Accolto come il “salvatore” della Patria. L’uomo che avrebbe riportato il Taranto in serie B. Ma perchè accontentarsi, magari la serie A. Un nuovo tipo di calcio, finalmente coi soldi, coi dollari. Accolto a braccia aperte anche dalle istituzioni, sindaco Rinaldo Melucci in prima linea. Sembrava un film di quelli americani la lingua del presunto magnate, l’inglese Mark Campbell.
Ed invece si è trattato di un pacco, la pellicola non si è rivelata un colossal ma più simile a TotoTruffa con la sola differenza che non ha fatto ridere nessuno nella Città dei Due Mari. Dove il fondo americano si è sciolto come neve al sole ed il calcio sta consumando i suoi ultimi giorni, ore, di agonia. Per l’ennesima volta dal 93 ad oggi. Appunto, un film già visto ma che fa sempre male per chi, nella città ionica bistrattata, inquinata e abbandonata a se stessa, crede ancora nel pallone come riscatto sociale.
- Taranto, Campbell non c'è più: non c'è mai stato
- Dal sogno promozione con Capuano a una squadra fantasma
- Taranto e la maledizione calcio in una città in ginocchio
Taranto, Campbell non c’è più: non c’è mai stato
“Fatalità o meno non ci sono più le condizioni per procedere oltre”. In queste parole contenute all’interno di una lunga nota diramata in giornata, Mark Campbell e il fondo da lui rappresentato, Apex Capital Global si tirano indietro dalla trattativa per l’acquisizione del Taranto comunicando lo stop alle trattative, lamentando di non avere avuto risposta alla terza – e ultima – proposta di acquisto delle quote di maggioranza del club guidato dal presidente dimissionario e da tempo disimpegnatosi, Massimo Giove.
Si tratta della parola “fine” con tanto di punto esclamativo sull’ennesima barzelletta che ha avvilito il calcio a Taranto. Destinato a fallire nuovamente. La mossa che doveva risollevare le sorti del calcio in riva allo Ionio si è rivelata vuota. Qualcuno aveva provato ad avvertire dell’inconsistenza economica di questo fondo americano. Scatole cinesi o cosa.
Ma si sa, in una città affamata come non mai di rivalsa attraverso il pallone, questo Mark Campbell era stato visto come il messia. Accolto come tale. Da Palazzo di Città alle strade dove il manager americano aveva dispensato sorrisi insieme a bevute di birra manco fosse il classico italo-americano che ha fatto fortuna all’estero e torna nel paesello d’origine a portare regali. Peccato che i tifosi ci avessero creduto. E ci ha creduto anche tutta la Giunta Comunale, sindaco in testa, accogliendolo come salvatore della Patria con tanto di conferenza in pompa magna a Palazzo di Città.
Dal sogno promozione con Capuano a una squadra fantasma
Un anno fa di questi tempi il Taranto sognava per l’ennesima volta la B. La grinta di Eziolino Capuano aveva portato i rossoblu ai playoff. La delusione dell’eliminazione contro il Vicenza aveva solo sopito per un attimo l’entusiasmo. Che aspettava solo di riaccendersi come ogni anno, come ogni estate. Ed invece i primi campanelli di allarme, l’addio di Capuano, i continui cambi tecnici e societari. Il mitico stadio Iacovone come le porte girevoli di un albergo con giocatori in entrata e in uscita continui.
Fino a che si è cominciato a spegnere tutto. Niente stipendi, continue penalizzazioni, la messa in mora, lo sciopero della prima squadra, la difficoltà a trovare un allenatore col patentino per la serie C che accettasse di sedersi in panchina. Una lenta ma inesorabile agonia con sempre più giovani in campo e sempre più gol presi. Come in questo turno contro la Casertana, giocato nell’esilio a porte chiuse di Francavilla Fontana visto che lo Iacovone di cui sopra è in ristrutturazione per i Giochi del Mediterraneo, altra querelle di cui vi risparmiamo i dettagli.
Taranto e la maledizione calcio in una città in ginocchio
Era il lontano 1993 quando il Taranto giocava l’ultimo campionato di serie B, retrocesso sul campo e poi fallito. Da allora di presidenti e di proprietà se ne sono viste tanti e tanti bocconi amari ha dovuto ingoiare il tifoso tarantino. Poche gioie, molti dolori. Da Giove, già alla guida del Taranto della prima rinascita dai dilettanti, a Giove che ha ripreso la società in questi ultimi anni. Di mezzo i Blasi, i Campitiello, i D’Addario, nomi che hanno fatto sognare salvo spesso trasformare tutto in un incubo che ha visto quella serie B tanto agognata come un continuo miraggio trasformarsi nel peggiore degli sliding doors.
In una città che ancora oggi litiga e non trova accordi tra continui rimpalli di responsabilità a livello istituzionale sui Giochi del Mediterraneo che sono dietro l’angolo, che ha carenze di strutture, dove fare sport ad ogni livello è sempre più difficile se non impossibile, in cui il calcio sta morendo, il basket anche e dove solo la pallavolo riesce a sopravvivere in Super Lega.
E allora si attende solo che il boia faccia partire la ghigliottina. Ci sono scadenze alle porte che nessuno sarà in grado di onorare. Un’altra volta. Il Taranto da qualche parte e con qualcun altro ripartirà. Con chi, se sarà Serie D o Promozione o Eccellenza lo sapremo solo in futuro. Si ripartirà e la città sarà ancora lì, silente, aspettando un gol, ricordando le gesta di Erasmo Iacovone, delle giocate di Pietro Maiellaro, del 3-0 al Milan, del gol di Brunetti da centrocampo, dello spareggio con la Lazio, dei gol di Christian Riganò. Anche se i sogni diventano spesso incubi nulla può togliere alla città di Taranto e ai colori rossoblu la voglia di sognare.