Il Barcellona senza Messi, Suarez e Neymar, tridente d’acciaio scioltosi nel giro dell’ultimo triennio, non è certo il vecchio Barcellona. Ci prova, ma fin qui solamente piccoli barlumi per il club blaugrana, alle prese con un nuovo ciclo obbligatorio, causa problemi finanziari e addii.
Tra le partenze, come detto, quella di Luis Suarez, che dopo essere stato accostato a lungo alla Juventus, nel 2020 si è trasferito all’Atletico Madrid, lasciando il segno in maniera indelebile già alla sua prima annata con i Colchoneros, guidati fino alla conquista della Liga.
L’attaccante uruguayano non ha esultato dopo il goal segnato al Barcellona nell’ultimo match di Liga, per rispetto al suo vecchio club. L’ex Ajax non ha però dimenticato in che modo è stato formalizzato l’addio da parte di Koeman, attuale tecnico blaugrana sulla graticola.
A margine di una diretta Twitch, Suarez ha raccontato come nel 2020 Koeman l’abbia salutato senza troppi fronzoli: “La telefonata per dirmi che non contava su di me è durata quaranta secondi, non è il modo per sbarazzarsi di una leggenda. Gli mancava la personalità per dirmi le cose chiaramente, se non mi voleva o se era il club che non mi voleva”.
Suarez non si aspettava un addio del genere dopo aver vinto tutto col Barcellona e aver segnato quintali di goal: “Prima mi ha detto che non sarei stato nei suoi piani e poi mi ha detto che se non avessi risolto il mio contratto avrei giocato contro il Villarreal. Sono stati giorni molto difficili per tutto quello che ho dato al club”.
13 trofei e ben 198 reti in 283 gare nell’era catalana di Suarez, che nell’ultimo anno ha messo insieme 26 goal in 48 presenze con l’Atletico. Da un certo punto di vista i ‘quaranta secondi’ di Koeman sono stati dimenticati, spesso però pronti a riaffiorare.