L’estate 2018 è stata l’ultima che Antonio Cassano ha vissuto come calciatore. L’ormai ex attaccante barese ha atteso a lungo una proposta stuzzicante, prima di dire sì all’Entella, ma proprio ad un passo dalla firma del contratto ecco un nuovo voltafaccia, simile a quello, ma a carte già firmate, che nell’estate 2017 lo portò a far saltare l’intesa già raggiunta con il Verona. Ora nel futuro dell’ex azzurro c’è una carriera dirigenziale, da direttore sportivo, ruolo in cui Cassano ha dichiarato di vedersi.
Chissà se dietro la scrivania FantAntonio vivrà esperienze nelle squadre in cui ha militato, la Roma, le milanesi o magari la stessa Sampdoria o il Parma. In Emilia Cassano ha vissuto l’ultima stagione su buoni livelli, nel 2014, per poi vivere da testimone l’anno seguente l’annata disgraziata del fallimento.
Proprio a quell’anno si riferisce il clamoroso episodio che coinvolge Cassano e raccontato da Alessandro Lucarelli in “L’ultima bandiera”, l’autobiografia dell’ex capitano crociato, sceso col Parma in Serie D e poi risalito fino alla massima serie, prima di appendere le scarpe al chiodo e diventare club manager.
Lucarelli ha raccontato quanto avvenuto poche ore prima della partita contro il Cesena, datata 25 gennaio 2015, l’ultima di Cassano con il Parma, quando la crisi societaria che avrebbe portato poi al fallimento, preceduta dalla rescissione di Antonio:
“Erano tutti d’accordo (con la richiesta di messa in mora del club, ndr) – racconta Lucarelli – E con tutti intendo anche Cassano. Qualcosa però andò storto. Dopo le mie parole, fu l’ora dell’allenamento… e Antonio, dalla distribuzione delle casacche capì che non sarebbe stato titolare. Apriti cielo (…) Pensò bene di rilasciare un’intervista in cui denunciò la situazione dei mancati pagamenti. Peccato che soltanto il giorno prima mi avesse garantito che non avrebbe parlato. Non disse nulla a nessuno, fece la cosa per puro tornaconto personale. Voleva andare via e per questo fece nuovamente casino”.
“La domenica, il patatrac. Io andai in tribuna perché squalificato, lui in panchina perché Donadoni aveva deciso così da giorni. I tifosi al Tardini, però, videro la scelta del mister come una punizione per la denuncia fatta da Cassano. E così iniziarono a invocarlo (…) Ma ciò che mi fece letteralmente perdere la testa fu quando lo vidi andare sotto la Curva Nord a fine partita, una cosa che lui si era sempre rifiutato di fare al termine di ogni gara. Questa volta, perché gli tornava utile, andò a parlare con i tifosi”.
La reazione di Lucarelli fu accesa…: “Quando vidi quella scena, non capii più nulla. Partii dalla tribuna saltando i gradini quattro a quattro, mi fiondai nello spogliatoio, sentii gridare Mirante: ‘E’ inutile che fai il fenomeno’. Proprio quello che mi serviva per chiudere definitivamente la vena e lanciarmi verso il compagno che aveva tradito la nostra fiducia. Feci in tempo a urlargli: ‘Sei un bast***o, sei un pezzo di m****’. Poi intervenne Luca Bucci, il nostro preparatore dei portieri, sollevandomi di netto e portandomi dentro alle docce. Tirai un cazzotto talmente forte da staccare il doccino, ma fui marcato stretto e non mi mossi da lì per un quarto d’ora. Giusto il tempo di permettere a Cassano di andarsene. Di lì a poco avrebbe rescisso”.
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