La mazzata tanto temuta è arrivata: Jayson Tatum ha chiuso la sua corsa play-off 2025, e l’ha fatto nel modo peggiore possibile, procurandosi una lesione al tendine d’Achille della gamba destra che l’ha costretto ad andare subito sotto i ferri. I timori emersi nell’immediato post partita della gara persa contro i New York Knicks sono stati confermati dagli esami ai quali s’è sottoposto il leader dei Boston Celtics, che a 27 anni si ritrova a fare i conti con un infortunio grave, il primo di una carriera che l’aveva visto marciare a pieno regime in tutte le stagioni disputate nella lega. E che adesso ne mette fortemente a repentaglio anche la prossima.
- Tatum come Durant nel 2020: potrebbe saltare tutta la stagione
- Boston, bel dilemma: ringiovanire o aspettare?
- Indiana fa fuori Cleveland. Jokic show, ma vince OKC
Tatum come Durant nel 2020: potrebbe saltare tutta la stagione
Perché nella migliore delle ipotesi Tatum potrà tornare in campo tra una decina di mesi, quando in NBA sarà già tempo di affilare le armi in vista dei play-off. Un rischio mica da poco: nel 2019 Kevin Durant subì un infortunio simile nel corso delle NBA Finals di giugno (all’epoca giocava ai Warriors, battuti per 4-2 dai Raptors di Leonard) e la stagione successiva la saltò tutta, inclusa la parentesi nella “bolla” di Orlando dopo l’interruzione per Covid di inizio 2020.
È un indizio che dice tutto e dice niente (Durant all’epoca aveva già 32 anni ed era appena passato ai Brooklyn Nets, Tatum ne ha 27), ma che potrebbe comunque suggerire a Boston di andarci cauta. Anche perché rischiare di compromettere l’integrità fisica di uno dei giocatori più forti della lega è decisamente qualcosa che non può passare per la mente di una franchigia che sa di avere ancora un futuro luminoso davanti a sé, indipendentemente da come finirà la serie contro i Knicks, avanti 3-1 e in grado di poter chiudere la partita già questa notte in gara 5 al TD Garden, quando i Celtics si ritroveranno per la prima volta a dover affrontare una sfida da dentro o fuori senza la propria stella.
Boston, bel dilemma: ringiovanire o aspettare?
Difficile dire oggi come si muoverà Boston sul mercato la prossima estate: con la stagione 2025-26 già compromessa prima ancora di scendere in campo, il GM Brad Stevens si troverà a fare i conti con scelte complicate, a partire dalla decisione o meno di rinnovare gente come Horford e Holiday non più giovanissima.
Potrebbe piuttosto pensare di alleggerire il salary cap e puntare su prospetti giovani, da far crescere senza eccessiva pressione per poi riconsegnare la squadra a Tatum a partire dal 2026 e aprire un nuovo ciclo.
Boston quest’anno ha chiuso al secondo posto a Est, ma da campione in carica puntava forte sui play-off, anche se già nella serie contro NY aveva mostrato crepe rilevanti (in verità non aveva brillato neppure in quella di primo turno contro i Magic).
Indiana fa fuori Cleveland. Jokic show, ma vince OKC
A Est però non piangono solo i Celtics: stanotte Indiana ha battuto Cleveland a domicilio per la terza volta in tre partite e chiuso la serie di semifinale sul 4-1, trascinata dal solito Haliburton in formato MVP (74 punti tra lui e Siakam sui 114 di squadra: anche LeBron James su Twitter ha esaltato la combo dei Pacers). Per i Cavs, che avevano chiuso la regular season davanti a tutti, l’eliminazione al secondo turno è una botta tremenda: vero, i problemi fisici non hanno aiutato, ma alle prime vere difficoltà la squadra s’è sciolta, col solo Mitchell (peraltro claudicante per una distorsione alla caviglia rimediata in gara 4) a tirare la carretta.
A Ovest invece non è bastato un monumentale Nikola Jokic (44 punti e 15 rimbalzi) per consentire ai Denver Nuggets di ribaltare nuovamente il fattore campo nella serie contro OKC, che dopo essere stata sotto 2-1 si ritrova adesso avanti 3-2. L’eroe di serata risponde al nome di Lu Dort, che mette 4 triple consecutive nel momento più caldo della partita, consegnando poi a Shai Gilgeous-Alexander il modo per rifinire il lavoro e rimettere i Thunder in rampa di lancio.
Stanotte prima opportunità per volare in finale di Conference per i Minnesota Timberwolves, attesi da gara 5 tra le mura amiche contro i Golden State Warriors, ancora orfani (salvo sorprese) di Steph Curry.