Grigor Dimitrov l’ha fatto di nuovo: dopo aver eliminato Carlos Alcaraz, supera anche Sascha Zverev (secondo top 5 battuto nello stesso torneo: non gli accadeva da Brisbane 2017) e si “regala” il terzo top 5 della sua campagna di Miami, visto che domani nella serata europea (ore 21) affronterà Jannik Sinner nella finale del Miami Open. Il bulgaro, ormai ex numero 11 del ranking (da lunedì tornerà in top ten), l’ha spuntata in coda a una durissima semifinale contro il tedesco, piegato per la prima volta in quasi 10 anni per 6-4 6-7(4) 6-4 dopo 2 ore e 36 minuti di gioco.
- Dimitrov alla terza finale Masters 1000 in carriera
- Equilibrio e battaglia allo stato puro
- Zverev si perde sul più bello: apoteosi Dimitrov
Dimitrov alla terza finale Masters 1000 in carriera
Per Dimitrov è la terza finale Masters 1000 in carriera: nel 2017 vinse a Cincinnati, nello scorso novembre perse a Parigi-Bercy contro Djokovic. Il bulgaro si appresterà così ad affrontare per la quarta volta in carriera contro Sinner, battuto nel 2020 al Foro Italico (si giocava a porte chiuse: l’altoatesino sprecò diverse opportunità per chiudere i conti, dopo aver vinto 6-4 il primo set e perso con la stessa moneta i due successivi), mentre i due scontri diretti dello scorso anno hanno visto il successo dell’azzurro proprio a Miami e a Pechino.
Equilibrio e battaglia allo stato puro
Lo spettacolo è stato di casa all’Hard Rock Stadium per quella che, a detta di molti, è stata forse la partita più bella ed entusiasmante di tutto il torneo. Una partita nella quale la differenza l’hanno fatta i 44 vincenti del bulgaro (contro 25 del tedesco), ma anche e soprattutto la capacità di Dimitrov di reggere l’urto di Zverev quando questo sembrava ormai lanciato verso una vittoria abbastanza scontata, complice anche una condizione atletica che nel corso del terzo st sembrava sostenerlo meglio rispetto al rivale.
Dimitrov è stato bravissimo a volgere a proprio favore un primo set tiratissimo, nel quale nessuno è riuscito a strappare via la battuta all’avversario fino al decimo gioco, quando con Zverev avanti 30-0 il bulgaro s’è inventato una volée di rovescio ai limiti dell’impossibile con la quale ha rovesciato l’inerzia del game, innervosendo Sascha che con un dritto in rete e un passante fuori misura ha finito per concedere una sanguinosa palla break, sfruttata dal rivale, che ha vinto 6-4 un set dove al netto di percentuali basse con la prima nessuno aveva praticamente concesso nulla.
Zverev si perde sul più bello: apoteosi Dimitrov
Nel secondo la macchina del servizio ha ripreso a marciare, stavolta con un ritmo molto più sostenuto (chiuderanno entrambi col 78% di punti con la prima). Il livello del gioco è elevatissimo, nessuno riesce a strappare (al netto di diverse occasioni avute da entrambi), e così l’epilogo al tiebreak è inevitabile: il pubblico si diverte e lo fa ancora di più quando Zverev porta la partita al terzo, salendo notevolmente di colpi e mettendo alla berlina il rivale grazie a due minibreak in apertura (chiuderà 7-4, senza storia).
Nel terzo e decisivo parziale, che comincia dopo un’ora e 50 minuti di gioco, la sensazione è che Dimitrov possa realmente essere al gancio: sebbene Zverev cali un po’ al servizio, tutto lascia presagire una fine abbastanza certa per Grigor, che fatica a tenere soprattutto quando lo scambio si allunga.
Ma sul 3-3 è Sascha a pagare a carissimo prezzo un passaggio a vuoto: concede due palle break e la seconda puntualmente Dimitrov la trasforma, peraltro con una volée praticamente da terra che suscita l’ovazione dei presenti. A quel punto il braccio non trema e il bulgaro finalizza il lavoro al servizio, meritandosi la chance di andare a sfidare Sinner. Con poco meno di 48 ore di riposo, di certo non mancherà modo di recuperare energie. Anche se la versione di Sinner mostrata al mondo in semifinale contro Medvedev fa paura (e pure tanta).