A 48 ore dal tracollo azzurro di Milano, cade la prima testa: è quella del ct, Gian Piero Ventura, esonerato dal presidente della Figc, Carlo Tavecchio, che rimane saldo per ora al suo posto nonostante la bufera per la clamorosa eliminazione della Nazionale dal mondiale di Russia. Nel vertice con le componenti federali in via Allegri, Tavecchio ha tolto subito ogni dubbio ai presenti dicendosi “indisponibile a rimettere il mandato”, respingendo la richiesta di Damiano Tommasi di fare un passo indietro con tutto il consiglio federale. Il rappresentante dell’Aic, preso atto, ha lasciato il tavolo quando ancora si doveva parlare del caso del tecnico azzurro, licenziato in tronco. Una sorte annunciata, che Tavecchio intende evitare, rinviando l’eventuale redde rationem ad un consiglio federale convocato già per lunedì 20, dove chiederà la fiducia ‘su alcune proposte’. Il tempo scorre in fretta, la situazione è delicata e il n.1 del calcio, insieme al suo staff, deve muoversi con decisione su due binari per tenere in mano le redini. Va anzitutto trovato, un nome di vaglia per la panchina azzurra dopo il flop-Ventura.
“Abbiamo pensato a orizzonti di allenatori importanti”, ha detto Tavecchio dopo la riunione, e molto lascia pensare che l’obiettivo sia puntato su Carlo Ancelotti. Occorre poi mettere sul piatto le proposte giuste sul fronte del tanto auspicato rinnovamento per ottenere la fiducia dal Consiglio. “Esporrò un programma tecnico-organizzativo e delle proposte collegate anche ad alcune leghe”, ha detto ancora il presidente. Resta però alto, al momento, il muro che lo divide dal Coni e dal governo, confermata dalla nuove dichiarazioni di Giovanni Malagò e del ministro dello Sport. Lo stesso Luca Lotti ricorda che la federazione è “una istituzione autonoma e privata” e a decidere sono le componenti. E però, in ambienti governativi non dispiacerebbe affatto per il futuro l’idea che alla guida della federazione arrivi un personaggio prestigioso a livello mondiale come Pierluigi Collina. Recentemente l’ex arbitro ha avuto anche un contatto proprio con Lotti (a proposito della Lega di serie A). E a quanto risulta all’Ansa, a certe condizioni (in qualche maniera via l’ostacolo Tavecchio, un progetto forte e condiviso tra le componenti) se glielo proponessero, Collina sarebbe disponibile.
Intanto però anche i critici verso Tavecchio, come il presidente di Lega Pro, Carlo Gravina, temono che le dimissioni portino ad un vuoto di potere in un momento delicato, quando inoltre le due leghe più importanti sono senza guida. I vertici del calcio, in mancanza di vie d’uscita sicure, fanno quindi quadrato nonostante gli inviti più o meno espliciti a voltare pagina. Anche perchè certe ‘ingerenze’ non piacciono in ambito Figc: il n.1 dell’Assoallenatori, Renzo Ulivieri, protesta “Il Coni non può chiedere nulla – ha detto con durezza -. Malagó è stato molto inopportuno nella sua intervista di ieri. Io non lo riconosco più come mio capo. Il presidente federale si è detto disponibile ad andare avanti e adesso verrà in Consiglio federale per vedere se ha la fiducia”. Muro contro muro, quindi. E forse non è casuale, in questo senso, la scelta di convocare il consiglio per lunedì prossimo, lo stesso giorno dell’apertura degli Stati generali dello sport al Coni.
Lacrime e delusione sul campo al termine della partita.
Leggi le pagelle degli Azzurri, da Buffon a Ventura
Italia anno zero: che negli annali del calcio azzurro sia destinato a esserci un prima e un dopo lo spareggio fallito per i mondiali del 2018 è scontato. Ma per parlare di rifondazione, tutti ora dicono che sarà necessario partire dagli errori: il primo, evidentemente, è stato, da parte della Figc, la scelta e la successiva gestione di Ventura. Ma il problema non è certo solo il commissario tecnico. “Avevamo una malattia grave, l’abbiamo curata con la tachipirina…”, dice in via anonima uno dei dirigenti azzurri. Il primo biennio di Prandelli e la gestione Conte – così come i progressi europei della Juve – hanno nascosto i mali del calcio italiano. Ora, sottolinea Sacchi, scaricare tutto su Ventura configura il rischio opposto, quello di un capro espiatorio che lavi la coscienza. Eppure dagli errori del ct, ufficialmente ancora in carica, bisogna partire per un breviario della crisi che sia anche vademecum per la rifondazione.
VENTURA: le mancate dimissioni indicano innanzitutto l’incapacità di comprendere la portata epocale dell’eliminazione, (non ha prezzo nè buonuscita che tenga), e non e’ una vicenda da gestire come un semplice esonero di club. Ha puntato sui giovani ma si e’ fatto ‘indicare’ il cambio tattico dai veterani dopo la Spagna. Ha rivendicato esperienza personale e identita’ di squadra, ma l’Italia non ha mai brillato, se non contro quelle nazionali un tempo definite “materasso”. Sui singoli ha tante volte cambiato rotta: Insigne lo ha prima lasciato perplesso, poi convinto in funzione modulo 4-2-4, infine è rimasto ai margini. Jorginho, recuperato all’ultimo dopo diverse bocciature, e’ stato impiegato senza mai prove precedenti nella gara più importante, (e si è così definitivamente incrinato il feeling con De Rossi). Errori magari non decisivi ma indicativi. E nello spogliatoio di San Siro, dopo la disfatta, la scena raccontata da chi era presente era chiara: i giocatori da una parte, Ventura dall’altra. Piu’ un ospite che un ct, per dirla con Cairo.
I GIOCATORI: l’immaturita’ di Verratti, i limiti tecnici di Darmian, gli eccessi di De Rossi ieri in panchina, il talento a intermittenza di Bernardeschi. E poi la mancanza di carattere a Stoccolma. Immobile e Insigne sono sembrati lontane copie dei giocatori brillanti in campionato: alcuni veterani dopo il disastro del 2014 lo sussurrarono, a troppi ragazzi manca personalita’ per imporsi a livello internazionale
TAVECCHIO, IL DG UVA E LA FIGC: i centri tecnici federali, fiore all’occhiello dell’attuale gestione federale, sono si’ diffusi sul territorio ma assai distanti dall’invocato modello tedesco. Offrono in pratica due ore di addestramento a settimana (gestite da tecnici dilettanti), e poco più. Se la scelta di Conte va a merito del presidente, quella di Ventura è sua responsabilità: a indicarlo fu Lippi, che doveva diventare dt e invece fu escluso da una norma, ripescata inopinatamente, tanto da sembrare un’operazione per silurare il ct campione del mondo 2006, sull’incompatibilita’ col figlio procuratore. Di fatto, parole del presidente a parte, Ventura e’ rimasto solo. E in contrasto con Ulivieri. IL MOVIMENTO: gli ultimi due Mondiali sono stati un disastro, tra U.17 e U.21 non si vince dal 2004. La crisi arriva da lontano. Un bambino del settore giovanile spagnolo tocca il pallone per 3 minuti a partita, un italiano per meno di uno. Tavecchio ha da sempre un progetto, la serie A a 18 squadre per aumentare la competitivita’ del campionato. Ma i veti della Lega bloccano ogni cambiamento. L’idea di squadre B per dare spazio ai giovani si e’ rinvigorita con il nuovo asse Tavecchio-Agnelli. Ma e’ tutto bloccato.
IL NUOVO CT: cambiare rotta a brevissimo e’ impossibile, serve un tecnico in grado di dare l’impronta. Ancelotti e’ bravissimo, assicura Sacchi, ma ammesso che decida di dire no a lusinghe e soldi di tanti club “bisognerà supportarlo”. Conte e’ il sogno, c’e’ il vincolo economico della clausola Chelsea. Mancini aspetta. Allegri sarebbe perfetto, ma solo se la Juve dovesse chiudere il suo ciclo. Per l’immediato, facendo di necessità virtù, Di Biagio traghettatore non è da escludere
I GIOVANI: Buffon, Barzagli e De Rossi hanno detto addio, Chiellini forse. Sui giovani di oggi bisogna lavorare, per una crescita di spessore: Donnarumma, Perin, Conti, Spinazzola, Caldara, Romagnoli, Rugani, Zappacosta, Verratti, Pellegrini, Benassi, Belotti, Immobile, Insigne, Chiesa, Berardi. Ma la crisi e’ cosi’ profonda che c’e’ da guardare oltre. Un nome su tutti: Pietro Pellegri, per molti un predestinato. Sta al calcio italiano farne il primo campione vero dell’anno zero.
ANSA