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Olimpia Milano, Datome prende per mano le 'Scarpette Rosse'

La serie finale sarà l'occasione per lasciare il segno in un anno travagliato: "Saranno gare fisiche, si punterà a levare i punti di riferimento. La Nazionale? Se sono utile..".

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Olimpia Milano, Datome prende per mano le 'Scarpette Rosse' Fonte: Getty Images

Gigi Datome in una lunga intervista al ‘Corriere della Sera’ prova a delineare qualche capitolo della Finale Scudetto che contrappone, per il terzo anno di fila, Olimpia Milano e Virtus Bologna.

Per il cestista sardo sarà l’8a Finale Scudetto, 22a complessiva: “Avevo perso il conto, sono davvero un veterano! Ne ho vinte quattro e perso tre: non c’è un favorito, noi abbiamo lavorato per vincere, lo stesso hanno fatto loro; i giocatori vivono in una dimensione differente da tifosi e giornalisti. Non si può parlare di fallimento in caso di sconfitta, si va in campo e si da il massimo, non possiamo ascoltare chi ci spiega perché si deve vincere e perché non si deve perdere. Si viene valutati in base ai risultati, ma conta dare il massimo e spostare i limiti in avanti: diciamo che il successo è un fallimento che non è ancora arrivato; non c’è la necessità di puntare il dito e dire a qualcuno che ha fallito.. Saranno gare molto fisiche: cercheremo l’una di togliere punti di riferimento all’altra, sarà importante cogliere le occasioni, ci sono molti campioni in grado di lasciare il segno”.

L’annata di Datome è stata a singhiozzo: “Ci sono stati molti problemi fisici, la squadra andava male e mi spiaceva non dare una mano; adesso mi sento meglio, non ho pensato al ritiro perché mi hanno messo ko un virus prima, che mi ha lasciato poche energie, e un problema alla caviglia poi, non c’entra l’età. Non riesco a pensare troppo al futuro, il futuro è Gara – 1, poi Gara – 2: se avessi ascoltato il mio fisico, mi sarei ritirato tre anni fa.. Un erede? Ci sono giovani bravi, che hanno le loro doti: penso a Gabriele Procida, a Sasha Grant, ragazzi che potrei ritrovare in Nazionale: se starò bene e Pozzecco valuterà il mio contributo utile alla causa, perché no? Sfiderò Marco Belinelli, un altro ‘giovanotto’ che sa essere ancora decisivo: a lui invidio l’atteggiamento vincente che si è costruito nel croso delle stagioni”.

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