kiev tra Real Madrid e Liverpool è la prova della solitudine del portiere, nelle esultanza e nel dolore sportivo. In Ucraina Loris Karius ha dovuto affrontare in solitudine il dolore della notte più difficile della propria carriera, anzi della notte che ha dato una svolta in negativo e destinata a durare per sempre, alla carriera stessa. Il portiere del Liverpool è stato colpevole in due dei tre gol con cui il Real Madrid ha condannato i Reds alla terza sconfitta in una finale di Champions, ma un ko del genere non l’avevano mai subito. Come forse non l’aveva mai subito nessun’altra squadra.
Fare match pari con i più forti del pianeta per 30′, poi perdere la propria stella per un banale infortunio e infine incappare in due gol subiti che sembrano appartenere al peggiore degli incubi. Jurgen Klopp, l’allenatore suo connazionale che ha voluto dargli fiducia in stagione nonostante più di qualche avvisaglia negativa, ha provato a spiegare l’incubo, argomentando come il terzo gol del Real e quella presa da apprendista tentata da Karius sul sinistro di Bale, sia stato figlio del primo, di quell’incredibile incidente che ha aperto il tabellino dei marcatori allo stadio Olimpico. Una presa comoda, poi il black out, Karius tenta il rinvio e va a far sbattere il pallone sulla gamba protesa di Benzema. L’inizio della fine è quello, tutto il resto, compreso qualche discreto intervento successivo, sono stati figli di un tentativo di reazione psicologica evidentemente naufragato dopo la nuova papera. Da due anni Karius è in concorrenza con il belga Mignolet, già lo scorso anno Klopp provò l’alternanza senza successo, riuscendo solo ad aumentare le incertezze di entrambi. Ora, però, bisognerà ricostruire. A 25 anni Karius dovrà far riemergere una carriera dalle macerie.
Lontano dal Liverpool, certo, ma ricominciare sarà dura. Anche perché, sul campo, lo hanno aiutato in pochi: al fischio finale Karius è stato da solo, a piangere sull’erba per tanti, lunghissimi minuti, prima che a consolarlo non arrivasse proprio Gareth Bale. Di compagni neppure l’ombra, c’hanno pensato poi i tifosi del Liverpool a rispondere all’invito di Klopp facendo partire l’applauso per l’eroe in negativo. Nel cui giro di campo finale c’era incredulità e angoscia. Oltre che la consapevolezza di aver vissuto forse l’ultima notte al centro del panorama calcistico internazionale.
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