Da ieri notte è diventata “maggiorenne” una delle prestazioni più grandi di sempre a cui il popolo NBA abbia mai assistito: gli 81 punti segnati da Kobe Bryant contro i Toronto Raptors nella partita vinta dai Lakers per 122-104 rappresentano una pietra miliare nella storia dello sport americano. Ieri notte, colui che ha cominciato a giocare proprio dopo aver guardato una partita di Kobe (ma era il 2010: nel 2006 ne ignorava completamente l’esistenza) ne ha firmati 70 nel successo per 133-123 dei Philadelphia Sixers sui San Antonio Spurs, nuovo record di franchigia. Quell’uomo di chiama Joel Embiid, e se cercava un modo per omaggiare il suo idolo cestistico, beh, ne ha scelto uno davvero originale.
- Embiid e l'ennesima regular season spaziale
- Più in alto di Chamberlain: "Ma solo in questa statistica..."
- Towns riscrive i record, ma i Wolves si buttano via nel finale
- Notte di stelle: Durante ribalta i Bulls, tripla doppia per Giannis
Embiid e l’ennesima regular season spaziale
Senza Kobe non ci sarebbe mai stato Joel, ed è bello sapere che da ieri c’è un filo in più che li unisce. Embiid non è certo una sorpresa: MVP della passata regular season, sulla breccia ormai da un decennio (tra meno di due mesi soffierà su 30 candeline), sta viaggiando a medie eccelse anche nella stagione corrente, sognando di riportare Phila a giocarsi quell’anello che nella città dell’amore fraterno manca da 41 stagioni.
Più di così è difficile fare: 35 punti di media a serata, con 11 rimbalzi e 6 assist. E stanotte contro gli Spurs del giovane Wembanyama, in quella che doveva essere la sfida tra due centri moderni destinati ancora a segnare pagine di storie, la scena se l’è presa tutta il veterano dei Sixers. Che dopo tre quarti di gara era già arrivato a quota 59 punti, ritoccando il suo massimo in carriera. A ciò ha aggiunto anche 18 rimbalzi, facendo peraltro passare in secondo piano la prova comunque di assoluto valore del giovane Victor, autore di 33 punti.
Più in alto di Chamberlain: “Ma solo in questa statistica…”
Embiid non è nuovo a certe prestazioni, ma questa le supera davvero tutte. Ha trovato la retina 24 volte sui 41 tiri tentati, con una tripla su due conclusioni da fuori bersaglio (per sua stessa ammissione, alcuni anche abbastanza facili, recriminando sul fatto che avrebbe potuto far lievitare ulteriormente il suo bottino), ha realizzato 21 dei 23 tiri liberi che gli Spurs gli hanno concesso, ha recuperato un pallone (fa il paio con quello perso) e messo a segno 5 assist e una schiacciata. È stato dominante come solo lui sa essere, meritandosi un posto nell’olimpo dei grandi di Phila.
“Essere accostato a Wilt Chamberlain è semplicemente pazzesco. Lui ha vinto tantissimo, è stato l’essenza del gioco, quindi credo di avere ancora tanta strada da fare per poter essere considerato al suo livello, ma almeno in questa statistica so di poterlo fare e sono felice. È stata una notte incredibile: continuavo a segnare e i miei compagni, che sono molto altruisti, hanno capito che qualunque pallone in uscita dalle mie mani poteva entrare. Però ho detto loro di passarmi la palla solo se mi vedevano libero. Mai avrei pensato di prendermi 40 tiri, ma è successo e sono felice”.
Towns riscrive i record, ma i Wolves si buttano via nel finale
Che ci fosse qualcosa di magico nell’aria nella notte che celebrava i 18 anni esatti dalla partita monstre di Kobe contro i Raptors lo ha ribadito anche la prova offerta da Karl Anthony Towns, che nel ko. dei Minnesota Timberwolves contro gli Charlotte Hornets di punti ne ha messi a segno 62. Una sconfitta inaspettata per la squadra attualmente in vetta alla Western Conference, maturata nei minuti finali a causa di un clamoroso quarto periodo da 18-36 dopo che per lunghi tratti Towns e compagni hanno guidato il punteggio, anche perché KAT ha segnato 44 dei suoi 62 punti di serata prima dell’intervallo lungo.
A differenza di Embiid, Towns ha trovato tanti tiri dall’arco (10/15), mentre è stato decisamente più impreciso in area (11/20). Ha dimostrato però di poter essere lui stesso un fattore in questa versione di Minnesota che, al netto dell’incredibile ribaltone subito contro gli Hornets, rimane una delle grandi sorprese di questa prima metà di regular season.
Notte di stelle: Durante ribalta i Bulls, tripla doppia per Giannis
L’ultima volta che due giocatori segnarono più di 60 punti nella stessa notte risale al 1978, per opera di David Thompson (78) e George Gervin (63), e nessun giocatore in attività era ancora nato. Ma che questa fosse una notte diversa dalle altre lo si evince anche da altri box score: Kevin Durant ha ribaltato Chicago (avanti anche di 23 lunghezze) segnando il canestro decisivo nel successo dei Suns per 115-113, di cui 43 realizzati da KD. Che in conferenza stampa ha offerto una base meme favolosa dopo aver saputo dei 70 punti di Embiid, strabuzzando letteralmente gli occhi.
Anche Jayson Tatum non è voluto essere da meno: 39 i punti segnati nel successo dei Celtics in casa del Mavericks, dove Luka Doncic s’è “fermato” a 33 punti. Giannis Antetokounmpo s’è regalato invece una tripla doppia nella vittoria dei Bucks in casa di Detroit: 31 punti, 17 rimbalzi e 10 assist per il greco. Ottava vittoria di fila per i Cleveland Cavaliers, con Sam Merrill che ne firma 26 (uno più di Donovan Mitchell) nel successo su Orlando (18 punti per Paolo Banchero).