Era un ragazzino che aveva un sogno, un obiettivo che lo aveva portato oltre quel confine che segna la linea del Mediterraneo quando si aveva deciso di migrare in Italia cercando di progredire anche calcisticamente, per emulare colui che era il suo idolo, il riferimento per chi come lui cercava un riscatto. O solo un ruolo. Nella notte tra sabato e domenica, il giovanissimo Ndione Souleymane, portiere 19enne, è stato ritrovato senza vita a casa di uno zio a Milano: una tragedia che ha annunciato l’ASD Rinascita Refugees, attraverso i social.
- Un malore stronca Ndione Souleymane
- Il post dell'ASD Rinascita Refugees che ha confermato la morte
- Il tragico precedente
- Chi è Issaka Coulibaly, il capitano
Un malore stronca Ndione Souleymane
Souleymane era originario del Senegal, ma si era trasferito in provincia di Lecce quando aveva appena 16 anni per inseguire il pallone, sua grande passione. Le qualità, stando a quenati ne hanno ricordato i tratti e i colpi tecnici erano evidenti, tant’è che proprio con il Progetto Rete, una serie di tornei nazionali promossi dalla Figc, era stato premiato come miglior portiere mettendosi in mostra già sin dalle prime partite.
Una volta maggiorenne, Ndione era diventato il numero uno dell’Asd Rinascita Refugees, il club di Prima Categoria che schiera rifugiati politici e che, un paio di anni fa, aveva lanciato Moustapha Cissé, gioiellino dell’Atalanta in prestito al Sudtirol. Souleymane sperava di poterlo emulare.
Il post dell’ASD Rinascita Refugees che ha confermato la morte
La notizia è stata diffusa solo nel tardo pomeriggio di lunedì 17 aprile, attraverso i canali social della ASD Rinascita Refugees attraverso un post che ha generato commenti e ricordi, in un turbinio senza interruzione:
“Siamo sconvolti.
La notizia della morte del nostro Souleymane, giovanissimo portiere della ASD Rinascita Refugees ci lascia senza fiato.
Souleymane era stato accolto nel progetto SAI di Carmiano per minori stranieri non accompagnati quando aveva appena 16 anni.”
In questo lungo ricordo affidato alla memoria digitale che trova alloggio sui social, le sue peculiarità tecniche e fisiche, quel futuro appena accennato sono citati ma ignoti quasi, perché non c’è stato tempo, non c’è stato modo di poter anche solo tentare quella carriera calcistica ad alti livelli che aveva visto realizzata nel compagno Cissé:
“Da subito si è fatto notare per la sua prestanza fisica e per l’istinto felino tra i pali, un talento naturale che pian piano i mister hanno saputo affinare. Un carattere istrionico, tipico di chi nel calcio sceglie di essere il portiere. Una rarità ma anche una sicurezza che la squadra ha saputo coccolare far crescere in capacità e sicurezza.Souleymane prima di compiere la maggiore età e quindi vestire i panni del portiere titolare della Refugees, è stato protagonista nei tornei nazionali organizzati del Progetto Rete, organizzati dalla FIGC – settore giovanile e scolastico, arrivando a vincere il Campionato nell’edizione 2021 e risultando il migliore portiere del campionato”, il messaggio di addio.
Visualizza questo post su Instagram
Il tragico precedente
Non è la prima tragedia che, in pochi mesi, tocca e investe la comunità del calciatori con lo status di rifugiati nel nostro paese. In una anonima giornata di novembre, ai confini di una periferia che si confonde a causa della foschia, una volante della Polizia di Stato si ferma a ridosso di un edificio decadente tra via Rivoltana e via Corelli, hinterland milanese. Gli agenti trovarono lì un corpo disteso a terra, un uomo che sembrava ormai privo di vita: in tasca aveva un documento che riportava il suo nome e cognome: Issaka Coulibaly.
Chi è Issaka Coulibaly, il capitano
Non è uno sconosciuto, ha la sua storia ma è anche noto tra quanti hanno seguito quella passione comune del calcio e riconoscono in quel nome il portiere della squadra dei richiedenti asilo e dei rifugiati, il St. Ambroeus Fc, la prima squadra d’Italia interamente formata da migranti in grado di iscriversi a un campionato federale.
Quel 25 novembre 2022, a Milano, a morire è Issaka Coulibaly, che difendeva i pali da portiere e sognava di intraprendere un percorso di vita in Italia dopo aver lasciato il Togo, con quel carico di progetti e aspettative. Proprio come accaduto a Cissè, a Souleymane.
Sulla loro pagina social, il racconto si sovrappone al ricordo dell’uomo, vittima di un sistema che chiude la vicenda con una morte che viene liquidata “per cause naturali”. Ma che aveva generato e continua a produrre rabbia per la perdita di così tante vite umane innocenti.