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Superlega, Agnelli non si arrende: "Non è un colpo di stato"

Il presidente della Juventus saluta Paratici ("11 anni fantastici"), analizza il 2020/21 e parla di Superlega: "Juve-Barça-Real per la riforma delle competizioni".

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Superlega, Agnelli non si arrende: "Non è un colpo di stato" Fonte: Getty Images

Nel giorno del saluto della Juventus a Fabio Paratici, insieme al dirigente fresco di congedo da Madama in conferenza stampa presente anche Andrea Agnelli. Oltre agli elogi e alle parole dolci riservate all’ormai ex direttore sportivo bianconero, il numero uno del club ha affrontato anche altri temi.

Bilancio stagionale e Allegri-bis ma soprattutto il progetto Superlega, che ha fatto e ancora oggi tanto sta facendo discutere. Tutte le parole del presidente della Juve.

“Ci tengo a ringraziare Pirlo e il suo staff Baronio, Tudor, Gagliardi, Bertelli perché se in 10 anni si parla di fallimento Juve andando in Champions e vincendo 2 trofei, sono ‘disposto’ a sbagliare. E’ stato un anno difficile tra pandemia e bolle, non sempre abbiamo avuto le risposte che cercavamo e da quest’annata dobbiamo saper imparare dagli errori commessi”.

“Quello che mi piace sottolineare nei 2 giorni passati da Allegri qui è la voglia di ributtarsi sul campo, sia sua che di tutto lo staff. E’ un accordo di lungo periodo, siamo tutti felici. Quando la riorganizzazione dell’area sportiva sarà completata, ci rivedremo. Vedo grande passione in Federico Cherubini, dote che io e Paratici abbiamo visto in tutti questi anni”.

“Per molti anni ho provato a cambiare le competizioni europee dall’interno facendo tutta la gavetta dell’ECA, i segnali di crisi erano evidenti già prima del Covid. La proposta congiunta ECA-UEFA del 2019 fu ottima e avrebbe già dato risposte. La Superlega non è un colpo di stato, ma un grido disperato di allarme per un sistema che, consapevolmente o meno, si indirizza verso l’insolvenza. L’iter che riserva il potere all’UEFA ormai è inefficiente”.

“L’accordo tra i fondatori era condizionato al preventivo riconoscimento da parte di UEFA della competizione. La risposta è stata di chiusura, con termini offensivi e metodi arroganti, e poi si è indirizzata verso tre club. Non è con questo tipo di comportamenti che si riforma il calcio di fronte a questa crisi. Per fortuna so che non tutti in UEFA la pensano allo stesso modo. Il desiderio di dialogo, comunque, resta immutato”.

“Altri sport hanno affrontato cambiamenti di questo tipo, e quasi tutti gli stakeholders concordano sul fatto che il modello vada cambiato. Juventus, Barcellona e Real Madrid sono determinati a giungere a una completa riforma delle competizioni anche e soprattutto nell’interesse dei club che ci manifestano paura per questa situazione”.

“Siamo qui soprattutto per celebrare gli undici anni con Paratici. Abbiamo vinto tantissimo, vissuto momenti felici, creato grandi progetti di sviluppo sportivo come Juventus Women e Under 23. Penso ai tantissimi giocatori che ha portato qui: ringrazio tutti, ne cito tre: Tevez, Dybala, Cristiano Ronaldo. Il mio unico rimpianto? Van Persie, con quella cena organizzata a casa mia. Me la ricordo, anche per la missione in avanscoperta che aveva fatto qualche settimana prima”.

“Penso che alla Juventus sia arrivato un ragazzo e vada via un uomo, col grande pregio della curiosità. Un uomo istintivo, che segue il suo talento, ma anche responsabile”

“Paratici ha gestito la Juve nel momento più difficile nella storia del calcio. A fine stagione abbiamo avuto una lunga chiacchierata, di un paio d’ore, e entrambi abbiamo convenuto che fosse giusto prendere strade diverse. Il ritorno di Allegri è stata successiva e – così come nessun’altra vicenda esterna – non ha nulla ha a che fare con questa decisione: li conosco bene e sono due professionisti, se avessimo deciso di continuare insieme lo avrebbero fatto pensando solo a vincere. A nome mio e di tutta la Juve è grazie, sono stati 11 anni fantastici”.

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