È un grande giorno per Interspac, il progetto di azionariato popolare promosso da Carlo Cottarelli. Nel corso del seminario Se non ora quando? Azionariato popolare nel calcio, che si è tenuto oggi nella sede della Fondazione Riccardo Catella (e la cui visione è disponibile in streaming) il presidente del progetto cerca si spiegare al grande pubblico in cosa consiste e che tipo di modello prevede questo nuovo modo di investire nel calcio.
All’inizio Cottarelli parla dell’unicità di questo nuovo sistema, almeno nel calcio, che nasce principalmente dalla passione per l‘Inter e per i suoi colori. Successivamente elenca le difficoltà oggettive che un progetto del genere comporta:
“Questo è un modello che può funzionare per tutto il calcio italiano e se dovessimo riuscirci anche per il calcio mondiale. Chi si aspetta una difesa strenua dell’azionariato popolare rimarrà deluso, le difficoltà non sono poche ma possono nascere delle opportunità. La presenza di un potenziale di centinaia di migliaia di tifosi rappresenta la base dell’azionariato popolare, con un’importante differenza rispetto a realtà come Barcellona e Real che sono partite storicamente come associazioni. Il nostro sarebbe un caso unico a livello mondiale, almeno nel calcio. La motivazione principale è l’amore per la squadra e il desiderio di dare una stabilità che forse non c’è stata negli ultimi anni (non nell’Inter ma in tutte le società italiana) e anche la volontà di dare una connotazione prettamente italiana. Io sono diventato interista a nove anni. Il primo amore nel calcio non solo non si scorda ma non si cambia. Ci sono delle grosse difficoltà, la prima coordinare un numero potenzialmente molto grande di persone. Visti i risultati del sondaggio credo sia possibile raggiungere numeri molto più grandi dei centomila questionari compilati. Abbiamo speso qualche migliaia di euro per pubblicizzare la cosa, se si passasse alla vera operazione di raccolta fondi bisognerebbe investire di più. Quest’estate metà degli interisti che ho incontrato non sapeva o non aveva capito l’importanza della cosa. Occorrerà un’adeguata organizzazione. Abbiamo oltre 350 imprenditori, manager e professionisti che potrebbero mettere qualcosa in più del semplice tifoso e vorremmo avere dei pillar investor come quelli del Bayern. Coordinare queste tre realtà è complicato e la struttura di governance è necessaria. Il modello potrebbe essere quello duale del Bayern. Secondo problema: occorre un modello finanziariamente sostenibile”.
Ma quali sarebbero i vantaggi di un modello simile di investimento? Cottarelli spiega anche questo, sottolineando come allo stato attuale delle cose non si sia ancora parlato direttamente con la proprietà nerazzurra, ma che in caso di avanzamento si allacceranno dei rapporti per provare a capire la fattibilità del progetto:
“Credo ce ne siano almeno tre. L’immissione di capitale dei tifosi non richiede remunerazione e consente di sostituire debito con capitale, questo consente di risparmiare decine di milioni in spese di interessi; in secondo luogo l’esperienza tedesca suggerisce che le entrate commerciali e da stadio possono essere più elevate con l’azionariato popolare per il legame più stretto che si lega coi tifosi; terzo punto nei club con azionariato popolare c’è un modesto contributo associativo annuale che può essere di circa 50-60 euro come accade sempre al Bayern. E’ accettabile che ciò che fa un miliardario straniero non possa essere fatto da centinaia di migliaia di tifosi in Italia? Dobbiamo sfatare un tabù. Con questo ringrazio la proprietà dell’Inter per la vittoria dello scudetto e perché la squadra è rimasta altamente competitiva. Il nostro scopo è solo rafforzare la società col capitale dei tifosi interisti. Abbiamo quasi scelto l’advisor con cui varare un piano di governance, contiamo di presentare una proposta nel giro di un paio di mesi, entro fine novembre. La cosa è difficile ma questo è l’obiettivo. Se ci fosse interesse da parte della proprietà allora passeremmo alla raccolta da parte dei tifosi e della parte interessata. Non è ancora il momento di metterci i soldi, adesso dobbiamo preparare la proposta. Concordo sugli scettici sulla difficoltà del nostro percorso, ma non è impossibile se davvero lo vogliamo. Cito Bebe Vio: se sembra impossibile allora si può fare”.
Ora, quale sarà lo scopo di Cottarelli e dei soci di Interspac? Al momento è quella di rilevare una quota di minoranza del club, ma nel lungo periodo questa quota potrebbe anche diventare quella di maggioranza, arrivando ad avere un controllo tutto italiano sull’Inter:
“L’ambizione è quella di andare al controllo della società, se si raccolgono abbastanza risorse. Io non credo però che l’entrata in maggioranza sia l’unica possibile, ma diventa possibile se si ottengono abbastanza risorse. Se questa speranza diventerà realtà, vedremo. Non escludo niente, dobbiamo rimboccarci le maniche. Con questa iniziativa, il tifoso diventerebbe proprietario”.
Anche le Istituzioni, nelle persone del Presidente Federale Gabriele Gravina e del Presidente del CONI Giovanni Malagò si sono dette favorevoli al progetto. In primis il Presidente del Comitato Olimpico prende la parola, sottolineando l’attualità del dibattito e facendo alcuni riferimenti, come lo stesso Cottarelli non ha mancato di fare, alla realtà tedesca:
“Il tema dell’azionariato popolare è di grande attualità nel mondo del calcio. Dopo la crisi serve fare qualcosa di diverso, è una opzione che può risolvere almeno parzialmente problemi finanziari. I ricavi nel calcio sono scesi in maniera importante e non mi sembra ci sia stata altrettanta volontà di abbassare i costi. Oggi bisogna fare qualcosa di diverso. Le istituzioni del calcio hanno presente il problema, non si può continuare ad accumulare debito stando sulle spalle dei soggetti che investono e rischiano di rimanere col cerino in mano. Una delle opzioni è azionariato popolari, che esiste già in Spagna e che in Germania è un benchmark di riferimento […] Chiaro, avere una forma che consenta di avere al 100% un azionista tifoso è un sogno chimerico ma potrebbe essere un presupposto che può risolvere almeno parzialmente i problemi finanziari. È una spinta coraggiosa che non mi sento di escludere. Se i problemi sono elevati può essere un valore aggiunto avere in società tifosi eccellenti che sono punto di riferimento in altri settori e possono dare professionalità al mondo del calcio. Da una parte c’è volontà di essere vicini alla maglia, dall’altra esporsi dal punto di vista finanziario e non solo”.
In seguito anche l’intervento di Gabriele Gravina, che ha appoggiato l’iniziativa se sarà in grado di ridurre il peso dei debiti sui grandi club, uno dei motivi che frena la crescita internazionale delle nostre squadre:
“l tema dell’azionariato diffuso come partecipazione popolare è una via da studiare per capire se sia in grado di alleggerire il peso del grande indebitamento che grava sui nostri club. Dopo tanti anni, è tempo di valutare al meglio se e come si può integrare questo modello nel sistema calcio italiano, che deve essere sempre più stabile e sostenibile”.
Insomma, sembra che la proposta di Carlo Cottarelli di iniziare un azionariato popolare per dare una mano alla squadre del cuore stia riscontrando molti consensi, almeno a parole. Il progetto è di una complessità enorme dal punto di vista burocratico ma soprattutto è necessario che sia organizzato bene in termini di trasparenza dei fondi. Il lavoro è tanto, ma l’iniziativa è sicuramente da tenere sotto osservazione anche per il futuro.