Se prima ne celebravamo l’impresa, unica per una atleta donna, all’indomani dell’esplosione del caso siamo costretti a misurarci con il primo giallo di questa Olimpiade pechinese. La pattinatrice prodigio russa Kamila Valieva, 15 anni appena, capace di eseguire alla perfezione un salto quadruplo si trova al centro di un intrigo che sa di storia antica e che focalizza l’attenzione, come in romanzo neanche troppo fantasioso, sulla rappresentativa ai Giochi della Russia.
Pechino 2022: Kamila Valieva non negativa a sostanza proibita
Succede tutto martedì sera, poco prima che Russia (oro), Stati Uniti (argento) e Giappone (bronzo) salgano sul podio della prova a squadre: la cerimonia viene rinviata e la versione ufficiale che viene data è di un problema legale, che poi diventa un caso sospetto di doping.
Un sospetto che si traduce in una verità, per quanto parziale e frammentaria, in una versione che va accolta e che scaturisce da un risultato che impone di fermarsi: Kamila Valieva, la prima pattinatrice ad aver reso possibile un quadruplo in una manifestazione ufficiale, sarebbe non negativa alla trimetazidina, un antischemico inserito nella categoria S4 (Ormoni e modulatori metabolici) della lista dei farmaci vietati sia in competizioni, sia fuori.
Entriamo nello specifico: quando la molecola sotto accusa viene riscontrata nelle analisi degli atleti, non c’è da fare o obiettare. Se la trovano non hai diritto a sconti di pena, perché il farmaco aumenta il flusso coronarico, il che tradotto per quanti non si intendono delle conseguenze sul piano della prestazione significa aumentare la resistenza alla fatica. La trimetazidina è una sostanza vietata dal 2015 ed è stata classificata come modulatore cardiometabolico nel 2021; viene considerato un farmaco alla pari del noto Meldonium, già largamente utilizzato nello sport, Russia in primis e bandito sei anni fa.
Pechino 2022: Kamila Valieva rischia l’esclusione
Ora la vicenda, oltre alla premiazione del team event dei Giochi olimpici di Pechino, dove il Comitato olimpico russo aveva dominato la scena e che rischia di protrarsi ulteriormente, potrebbe portare anche all’estromissione della Valieva dalla gara individuale olimpica.
Il procedimento è ritardato perché Kamila non ha compiuto 16 anni e non può essere ufficialmente accusata (e quindi sanzionata) per aver violato le regole antidoping. Un unicum che ha messo già al lavoro i legali di Cio e federazione internazionale di pattinaggio.
Kamila Valieva si allena: Pechino 2022 continua
Al ‘Capital Indoor Stadium’ di Pechino l’agenzia AGI ha provato a chiedere informazioni in merito alla vicenda allo staff russo ma al momento non vengono rilasciate informazioni.
Stando a prime informazioni il medicinale sarebbe stato somministrato per ragioni mediche. Infatti, la trimetazidina curerebbe l’angina, dolore toracico causato da un ridotto afflusso di sangue al cuore.
Secondo la testata giornalista russa RBC Sport, che a sua volta cita alcune fonti, “la sostanza trovata è la trimetazidina ed in proporzioni minime” aggiungendo che la positività risalirebbe a dicembre.
Il caso dovrebbe risolversi oggi ma al lavoro ci sono i legali del Comitato Olimpico Internazionale che stanno valutando la situazione. La premiazione del team event nel frattempo è stata posticipata a data da destinarsi ma resterà da capire eventuali sanzioni nei confronti della Valieva o del Comitato olimpico russo. In ballo ci sono l’oro e la partecipazione di Kamila alla gara individuale dove è la favorita numero uno per conquistare il titolo olimpico.
La Valieva, in attesa di capire che ne sarà di lei, continua ad allenarsi al campo di allenamento vicino al ‘Capital Indoor Stadium’ dove era in corso il programma libero maschile. Questa ragazzina russa fenomenale si è allenata per i previsti 40 minuti, eseguendo anche i salti quadrupli che l’hanno resa celebre in questi Giochi ed è apparsa rilassata.
Chi è Kamila Valieva, il fenomeno del pattinaggio di figura russo
Kamila è originaria di Kazan e sin da piccola vive a Mosca entrando, infine, nella scuola di pattinaggio nel 2018 di Eteri Tutberidze, allenatrice delle grandi campionesse russe dell’ultimo decennio.
Non è la prima volta che gli atleti olimpici sono risultati positivi a questa sostanza: la bobbista russa Sergeeva rimediò una sanzione ridotta a 8 mesi, il celebre nuotatore Sun Yang che rimediò solo tre mesi. Casi che, a differenza di quanto riguarda Kamila, non hanno riguardato atleti così giovani e teoricamente non sanzionabili. E che, dopo la bufera sulla Russia travolta dagli scandali, avrebbero potuto essere investiti di un riscatto metaforico.
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