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Maradona senza pace: perde causa con ex moglie e spunta retroscena choc Fbi

Claudia Villafane prosciolta da accusa appropriazione indebita mentre sono stati rivelati documenti segreti sull'uso di doping da parte del Pibe

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Fabrizio Piccolo

Fabrizio Piccolo

Giornalista

Nella sua carriera ha seguito numerose manifestazioni sportive e collaborato con agenzie e testate. Esperienza, competenza, conoscenza e memoria storica. Si occupa prevalentemente di calcio

Non può riposare in pace Diego Armando Maradona, di cui tra meno di un mese ricorrerà il terzo anniversario dalla scomparsa, avvenuta in circostanze tuttora al vaglio degli inquirenti. Di ieri la notizia che il Tribunale della Florida ha dato ragione a Claudia Villafane, l’ex moglie del Pibe, in merito ad una causa intentata nel 2015 in base alla quale la donna era accusata di avergli sottratto una somma di denaro nel 2000 per acquistare delle proprietà immobiliari, consistenti in sei condomini, a Miami, ma oggi spuntano nuove rivelazioni choccanti relative ad inchieste dell’Fbi sul doping del giocatore.

Claudia Villafane vince causa con Maradona

Le accuse nei confronti della Villafane erano di appropriazione indebita, violazione degli obblighi fiduciari, furto e frode. Le proprietà erano state successivamente vendute e Maradona rivendicava i ricavi generati dall’operazione; dopo la sua morte, l’azione legale è stata proseguita da tre dei suoi figli (Jana, Diego Junior e Diego Fernando). Il giudice Carlos Lopez ha scritto nella sentenza che “il querelante non ha presentato alcun documento o qualsiasi prova che possa indicare che Maradona fosse in possesso dei fondi in questione, i quali si sostiene che siano tati rubati. Inoltre, non c’è alcuna prova a sostegno della sua affermazione secondo cui Villafañe avrebbe sottratto fondi, tantomeno per un totale di milioni di dollari”. L’accusa di appropriazione indebita, invece, è caduta in prescrizione.

L’Fbi indagava sul doping di Maradona

Oggi invece sono stati rivelati nuovi dettagli di documenti precedentemente riservati dell’FBI, l’agenzia investigativa degli Stati Uniti. Uno dei file conteneva informazioni relative a Diego Armando Maradona. In passato, Maradona era stato sotto esame da parte dell’FBI a causa di accuse di doping emerse alla fine del 1996, quando in Uruguay furono presi contatti con investigatori non identificati che stavano esaminando “le accuse di uso o possesso di droga da parte del calciatore argentino”.

Nel documento, datato 2 ottobre 1996, si menziona che parte dell’indagine includeva il sospetto che Maradona avesse sostituito il suo campione di urina con quello di un’altra persona durante i test antidroga effettuati dal Boca Juniors, il club dove giocava all’epoca.

Maradona fu squalificato per doping a Usa ’94

In tale contesto, l’FBI è stato specificamente invitato a verificare se il laboratorio di Boston, che aveva effettuato i test antidoping di Maradona durante i Mondiali del 1994 negli Stati Uniti, possedesse ancora il campione di urina del calciatore argentino.

In quel torneo Maradona era risultato positivo all’efedrina dopo la seconda partita, contro la Nigeria, che aveva comportato la sua esclusione dalla nazionale argentina, eliminata poi agli ottavi. Un episodio che fece gridare Diego al complotto (“mi hanno tagliato le gambe”).

In un’intervista realizzata lo scorso giugno da Daniel Bolotnicoff, che all’epoca ricopriva le funzioni di rappresentante di Diego Maradona, venne fornita una versione alternativa dei fatti. Bolotnicoff ha affermato che Maradona stava assumendo un complesso vitaminico chiamato “Ripped Fast”, che conteneva sostanze innocue, e che non c’erano problemi.

Il mistero dell’efedrina ai Mondiali

Tuttavia, quando si trovarono negli Stati Uniti, rimasero senza questo prodotto e acquistarono un integratore chiamato “Ripped Fuel”, che a quanto pare conteneva una sostanza simile all’efedrina nel suo metabolismo. Secondo lui le accuse della FIFA riguardo al cocktail di sostanze erano infondate.

L’obiettivo della richiesta all’FBI nel 1996 era quello di confrontare il campione di urina di quell’anno con quello del 1994 per determinare se Maradona avesse sostituito il campione originale con quello di un’altra persona. Tuttavia, nei documenti declassificati, c’è un secondo rapporto datato 10 ottobre, una settimana dopo il primo, in cui si chiedeva di “interrompere” l’indagine. Il motivo di questa decisione è che era già stato ottenuto un altro campione per effettuare il confronto. Resta invece ancora un giallo il tema della sua morte, con le indagini che durano da anni.

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