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Superlega, come e perché ora gli arabi possono prendersi tutto

La sentenza della Corte Europea apre diversi possibili scenari. Non necessariamente dovrà essere A22 ad occuparsi di una eventuale futura Superlega

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Alessio Raicaldo

Alessio Raicaldo

Sport Specialist

Un figlio che si chiama Diego e la tesi di laurea sugli stadi di proprietà in Italia. Il calcio quale filo conduttore irrinunciabile tra passione e professione. Per Virgilio Sport indaga, approfondisce e scandaglia l'universo mondo dello sport per antonomasia

Che le mire degli arabi si siano concentrate pure sul mondo del calcio è ormai un fatto acclarato. Lo abbiamo capito piuttosto bene nella scorsa estate quando i club della Saudi Pro League hanno fatto razzie in Europa accaparrandosi un numero elevato di calciatori tra i quali non solo stelle di primo piano. Adesso il loro prossimo obiettivo potrebbe essere la Superlega: un torneo che sulla carta si potrebbe anche realizzare ma che per ora resta soltanto un progetto.

La sentenza su UEFA e FIFA e il suo significato

La sentenza di ieri ha semplicemente ricordato a UEFA e FIFA che non possono essere contemporaneamente i regolatori, gli organizzatori e gli autorizzatori di un sistema che è quello del calcio. In sostanza stanno operando in una situazione di abuso di posizione dominante. Da ciò si evince che non potrebbero, anche volendo, vietare che altre organizzazioni creino delle proprie leghe parallele. La battaglia è stata portata avanti e vinta da A22 Sports Management con il manager Bernd Reichart ma è sicuro che siano loro a realizzare il progetto?

Dalla Champions alla Superlega, ma per chi?

Attualmente la Superlega, per come è stata concepita, vuole costituire un’alternativa all’attuale Champions League. La competizione si andrebbe ad affiancare ai campionati nazionali che resterebbero invariati. Il problema di fondo, come spesso accade, sono i soldi. Le coppe europee in vigore garantiscono entrate pari a 3,5 miliardi di euro dei quali il 78% viene distribuito tra i club con la restante parte alla UEFA. Con la parte incassata l’organizzazione presieduta da Ceferin sostiene le federazioni minori controllandole politicamente.

Il nocciolo della questione è proprio lì. La Corte di giustizia dell’Unione Europea ha definito la posizione dell’UEFA in conflitto di interessi. Questa decisione apre le porte a tutti gli altri potenzialmente interessati a gestire la Champions o una competizione diversa dalle caratteristiche simili. L’A22 Sports Management, ad esempio, ma non solo. Perché altri potrebbero volersi inserire nella corsa con una lotta nella quale chissà che a spuntarla non diventi un terzo incomodo.

L’avvento degli arabi sul calcio europeo

Chi ha soldi e mezzi per potersene occupare sono gli arabi. Da tempo hanno espresso l’intenzione di misurarsi con il calcio europeo, provando ad entrare attraverso i loro club nella Champions League del nostro continente. Per velocizzare la pratica potrebbero creare una competizione allargata con tutte le migliori squadre, dando un senso ulteriore a tutti gli investimenti effettuati negli scorsi mesi. Le federazioni nazionali da questo punto di vista si sono mostrate un po’ chiuse: ma è un atteggiamento che non può più valere alla luce della sentenza di ieri. Il calcio, così come lo conosciamo, potrebbe presto cambiare.

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