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Olimpiadi 2024 caso Schwazer, Alex: “Sarei pronto”. La Gazzetta dello Sport chiama in causa la Wada

Perché al marciatore non viene ridotta la squalifica di otto anni che gli impedisce di partecipare alle Olimpiadi 2024 di Parigi? Eppure, parrebbe averne diritto. L'indagine di Bergonzi e Arturi

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Auden Bavaro

Auden Bavaro

Giornalista

Lo sporco lavoro del coordinamento: qualcuno lo deve pur fare. Eppure, quando ha modo di pigiare le dita sulla tastiera, restituisce storie e racconti di sport che valgono il biglietto

Perché ad Alex Schwazer non viene ridotta la squalifica di otto anni che gli impedisce di partecipare alle Olimpiadi 2024 di Parigi? Eppure, parrebbe averne diritto dopo aver denunciato alla Athletics Integrity Unit (AIU), sezione della federatletica mondiale preposta alle vicende di doping, un caso di doping eclatante. Da regolamento, la collaborazione fattiva di un atleta nella persecuzione di fatti e personaggi legati al doping garantirebbe una riduzione della squalifica compresa fino al 75% del totale. Sono le domande avanzate dalla Gazzetta dello Sport, da diverse settimane impegnata a seguire con meticolosità le vicissitudini con cui il marciatore convive da un po’.

Il merito a Franco Arturi e Pier Bergonzi, giornalisti di razza schierati in prima linea dalla Gazza: si tratta di un lavoro sontuoso e incessante, una inchiesta giornalistica che mira a trovare verità non ancora cristallizzate.

Si muove la Gazzetta: cosa significa

Se il più importante organo di informazione sportiva d’Italia si muove in tal senso, fino a schierare il meglio che c’è in redazione, significa almeno un paio di cose:

  • la prima è che la vicenda presenta zone sfocate che vanno messe a fuoco;
  • la seconda è che l’eco di tale, certosino lavoro, non può passare inosservato. Non può essere ignorato da coloro i quali hanno la facoltà, il diritto e il dovere di tutelare lo sport italiano e i suoi atleti.

Il diritto alla riduzione di pena

Uno dei passaggi più significativi dell’ultimo articolo realizzato dalla coppia (qui il link diretto) è questo:

Ma come, chiederete voi, proprio Alex si imbatte in un caso (di doping, ndr) di cui nessuno si era accorto? Certo. È una bella stranezza, anche perché questo nuovo giallo riguarda una federazione d’atletica e un comitato olimpico nazionale regolarmente aderenti ai rispettivi organismi. Ed è ancora più strano perché l’allenatore di cui si parla nella denuncia compare in fotografie ufficiali facilmente disponibili su Internet, con tanto di accredito. E non poteva farlo perché era stato squalificato a vita da atleta proprio per doping. Perché fino a 2 anni fa non se n’era accorto nessuno? Ci piacerebbe che rispondessero la World Athletics e Cio, a margine del caso che ci interessa di più.

La Wada e Giovanni Malagò

Perché nemmeno la Wada, agenzia mondiale antidoping, dà risposte? Arturi e Bergonzi lo chiedono. Perché sul marciatore pare esservi un accanimento così palese da indurre perfino Giovanni Malagò, presidente del Coni, a parlare pubblicamente di una (sua) sensazione che, al paio di quella di tanti altri, va in quella direzione?

Lo ha ribadito alla Gazzetta dello Sport proprio qualche giorno fa, in una intervista esclusiva nella quale Malagò ha conservato una posizione di equidistanza rispetto alle vicende processuali ma, al contempo, ha evidenziato una serie di quesiti – chiamiamoli pure dubbi: diciamo anomalie? – che rendono la vicenda di Schwazer qualcosa di più di un semplice fatto di cronaca sportiva. Quello di Alex – “punti oscuri, coincidenze sospette, omissioni inspiegabili” – ha tutte le sembianze di un caso.

Le ragioni del cuore e della giustizia

Ci sono le ragioni del cuore e ci sono le ragioni della giustizia. Le prime fanno breccia perché nel corso degli ultimi anni Alex ha saputo ricostruirsi una vita nuova senza per questo smettere di professare la sua innocenza rispetto alla seconda delle due squalifiche, quella datata 2016 e che riporta a un controllo a sorpresa a Capodanno.

La prima se l’era accollata davanti a tutti, mettendoci faccia e lacrime, fragilità e stato confusionale.

La seconda mai. Lavorava da tempo con Sandro Donati, uno che sta alla lotta al doping come i raggi del sole stanno a quella palla infuocata. Le ragioni del cuore sono quelle ci hanno portato a empatizzare con la storia di Alex, resa ancora più nota dal documentario Netflix, e con quella marea di risposte lasciate a mezz’aria, di valutazioni e giudizi istituzionali tra loro discordanti. Ma, va detto lucidamente, le ragioni del cuore sono opinabili.

Le ragioni della giustizia, invece, le si eviscera tra carte e sentenze: ecco, quelle ragioni – della giustizia sportiva e di quella penale – dicono due cose che si tagliano tra loro, come la perpendicolare. Per Wada e World Athletics, Alex resta colpevole. Per il Giudice delle indagini preliminari di Bolzano, Walter Pelino, Schwazer è prosciolto dall’accusa di doping. Non solo: è stato riconosciuta una ragionevole certezza all’ipotesi di un complotto ordito ai danni del marciatore.

I quesiti della Gazzetta dello Sport

Tornando a bomba: da regolamento – sottolinea la Gazzetta dello Sport – Schwazer avrebbe diritto a una riduzione significativa della squalifica. Arturi e Bergonzi fanno il punto su cosa sta accadendo:

Di solito occorre una manciata di settimane per avere l’ok, una volta constatato che l’aiuto offerto da Schwazer è stato sostanziale, al punto che il tecnico in questione è stato rimosso. Ma tutto si è impantanato. Infatti, l’AIU deve richiedere il “nulla osta” alla Wada, che si sta impegnando in un’infinita botta e risposta via mail con i legali di Alex. E il tempo passa.

“Prima devi confessare il doping”

Tra le richieste della Wada, riferiscono i due giornalisti, ve n’è una che definiscono grottesca:

La domanda-intimidazione della Wada al marciatore è: prima devi confessare il doping di Capodanno 2016. Fingendo di ignorare due cose sostanziali: 1) che il nostro atleta ha sempre negato la circostanza e un tribunale italiano gli ha dato ragione; 2) in un caso analogo che vide protagonista la mezzofondista turca Alptekin, nessuno richiese all’atleta di confessare alcunché. Un caso eclatante di due pesi e due misure.

Silenzio: fino a quando?

Ancora, stralcio dell’articolo: il 6 giugno i legali londinesi di Alex hanno inviato alla Wada una mail in cui si sostiene, fra l’altro, che

…nella vicenda Alptekin… l’atleta in questione non ha fornito alcuna informazione in merito alla sua precedente infrazione … e tuttavia la Wada ha ritenuto che la sig.ra Alptekin avesse fornito un’assistenza sostanziale e ha sospeso il 50% del suo periodo di squalifica. E da quel caso, datato 2015, le regole non sono cambiate”. Era il 6 giugno quando la Wada ha ricevuto queste puntuali contestazioni. Da allora silenzio. Fino a quando?

Cosa dice Alex Schwazer

A tu per tu con Bergonzi in una splendida intervista

nella sua casa con vista sul paradiso delle montagne

Alex ha ribadito tre concetti fondamentali.

  • Il primo: la priorità è la famiglia.
  • Il secondo: si allena come fosse un atleta.
  • Il terzo: sarebbe pronto per le Olimpiadi ma non ci pensa per non farsi illusioni.

Quanto si allena ancora Alex?

Sei giorni alla settimana. Un’oretta o al massimo un’ora e mezzo ma ad alto ritmo. Facendo poco, cerco di fare lavoro di qualità

In merito al diritto di una riduzione della pena, Schwazer si è pronunciato così alla Gazzetta dello Sport:

Tutto quello che avete scritto è vero. Non posso aggiungere altro, perché devo rispettare l’accordo di confidenzialità. Ho risposto a tutte le domande che mi sono state fatte dalla Wada e attendo fiducioso, ma senza aspettative. Le mie convinzioni sono state già confutate troppe volte, e così le mie speranze

Olimpiadi 2024 caso Schwazer, Alex: “Sarei pronto”. La Gazzetta dello Sport chiama in causa la Wada La parabola di Alex Schwazer Fonte: Getty Images

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