A “The Players Tribune”, Romario ha spiegato il motivo per cui è entrato in politica, ovvero sua figlia: “Lei è nata con la sindrome di Down, mi ha fatto capire che avevano bisogno di aiuto e avevano pochi rappresentanti in politica. Ora sono noto per difenderli. Hanno il nostro stesso diritto di far parte della società”.
Romario ha addosso l’etichetta del festaiolo ma tiene a precisare una cosa: “In realtà non ho mai saltato un allenamento. So che tutti erano convinti che a Romario piacesse fare festa e andare a donne. In realtà mi è capitato anche di fare sesso prima delle partite ma con mia moglie. E non mi dava problemi anzi, in campo ero molto rilassato e leggero. E comunque quando segnavo tre o quattro gol a partita diventavo serio, bello e affidabile. Non credo di essere stato il miglior calciatore della mia epoca, ma probabilmente ero il miglior tiratore. Era un po’ come nel basket. Quando si deve fare canestro si passa la palla a Jordan”.
Sulle sue esperienze in Olanda e in Spagna ha aggiunto: “Quando sono andato al PSV, avevo 22 anni e non avevo mai vissuto fuori Rio. Dalla spiaggia, all’improvviso, ero in un posto buio e freddo. Una volta la temperatura era arrivata a meno 17 gradi. Sono rimasto tre giorni senza uscire di casa, ero andato il letargo. Quando mi sono trasferito al Barcellona volevo la 11, era il mio numero preferito ma Cruijff, il più grande allenatore che ho avuto, mi ha dato 10 spiegandomi che nella sua squadra i migliori giocano sempre con il 10”.
Infine l’ultimo aneddoto. Romario è stato Campione del Mondo, ma ha rischiato di non esserlo: “Non sarei mai stato chiamato se il Brasile non avesse sofferto per qualificarsi. Avevo litigato con la commissione tecnica che si giocava l’accesso al Mondiale con l’Uruguay. Se il Brasile non si fosse qualificato avrebbero praticamente dovuto lasciare il Paese. Hanno dovuto richiamarmi. Quel giorno ho giocato la mia partita più bella con la maglia della nazionale”.