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NBA, Nikola Jokic senza limiti: prima tripla doppia nella storia NBA, più di 30 punti, 20 assist e 20 rimbalzi

L'NBA ai piedi di Nikola Jokic: nella vittoria di Denver contro Phoenix il serbo stampa una tripla doppia mai vista prima da 31 punti, 21 rimbalzi e 22 assist

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

C’è un extraterrestre sceso sul pianeta NBA. Arriva dalla Serbia, dalla piccola cittadina di Sombor, ama i cavalli e in generale le corse ippiche, ma quando scende sul parquet sa disegnare arcobaleni e dispensare magie come pochi altri hanno mai saputo fare nel corso della storia. Nikola Jokic però dimostra da essere a un livello superiore: con la tripla doppia mandata a referto nella vittoria all’overtime contro Phoenix ha davvero riscritto la storia del gioco, mostrando numeri che a queste latitudini non s’erano mai visti prima.

Una tripla doppia mai vista prima (grazie anche a… Durant)

La partita del Joker è stata sublime: 31 punti sono quasi la regola, i 21 rimbalzi un bottino spesso e volentieri già toccato, i 22 assist qualcosa di veramente debordante. E nessuno mai nella storia dell’NBA era stato capace di chiudere una partita con una tripla doppia da almeno 30 punti, 20 rimbalzi e 20 assist. Nei 44 minuti in cui è rimasto in campo ha fatto registrare anche 3 palle rubate, 4 palle perse e 3 falli, tirando con 13/22 dal campo (3/7 dall’arco) e realizzando due dei tre liberi tentati.

Certo un grazie il buon Nikola dovrebbe dirlo anche a Kevin Durant, che con una tripla sulla sirena del quarto periodo ha spedito la partita all’overtime, dove il parziale di 7-0 infilato dai Denver Nuggets è servito per chiudere le ostilità, ma anche per consentire al serbo di aumentare le sue mirabolanti statistiche di serata (Denver ha vinto 149-141).

Vittoria pesante anche in ottica piazzamento nel selvaggio West: Denver è stata appena superata al secondo posto dai Los Angeles Lakers della nuova coppia composta da LeBron James e Luka Doncic, ma grazie a questo successo i Nuggets si sono riportati in scia.

La corsa verso l’MVP pende di nuovo dalla parte del serbo

La stagione di Jokic è di quelle che si fanno apprezzare tanto per la bellezza delle giocate e l’efficacia dei numeri. Il serbo nelle 57 gare disputate viaggia a una media di 28.9 punti a partita, 12.9 rimbalzi e 10.6 assist e nella notte ha ritoccato un record che apparteneva a Wilt Chamberlain, quello del centro capace di sfornare il maggior numero di assist in una singola partita (erano 21, adesso il nuovo limite è posto a 22).

Le statistiche stagionali del Joker sono migliori anche rispetto sa quelle degli anni passati, quando l’NBA per tre stagioni (2021, 2022 e 2024) l’ha premiato con il premio di MVP della stagione regolare (il Michael Jordan’s Trophy), e pertanto la sua candidatura per la stagione corrente risulta abbastanza scontata, con la lotta che lo vede contrapposto a Shai Gilgeous-Alexander degli Oklahoma City Thunder. Difficile però pensare che dopo una prestazione così altisonante si possa restare impassibili di fronte alle meraviglie mostrate da Jokic, che dei numeri non sa mai cosa farsene, ma che quando va in campo dispensa sempre giocate che lasciano esterrefatti, pensando che arrivano dalle mani di un centro.

Jokic, il personaggio anti divo che ha stravolto l’NBA

Nikola è soprattutto una meravigliosa eccezione che conferma la regola. È uno dei personaggi più anticonformisti che in NBA si siano mai visti: non ama i social, non è il tipo da studiare troppo gli avversari, si limita a giocare e a far giocare gli altri. Piace per la sua spontaneità e il suo essere sempre schietto e genuino, ma senza quella cattiveria di fondo che contraddistingue molti dei suoi colleghi.

È l’amico della porta accanto, quello con cui uscire tranquillamente la sera per fare baldoria o meglio ancora quello col quale andare a vedere le corse dei cavalli, dato che per lui l’ippica viene prima di tutto (basket compreso), al punto da aver raccontato che qualche anno fa telefonava alla madre in Serbia chiedendogli di passargli Dream Catcher, il suo… cavallo.

Quando i Denver Nuggets lo chiamarono nel draft 2014 alla numero 41, la cerimonia era in pubblicità e il suo nome passò nel sottopancia della TV che trasmetteva la serata durante uno spot del burrito. Pochi giorni prima il Barcellona, dopo averlo seguito per mesi, decise di mollare la presa, pare a causa di una prestazione non troppo convincente con il Mega Vizura, l’unica squadra che gli diede fiducia (Partizan e Stella Rossa non bussarono mai alla porta). I Nuggets si convinsero di fare un azzardo e 9 anni dopo Jokic ha portato in Colorado il primo titolo della storia. Lo scorso 19 febbraio ha compiuto 30 anni, ma a quanto sembra ha fatto capire che il suo lavoro non è ancora terminato. Anche perché c’è posto ancora nei libri di storia per aggiornare nuovi record.

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