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Morfeo: dalle chances fallite con Milan e Inter a vita nuova

Compie oggi 43 anni il trequartista che da giovane era chiamato Maradonino

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Morfeo: dalle chances fallite con Milan e Inter a vita nuova Fonte: Facebook

Se passate dalle parti di Parma fateci un salto, perchè quella fantasia che metteva in campo quand’era giocatore oggi val la pena vederla realizzata in cucina. E’ in un ristorante, il Dolce Vita, che Domenico Morfeo – che oggi compie 43 anni – ha deciso di costruire la sua seconda vita dopo aver smesso col calcio, con l’intento di costruire a livello imprenditoriale qualcosa di solido per il suo futuro e quello della sua famiglia. La passione per questo mondo, nonostante già fosse socio di capitale in alcuni ristoranti, gli è venuta dopo l’ultimo calcio, a San Benedetto. E dire che da giovane lo chiamavano Maradonino, perchè aveva tutto per sfondare. A 14 anni era già un pupillo di uno dei più grandi talent scout, quel Mino Favini che all’Atalanta ha svezzato campioni per tutte le taglie. «Era talento puro!- diceva Favini – tant’è che spesso, mi ricordo benissimo, i suoi compagni di squadra non lo capivano, non capivano le sue intenzioni: faceva delle giocate stranissime per essere un ragazzino di 14 o 15 anni, perché vedeva tutto, aveva occhi davanti e occhi dietro, tecnicamente rasentava la perfezione. Tutti ci aspettavamo qualcosa in più da lui».

VINO E SIGARETTE – Morfeo chiuderà la carriera con 54 gol in Serie A, ma soprattutto con tante occasioni sprecate in carriera. Aveva la figurina di Baggio nel portafogli («A un certo punto non avevo più il portafogli. In tasca mi dava fastidio») ma non è mai diventato come il suo idolo. A tradirlo l’incostanza: “non ho mai rispettato troppo le regole, ho ricevuto qualche espulsione di troppo. Se c’era da bere un bicchiere di vino o fumare una sigaretta non mi tiravo indietro. E, magari, qualche battibecco con i mister che non sopportavo”. Benissimo con Atalanta e Fiorentina, flop quando ha avuto la possibilità di giocare con Milan e Inter. La prima grande occasione sono proprio i rossoneri. Morfeo, però, rimarrà ai margini della squadra: provato prima come attaccante esterno (due presenze da titolare), e poi come trequartista (quattro), accumulerà tantissime panchine e qualche subentro come mossa d’attacco. Nelle ultime dieci partite si infortunerà nuovamente, e il Milan centrerà le sette vittorie consecutive che gli daranno lo scudetto, quello che rimarrà anche l’unico nella carriera di Morfeo.

QUELLA LITE CON EMRE – Visto il poco impatto nella squadra, il Milan decide di non riscattarlo. Morfeo ricomincia daccapo e dopo un lungo peregrinare, trovatosi senza contratto, accetta di andare all’Inter e di giocarsi un posto da titolare. All’inizio gioca anche diverse partite, ma, complice il posizionamento sulla fascia sinistra di centrocampo, non rende. Finirà a fare molta panchina, e a giocare in coppa. Proprio in Champions, nella partita decisiva per la qualificazione ai quarti di finale contro il Bayer Leverkusen, litigherà con Emre per tirare un rigore che poi sbaglierà, prima di essere sostituito. Dopo quell’episodio non giocherà più neppure in Champions League, e in campionato farà soltanto due spezzoni. Morfeo in quel momento ha soli 27 anni ma è già un ex o quasi per il calcio di primissimo livello. Risorgerà a nuova vita al Parma, dove resta dal 2003 al 2008, poi Brescia e Cremonese. Nel 2010, dopo una lunga squalifica, riprende a giocare in seconda categoria, nel San Benedetto dei Marsi, squadra del paese in cui è nato. Lascia definitivamente il calcio giocato nel febbraio 2011. Nel 2015 apre ad Avezzano, in Abruzzo, un centro commerciale chiamato “Shopping Park Ten” prima della scelta di darsi alla ristorazione.

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